PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria dei poveri
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria dei poveri
lunedì 14 luglio


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal vangelo di Matteo 10,34-11,1

Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padree la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; enemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".


Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Gesù chiede ai discepoli un amore radicale, un amore più di qualsiasi altro. Se ci lasciamo amare possiamo comprendere la richiesta, altrimenti esagerata di Gesù. Infatti lui per primo ama i suoi più di chiunque altro e più della sua stessa vita. Per noi, in fondo paurosi, ci sembra escludere qualcuno. Per Gesù solo amando lui più di chiunque possiamo imparare davvero ad amare tutti. Solo chi ha questo amore è “degno” del Signore. Per tre volte in poche righe si ripete: “Essere degni di me”. Ma chi può dirsi degno di accogliere il Signore? Basta uno sguardo realistico alla vita di ciascuno di noi per renderci conto della nostra pochezza e del nostro peccato. Essere discepoli di Gesù non è né facile, né scontato, e non è frutto di nascita o di tradizione. Si è cristiani solo per scelta, non per nascita. E il Vangelo ci dice di quale altezza sia tale scelta. È dell’amore vero la radicalità della scelta. I discepoli di Gesù sono chiamati ad amarlo sopra ogni cosa. Solo così ritrovano il senso della loro vita. Per questo Gesù può dire: “Chi avrà trovato la sua vita la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà”. È una delle frasi più tramandate (ben sei volte è presente nei Vangeli). Il discepolo “ritrova” la sua vita (nella resurrezione) quando la “perde” (ossia, la spende sino alla morte) per l’annuncio del Vangelo. È esattamente l’opposto della concezione del mondo che spinge a pensare la felicità nel trattenere per sé la vita, il tempo, le ricchezze, gli interessi. Il discepolo, al contrario, trova la felicità quando vive per gli altri e non solo per se stesso. In realtà Gesù ci insegna a vivere bene, perché solo quello che perdiamo resta con noi. È una verità umana: solo l’amore donato diventa il nostro! Siamo alla conclusione di questo “manuale” dei discepoli in missione – così si può definire il capitolo decimo di Matteo – e Gesù espone alcune note sull’accoglienza riservata loro. E dice: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”. La dignità del discepolo è la sua identificazione con il Maestro, non porta infatti la sua parola ma quella di Dio. Gesù li chiama anche “piccoli”: il discepolo, infatti, non possiede né oro né argento, non ha bisaccia e neppure due tuniche, e deve camminare senza portarsi né sandali né bastone (Mt 10,9-10). L’unica ricchezza del discepolo è il Vangelo, di fronte al quale anche lui è piccolo e da esso totalmente dipendente. Questa ricchezza dobbiamo accogliere; questa ricchezza dobbiamo trasmettere.