PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria della Madre del Signore
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria della Madre del Signore
martedì 18 agosto


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Lo Spirito del Signore è su di te,
chi nascerà da te sarà santo.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro dei Giudici 6,11-24a

Ora l'angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, Abiezerita. Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel frantoio per sottrarlo ai Madianiti. L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: "Il Signore è con te, uomo forte e valoroso!". Gedeone gli rispose: "Perdona, mio signore: se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: "Il Signore non ci ha fatto forse salire dall'Egitto?". Ma ora il Signore ci ha abbandonato e ci ha consegnato nelle mani di Madian". Allora il Signore si volse a lui e gli disse: "Va' con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse io?". Gli rispose: "Perdona, mio signore: come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre". Il Signore gli disse: "Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo". Gli disse allora: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un segno che proprio tu mi parli. Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti la mia offerta da presentarti". Rispose: "Resterò fino al tuo ritorno". Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un'efa di farina fece focacce azzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. L'angelo di Dio gli disse: "Prendi la carne e le focacce azzime, posale su questa pietra e vèrsavi il brodo". Egli fece così. Allora l'angelo del Signore stese l'estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; dalla roccia salì un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime, e l'angelo del Signore scomparve dai suoi occhi. Gedeone vide che era l'angelo del Signore e disse: "Signore Dio, ho dunque visto l'angelo del Signore faccia a faccia!". Il Signore gli disse: "La pace sia con te, non temere, non morirai!". Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò "Il Signore è pace". Esso esiste ancora oggi a Ofra degli Abiezeriti.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ecco, Signore, i tuoi servi:
avvenga a noi secondo la Tua Parola.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Alla vicenda di Deborah, profetessa e giudice, segue immediatamente il ciclo di Gedeone, che occupa ben tre capitoli del libro. La storia si apre con la constatazione della schiavitù sotto il giogo dei madianiti i quali costringono a lavorare per loro. Al termine del lavoro, infatti, essi requisiscono tutto il loro raccolto. Gedeone, però, cerca di ingannarli tenendo per sé il raccolto. Nel frattempo Israele però non cessava di pregare il Signore perché fosse ancora una volta liberato dalla schiavitù. Yahweh vede la sofferenza del suo popolo, ne ascolta la preghiera e decide di intervenire. Si presenta quindi a Gedeone mentre sta svolgendo il suo lavoro. L'incontro con Dio non avviene al di fuori della nostra vita, della nostra storia quotidiana. E si presenta sotto le sembianze di un angelo che parla direttamente a Gedeone, come in passato accadde con Abramo e Mosè. Il Signore si rivela sempre come parola. Nelle Scritture non si descrive mai la forma in cui il Signore appare, appunto perché la prima cosa che mostra di sé è la Sua parola. Anche a Gedeone si mostra parlando. Le prime parole – come di solito accade – sono di saluto: "Il Signore è con te". La risposta di Gedeone a questo saluto è però detta al plurale: "Signor mio, se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo?". Gedeone ha chiaro che la chiamata del Signore non è mai individuale, è per l'intero popolo che lui in quel momento rappresenta. Gedeone è preoccupato non per sé, non per il suo futuro individuale, ma per l'intero popolo di Israele. La sua risposta è anche invocazione, domanda e lamento. Anche noi potremmo chiederci: se è vero che Dio ci ama, che pre-ferisce i più poveri, perché allora tanta ingiustizia, tanto male, tanta miseria? Quante volte questa domanda è salita sulle nostre labbra. In verità, Dio ascolta e risponde, sebbene in maniera diversa da come noi vorremmo. E comunque neppure si perde a offrire spiegazioni teoriche. Il Signore risponde scegliendo lo stesso Gedeone e inviandolo perché vinca il male di cui si lamenta: "Va' con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian". Gedeone si intimorisce a questa risposta. Come può lui, il più piccolo di una famiglia tra le più povere, combattere un nemico così potente come i madianiti? E obietta: "Signore mio, come salverò Israele? La mia famiglia è la più povera di Manasse e io sono il più piccolo della casa di mio padre". Forse nell'affermazione di Gedeone c'è anche la paura e la pigrizia per un compito che comunque appare davvero impossibile. Ma nulla è impossibile a Dio. Il Signore ha criteri diversi da quelli umani: egli sceglie ciò che il mondo disprezza – e spesso anche i credenti hanno la stessa concezione – per vincere i potenti. È una sorta di legge che traversa l'intera Sacra Scrittura. La forza di Gedeone sta nel Signore stesso: "Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti". Gedeone inizia ad accogliere queste parole. Vuole però continuare ancora il dialogo con Dio per essere certo sia proprio Lui a parlargli. Potremmo dire che vuole "vedere" Dio con i propri occhi. E lo "vede" nel contesto dell'ospitalità. Gedeone, come in un gesto liturgico, offre all'ospite il cibo, ma è lo stesso ospite che lo tocca e lo rende santo. E a quel punto l'angelo del Signore scomparve dai suoi occhi. Sembra un'anticipazione dell'incontro di Emmaus. Sin dai primi passi della storia della salvezza l'ospitalità e l'accoglienza appaiono come il luogo dell'incontro con Dio. Gesù stesso dirà: "Avevo fame... ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,31-46). E la Lettera agli Ebrei ricorda: "Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo" (13, 2).