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Basilica di S. Bartolomeo all’Isola Tiberina, 1 luglio 2009
Resistere al male e alla violenza
Presentazione della nuova edizione del libro di Andrea Riccardi “Il secolo del Martirio”
Intervento del Card. Crescenzio Sepe (trascrizione)
Grazie ad Andrea Riccardi che ha voluto invitarmi e mi ha dato l'occasione di pascermi di questo volume, uno di quei volumi che si leggono continuamente, senza interruzione: più vai avanti e più…, anzi se sei stanco ti passa la stanchezza! Perché ti coinvolge, ti prende e devi arrivare fino alla fine.
A pagina 3 il professor Riccardi, nella premessa, si domanda, alla fine dell'ultimo capoverso: “Il martirio è anche la storia del ventunesimo secolo?” E risponde alla fine, a pagina 434, “La storia dei nuovi martiri non è finita, non è finita con il 2000”.
Perché? Probabilmente perché c'è una legge della storia per cui vengono a conflitto il misterium iniquitatis e il mistero del bene; un conflitto quasi perenne, che sembra far parte della dimensione umana. Ma poi perché c'è una ragione cristiana della vita, una ragione teologica se vogliamo: che il martirio è qualcosa che fa parte integrante dell'essere cristiano, del vivere cristiano e quindi della storia cristiana.
Il primo martire fu lui, Cristo; è la storia infinita dei secoli, quasi come una linea rossa che segna la storia della Chiesa e che coinvolge quindi anche la storia dell'umanità. Una linea rossa scritta col sangue.
Io ricordo una scena di un film: Cristo in croce è messo a morte; viene la pioggia; l’immagine mostra il costato di Cristo e dalle piaghe del sangue di Cristo nasce un piccolo ruscello che arrossisce l'acqua. Questo ruscello, piccolo all'inizio, si allarga, si allarga, si allarga un po' alla volta. E’ in qualche maniera la storia della Chiesa. D'altra parte il Signore lo ha detto, anzi ha reso beati coloro che vengono perseguitati: “Beati voi quando vi perseguiteranno a causa del mio nome.”
E la bellezza di questo libro, come il professor Riccardi sostiene, è nel fatto che costituisce un affresco in cui, da grande storico qual è, ha voluto mettere insieme la storia del cristianesimo nel Novecento , soprattutto rappresentando la varietà, la multiformità delle forme di martirio che hanno avuto luogo in questo secolo. In tal modo ci ha restituito questa storia nella sua completezza.
Ricordo un'espressione di Giovanni Paolo II: “Quando si potranno aprire gli archivi di questo secolo - lui disse, profeta anche in questo - vedrete che la storia del martirio nel ventesimo secolo non è meno bella della storia del martirio dei primi secoli.”
Personalmente ne ho avuto conferma quando ero prefetto della Congregazione di Propaganda: un giorno mi arriva un breve messaggio, era scritto con il sangue di un vescovo che dava notizia di essere ancora vivo. Ha impiegato molto tempo ad arrivare; il messaggio era: “Sono ancora vivo, pregate per me.”
Ma queste storie saranno da riprendere, da ripubblicare; quindi tu hai altri secoli di vita per aggiornare il volume, perché con questo libro ci hai offerto, come diceva Saviano, un testo per noi di profonda meditazione.
Crescere nella memoria, la crescita della memoria. Non possiamo dimenticare, dobbiamo far memoria perché dalla memoria traiamo anche la nostra vita. Ci alimentiamo di questo per crescere, per essere anche noi dei testimoni.
Non c'è bisogno di tanti discorsi, c'è bisogno di testimoni; questo libro dei testimoni di questo secolo, che forse abbiamo in qualche maniera conosciuto, pone un punto fondamentale per una storiografia bella, vera, realistica, che certamente può incoraggiare quanti sono chiamati, come cristiani, ad essere testimoni.
Ecco le tante storie belle; ma anche, certo, lo diceva Saviano, nessuno di noi ha la vocazione alla morte, però alle volte questa fede, alimenta un coraggio che sa vincere, superare il rischio. La storia di quelle suore che in Congo si ammalano una dopo l’altra per curare i malati. E’ il rischio cristiano, il rischio di chi dovendo, volendo vivere opere di carità, è cosciente che deve rischiare.
Vi sono anche forme moderne di testimonianza. Un capitolo è dedicato alla violenza, alle varie strutture di violenza che si stanno sempre più, in qualche maniera, affermando: le varie mafie, le varie camorre, le varie 'ndranghete e le varie Corone Unite alle quali corrispondono dei testimoni. Perchè questo male, questa gramigna, questo cancro che s'inserisce nella società, trova anche dei testimoni che cercano di opporsi.
E qui a tutti i livelli: i vescovi, a cominciare dal Papa, ricordate Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, laici, rischiano. Questi sono testimoni, che accettano di assumersi una responsabilità. E’ in nome della verità, in nome della giustizia, in nome di Cristo, martire, che continuano a rimanere nonostante il rischio, a vivere per reagire, per contrastare e alla fine per vincere il male.
Il male non può vincere: è un'assurdità questa. Il male lo si vince con il bene.
Leggete questo libro! farà un sacco di bene, ve lo assicuro. A me ha fatto un sacco di bene. Farà un sacco di bene, soprattutto perché in qualche maniera ci sentiamo un po' immedesimati e ciò accresce in noi il desiderio di essere testimoni, non solo testimoni di Cristo, testimoni di quella bellezza, di quella giustizia, di quella pace, di quella gioia che ci dà il Signore.
Vedete, fa bene, benissimo Andrea quando dice che sembriamo tutti dei vinti, dei deboli, perché la mitezza, l’essere pacifici, la debolezza sono la nostra forza. Alla fine ci sentiamo vincitori; la Chiesa altrimenti sarebbe finita da chissà quanto tempo! Ci sentiamo dei vincitori proprio perché c'è questo martirio che continua a irrigare e a fecondare il campo della Chiesa, il campo del Regno.
Desidero ringraziare, infine, Andrea Riccardi che ha scritto questo libro, ma anche è un testimone, perché per la sua fede, per le sue idee, per il suo impegno spesso paga di persona: un testimone che scrive di testimoni. È un libro autentico. Grazie. |
Testi: Intervento di Adriano Roccucci
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