PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Liturgia della domenica
Parola di Dio ogni giorno

Liturgia della domenica

XXXI del tempo ordinario.
Memoria di tutti coloro che si sono addormentati nel Signore. Ricordiamo in particolare quei defunti che non sono ricordati da nessuno e tutti quelli che sono cari al nostro cuore.
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Libretto DEL GIORNO
Liturgia della domenica
domenica 2 novembre

Omelia

Il Vangelo afferma che il Signore non abbandona quelli che ha amato; non li lascia mai: specie nel difficile passaggio della morte. Anzi li raccoglie per immergerli nella sua stessa resurrezione. Il dolore per il distacco si accompagna quindi alla speranza, anzi alla certezza di un nuovo incontro. La vita, assicura la parola evangelica, non finisce con la morte. I nomi delle persone amate e conosciute non sono persi nel grande buio della morte. È significativo che la Liturgia della Chiesa metta insieme la festa dei santi con quella dei morti, mostrando così una intuizione di straordinaria forza evocativa: i santi e i morti sono uniti in un unico futuro. Se ogni giorno dell’anno si fa memoria di una persona, in questi due giorni siamo invitati a ricordare un numero enorme di gente, popoli interi, masse di santi e di morti, tutti raccolti in un unico destino. Che i morti siano uniti in un’unica memoria assieme ai santi è una profezia utopica per questo nostro mondo contemporaneo che, se da una parte si è globalizzato, dall’altra vuole occultare la morte e il suo senso.
La resurrezione di Gesù, “il primogenito di coloro che risuscitano dai morti” (Col 1,18), è uno dei cardini della fede cristiana, tanto da far dire all’apostolo Paolo: “Se Cristo non è risuscitato dai morti, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1 Cor 15, 14). Fu proprio sul punto della resurrezione di Gesù e quindi di tutti coloro che a lui aderiscono che gli ateniesi ruppero con l’apostolo Paolo all’Areopago dicendogli: “Su questo ti ascolteremo un’altra volta” (At 17,32). Per quegli ateniesi che pure avevano accettato l’immortalità dell’anima, era del tutto inaccettabile la resurrezione della carne. Ma è proprio questa la novità cristiana: la vittoria completa e piena di Gesù sulla morte. Chi crede in Lui risorgerà con il suo corpo. È un Vangelo, una buona notizia, davvero sorprendente e consolante. Nulla è impossibile a Dio, tanto più la salvezza di coloro che ha amato al punto da mandare per loro il Suo Figlio sulla terra. Certo, tutti sentiamo la durezza della morte e, se pensiamo a coloro che sono morti, particolarmente a quelli che sono più cari al nostro cuore, non possiamo non sentire la tristezza della separazione.
Tuttavia, l’apostolo Paolo invita a non dimenticare il futuro riservato ai figli di Dio: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo spirito che rende figli adottivi... E se siamo figli siamo anche eredi”. E aggiunge: “Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Rm 8,15.18). Dopo la resurrezione di Gesù la morte, che pure continua a coglierci, non allontana più i credenti gli uni dagli altri, non rompe più i vincoli di amore legati sulla terra, non fa più uscire dalla famiglia di Dio. I credenti sono raccolti da Gesù che ha dato la sua vita perché non andasse perduto nessuno di coloro che il Padre gli aveva affidato. L’amore di Gesù è più forte della morte. Egli, che ha amato e che ha cercato sino all’inverosimile i suoi discepoli, non permette che la morte li separi da lui. Tutti i credenti sono nelle mani di Dio. E il suo amore è più forte della morte. Talora ci chiediamo dove sono i nostri morti; e magari cerchiamo di pensarli, di immaginare il luogo dove vivono e cosa fanno. Certo, è forte e bella la tradizione di visitare i cimiteri, i luoghi ove essi, come dice l’antica tradizione cristiana, “dormono” in attesa del risveglio. Ma è anche bello (e forse ancor più) pensare che i nostri defunti continuano ad essere presenti nelle nostre chiese, là dove hanno ricevuto i sacramenti, dove hanno pregato, dove hanno lodato il Signore, dove hanno sperato nei momenti difficili, e da dove sono stati accompagnati verso il cielo.
Potremmo dire che i defunti sono nelle chiese della comunità di cui facevano parte: la morte, infatti, non ha interrotto i legami. Essi continuano ad essere vicini per celebrare assieme a coloro che sono sulla terra la lode del Signore. Ecco perché in antico si veniva sepolti dentro o almeno accanto alla chiesa. C’è una comunione salda con tutti i defunti che viene garantita da Gesù. È vero, non è una comunione visibile, ma non per questo è meno reale. Anzi, è ancor più profonda perché non fondata sulle apparenze esteriori, tanto spesso ingannatrici. La comunione con i defunti è fondata sul mistero dell’amore di Dio che tutti raccoglie e sostiene. L’amore di Dio è la verità della vita e della morte. Tutto passa, anche la fede e la speranza, tranne l’amore.