PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria di Gesù crocifisso
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria di Gesù crocifisso
venerdì 6 luglio


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dalla lettera di Giacomo 5,12-20

Soprattutto, fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro "sì" sia sì, e il vostro "no" no, per non incorrere nella condanna.

Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi. Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. Elia era un uomo della nostra stessa natura: pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto. Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.



 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.

Alleluia, alleluia, alleluia !

In questa parte conclusiva della Lettera, Giacomo esorta i cristiani a non coprirsi dietro parole religiose enfatiche e altisonanti (è questo il senso del giuramento), ma ad attuare fedelmente la parola evangelica. Il cristiano è discepolo di un Maestro che, come scrive Paolo a Timoteo, “ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato” (1 Tm 6,13). E Cirillo di Alessandria commenta: “La testimonianza della nostra vita sia più forte di un giuramento”. Siamo di fronte all’invito a una sincerità verace nel parlare, che non ha bisogno di giuramenti per affermarsi. Con tutti, ma soprattutto tra fratelli di una comunità, la sincerità è l’espressione di quella carità di cui Giacomo già ci ha parlato e che ha a che fare con il proprio parlare. Giacomo ricorda quindi di non abbattersi nei momenti di malattia, quando tocchiamo con mano la nostra debolezza. La malattia non deve essere motivo di disperazione ma invito alla preghiera, personale e comune, perché il Signore ci conforti con il suo sostegno e, nella sua misericordia, ci doni anche la guarigione. Se la malattia divide, allontana, separa anche fisicamente dai fratelli, la preghiera unisce e dona di sentire tutta la presenza di Gesù medico buono che vuole la guarigione e la salvezza degli uomini. A questo testo la Chiesa si è ispirata da sempre per il sacramento dell’unzione dei malati. L‘esortazione di Giacomo è quanto mai opportuna in questo nostro tempo: risveglia in noi e nella comunità cristiana l’urgenza della preghiera per la guarigione, spesso dimenticata in una società distratta e incredula. Certo, la preghiera va fatta con fede, con cuore contrito (“confessate perciò i vostri peccati...”) e con insistenza, come fece il profeta Elia, il quale fu esaudito dal Signore. Giacomo ricorda ai credenti la forza della preghiera, ben sapendo che nulla è impossibile a Dio. È significativo il commento di Soloviev che richiama la lettera di Giacomo: “La fede senza le opere è morta; la preghiera è la prima opera della fede”. La lettera, come a volersi riallacciare al suo inizio, termina richiamando il valore di ricondurre al Signore chi si è smarrito. L’amore fraterno rende i discepoli responsabili gli uni degli altri: su questa via i discepoli trovano la loro salvezza.