PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria dei Santi e dei Profeti
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria dei Santi e dei Profeti
mercoledì 30 agosto


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi siete una stirpe eletta,
un sacerdozio regale, nazione santa,
popolo acquistato da Dio
per proclamare le sue meraviglie.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro degli Atti 7,1-57

Disse allora il sommo sacerdote: "Le cose stanno proprio così?". Stefano rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloriaapparve al nostro padre Abramo quando era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran, e gli disse:Esci dalla tua terra e dalla tua gente e vieni nella terra che io ti indicherò. Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte di suo padre, Dio lo fece emigrare in questa terra dove voi ora abitate. In essa non gli diede alcuna proprietà, neppure quanto l'orma di un piede e, sebbene non avesse figli, promisedi darla in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui. Poi Dio parlò così: La sua discendenza vivrà da straniera in terra altrui, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. Ma la nazione di cui saranno schiavi, io la giudicherò - disse Dio - e dopo ciò uscirannoe mi adoreranno in questoluogo. E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l'ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo vendettero perché fosse condotto in Egitto. Dio però era con lui e lo liberò da tutte le sue tribolazioni e gli diede graziae sapienza davanti al faraone, re d'Egitto, il quale lo nominò governatore dell'Egitto e di tutta la sua casa. Su tutto l'Egitto e su Canaan vennero carestiae grande tribolazione e i nostri padri non trovavano da mangiare. Giacobbe, avendo udito che in Egitto c'era del cibo, vi inviò i nostri padri una prima volta; la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratellie così fu nota al faraone la stirpe di Giuseppe. Giuseppe allora mandò a chiamare suo padre Giacobbe e tutta la sua parentela,in tutto settantacinque persone. Giacobbe discese in Egitto. Eglimorì,come anche i nostri padri; essi furono trasportati in Sichem e deposti nel sepolcro che Abramo aveva acquistato, pagando in denaro, dai figli di Emor, a Sichem.
Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, finché sorse in Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. Questi, agendo con inganno contro la nostra gente, oppresse i nostri padri fino al punto di costringerli ad abbandonare i loro bambini, perché non sopravvivessero. In quel tempo nacque Mosè, ed era molto bello. Fu allevato per tre mesinella casa paterna e, quando fu abbandonato, lo raccolse la figlia del faraonee lo allevò come suo figlio. Così Mosè venne educato in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente in parole e in opere. Quando compì quarant'anni, gli venne il desiderio di fare visita ai suoi fratelli, i figli d'Israele. Vedendone uno che veniva maltrattato, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo l'Egiziano. Egli pensava che i suoi fratelli avrebbero compreso che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. Il giorno dopo egli si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e cercava di rappacificarli. Disse: "Uomini, siete fratelli! Perché vi maltrattate l'un l'altro?". Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: "Chi ti ha costituito capo e giudice sopra di noi? Vuoi forse uccidermi, come ieri hai ucciso l'Egiziano?". A queste parole Mosè fuggì e andò a vivere da straniero nella terra di Madian, dove ebbe due figli.
Passati quarant'anni, gli apparve nel deserto del monteSinai un angelo, in mezzoalla fiamma di un roveto ardente. Mosè rimase stupito di questa visione e, mentre si avvicinava per vedere meglio, venne la voce del Signore: "Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe". Tutto tremante, Mosè non osava guardare. Allora il Signore gli disse:"Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo in cui stai è terra santa. Ho visto i maltrattamenti fatti al mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli. Ora vieni, io ti mando in Egitto".
Questo Mosè, che essi avevano rinnegato dicendo: "Chi ti ha costituito capo e giudice?", proprio lui Dio mandò come capo e liberatore, per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto. Egli li fece uscire, compiendo prodigi e segni nella terra d'Egitto, nel Mar Rosso e nel deserto per quarant'anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: "Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me". Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo, che gli parlava sul monte Sinai, e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, anzi lo respinsero e in cuor loro si volsero verso l'Egitto, dicendo ad Aronne: "Fa' per noi degli dèi che camminino davanti a noi, perché a questo Mosè, che ci condusse fuori dalla terra d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto". E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono un sacrificio all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani. Ma Dio si allontanò da loro e li abbandonò al culto degli astri del cielo, come è scritto nel libro dei Profeti:

Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Moloc
e la stella del vostro dio Refan,
immagini che vi siete fabbricate per adorarle!
Perciò vi deporterò al di làdi Babilonia.

Nel deserto i nostri padri avevano la tenda della testimonianza,come colui che parlava a Mosè aveva ordinato di costruirla secondo il modello che aveva visto. E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé nel territorio delle nazioni che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. Costui trovò grazia dinanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per la casa di Giacobbe; ma fu Salomone che gli costruì una casa. L'Altissimo tuttavia non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il profeta:

Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello dei miei piedi.
Quale casa potrete costruirmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
Non è forse la mia mano che ha creato tutte queste cose?

Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l'avete osservata".
All'udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.
Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: "Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio". Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui,

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Voi sarete santi
perché io sono santo, dice il Signore.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Stefano pronuncia un autorevole discorso ai capi del popolo; è il più lungo riportato dagli Atti. In modo sintetico, egli narra la storia della liberazione del popolo di Israele, iniziata con la chiamata di Abramo e proseguita con quella di Isacco e Giacobbe, e poi con Giuseppe, abbandonato dai fratelli, fino a giungere alla chiamata di Mosè che il Signore ha scelto per liberare Israele dalla schiavitù dell'Egitto e condurlo alla terra promessa. Stefano si ferma a sottolineare quindi la ripetuta disobbedienza del popolo di Israele alla parola del Signore inviata attraverso i profeti. Molti di essi sono stati uccisi perché non parlassero più. A questo punto Stefano interrompe la narrazione storica e accusa direttamente i presenti di non aver riconosciuto il "Giusto" (Gesù) «del quale voi foste ora i traditori e gli assassini, voi che riceveste la legge per ministero degli angeli e non l'avete osservata». Chiude quindi il suo discorso descrivendo agli ascoltatori, sempre più sbalorditi, la visione che in quel momento contempla: «Ecco io vedo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta in piedi alla destra di Dio». Il sinedrio al sentire queste parole le rifiuta seccamente: «Fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui», nota Luca. Quella visione scandalizzava il loro potere. Eppure Stefano vedeva solo Gesù nella pienezza della sua resurrezione. Solo il Signore Gesù infatti, e nessun altro, tanto meno i nostri piani o le nostre strutture organizzative, salva la nostra vita e quella del mondo. L'unicità della signoria di Gesù sulla vita degli uomini ha sempre suscitato opposizione, perché scardina in radice ogni orgoglio e ogni mistificazione. Stefano viene trascinato fuori di Gerusalemme – come accadde al suo Signore – per essere lapidato.