PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria dei poveri
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria dei poveri
lunedì 9 marzo


Lettura della Parola di Dio

Lode a te, o Signore, sia lode a te.

Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.

Lode a te, o Signore, sia lode a te.

Dal secondo libro dei Re 5,1-15a

Naamàn, comandante dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la salvezza agli Aramei. Ma quest'uomo prode era lebbroso. Ora bande aramee avevano condotto via prigioniera dalla terra d'Israele una ragazza, che era finita al servizio della moglie di Naamàn. Lei disse alla padrona: "Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che è a Samaria, certo lo libererebbe dalla sua lebbra". Naamàn andò a riferire al suo signore: "La ragazza che proviene dalla terra d'Israele ha detto così e così". Il re di Aram gli disse: "Va' pure, io stesso invierò una lettera al re d'Israele". Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci mute di abiti. Portò la lettera al re d'Israele, nella quale si diceva: "Orbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dalla sua lebbra". Letta la lettera, il re d'Israele si stracciò le vesti dicendo: "Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra? Riconoscete e vedete che egli evidentemente cerca pretesti contro di me".
Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re d'Israele si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: "Perché ti sei stracciato le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele". Naamàn arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: "Va', bàgnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato". Naamàn si sdegnò e se ne andò dicendo: "Ecco, io pensavo: "Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra". Forse l'Abanà e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?". Si voltò e se ne partì adirato. Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: "Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: "Bàgnati e sarai purificato"". Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato.
Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: "Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo".

 

Lode a te, o Signore, sia lode a te.

Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.

Lode a te, o Signore, sia lode a te.

La storia della guarigione di Naaman è uno degli episodi più noti del secondo libro dei Re. Naaman (che in ebraico significa "affascinante") è un "grande uomo" protetto anche dal Signore per la vittoria sugli aramei. È però malato di lebbra. E grande è la preoccupazione della sua famiglia e dello stesso re per la sua salute. Ovviamente, le sue qualità umane, la sua condizione sociale, il suo potere non cancellano la sua fragilità. Ma c'è tra i deportati della sua casa una "piccola ragazza" israelita. Costei suggerì alla moglie di Naaman di recarsi presso il profeta Eliseo perché avrebbe potuto liberarlo dalla lebbra. È dalla fede di questa "piccola ragazza" ebrea che prende avvio la guarigione del "grande uomo" arameo.
È una ulteriore conferma della efficacia della fede che è più forte della potenza umana. Il re, anche se non ha compreso il senso profondo dell'intervento della ragazza, crede che tutto dipenda dal re d'Israele. Manda quindi una delegazione ricca di doni da presentare al sovrano d'Israele perché accolga la sua richiesta: tre quintali d'argento, seimila monete d'oro e dieci cambi di vestiti. Il re d'Israele, dopo aver letto la lettera con la richiesta della guarigione del generale, si irrita: "Son forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra?" Potremmo dire che anche lui non comprende quanto sta accadendo, come spesso capita ai credenti quando si fermano alla superficie degli eventi e non si impegnano a capire le vicende umane illuminati dalle Sacre Scritture. Eliseo, invece, attento alla Parola di Dio e ai "segni" che il Signore manda, saputa la cosa, corregge il re e fa venire da lui Naaman. Senza uscire di casa gli manda un messaggero per dirgli di andare a bagnarsi sette volte nel Giordano. Al termine della settima immersione sarebbe guarito. Naaman, di fronte a questo semplice invito, reagisce sconcertato e arrabbiato. Lui forse pensa che si tratta di un semplice rito terapeutico. In verità è un gesto squisitamente religioso perché l'obbedienza alla parola del profeta significava l'obbedienza a Dio stesso. Era necessario comprendere quelle parole nel loro senso più profondo, come originate da Dio stesso, e non fermarsi alla superficie. Altrimenti era ovvio che i due fiumi che bagnano Damasco fossero molto più importanti del modesto fiume Giordano. Naaman viene convinto dai servi ad eseguire alla lettera la parola del profeta e ad immergersi sette volte nel fiume. È bastata anche una obbedienza non pienamente consapevole per sconfiggere il male. Ecco, infatti, che al termine delle immersioni "la sua carne tornò come quella di un piccolo ragazzo". Naaman poteva essere riammesso a corte e riprendere la sua vita ordinaria. Ma non era stato solo guarito nel corpo. Naaman aveva compreso che nelle parole del profeta vi era la presenza di Dio. E fece quindi la sua professione di fede nel Dio di Israele: "Io so che in tutta la terra non v'è Dio se non in Israele". Volle prendere due carichi della terra di Israele per portarla in Siria per continuare a lodare il Signore. Non erano stati necessari i ricchi doni per ottenere la guarigione; era bastato seguire il suggerimento di quella "piccola ragazza" e l'obbedienza alla parola del profeta. Non servivano i ricchi doni portati anche a nome del re, tanto che Eliseo li rifiuta. Nel rapporto con Dio conta il cuore, conta la fiducia in Lui. Naaman obbedì a quanto gli era stato detto e ottenne la "liberazione" piena. E Naaman diviene segno di salvezza anche per il suo popolo.