PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Preghiera per la pace
Parola di Dio ogni giorno

Preghiera per la pace

Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si prega per la pace.
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Libretto DEL GIORNO
Preghiera per la pace
lunedì 20 novembre

Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si prega per la pace.


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro degli Atti 25,1-12

Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme. I capi dei sacerdoti e i notabili dei Giudei si presentarono a lui per accusare Paolo, e lo pregavano, chiedendolo come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e intanto preparavano un agguato per ucciderlo lungo il percorso. Festo rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso sarebbe partito di lì a poco. "Quelli dunque tra voi - disse - che hanno autorità, scendano con me e, se vi è qualche colpa in quell'uomo, lo accusino".
Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, scese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo. Appena egli giunse, lo attorniarono i Giudei scesi da Gerusalemme, portando molte gravi accuse, senza però riuscire a provarle. Paolo disse a propria difesa: "Non ho commesso colpa alcuna, né contro la Legge dei Giudei né contro il tempio né contro Cesare". Ma Festo, volendo fare un favore ai Giudei, si rivolse a Paolo e disse: "Vuoi salire a Gerusalemme per essere giudicato là di queste cose, davanti a me?". Paolo rispose: "Mi trovo davanti al tribunale di Cesare: qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente. Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare". Allora Festo, dopo aver discusso con il consiglio, rispose: "Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai".

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Tre degli ultimi cinque capitoli degli Atti degli Apostoli sono dedicati al processo giudiziario di Paolo. È vero che ci vollero ben due anni di attesa per celebrarlo. Cambiò anche il governatore: a Felice subentrò Festo, un ottimo funzionario, il quale ben presto si rese conto della situazione di Paolo. Così quando i capi del popolo gli chiesero di aggiornare il processo, egli acconsentì subito, ma, subodorando aria di congiura nei confronti dell'imputato, non volle concedere il «favore» di riportare il processo a Gerusalemme: Paolo era prigioniero a Cesarea e lì doveva celebrarsi il processo. Il dibattito non portò alcun elemento nuovo, nonostante l'accanimento dell'accusa. Festo, rendendosi conto che la questione più che giuridica era religiosa, e volendo ingraziarsi i capi del popolo, chiese a Paolo se desiderava salire a Gerusalemme davanti all'istituzione religiosa. A questo punto Paolo, vedendo che il procuratore inclinava verso i suoi avversari, fece il famoso appello a Cesare. E Festo, dopo aver consultato il suo consiglio, lo accettò: «Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai». Il governatore, ovviamente, non se ne rendeva conto, ma con questa sua decisione "obbediva" al disegno di Dio: aprire all'apostolo la strada di Roma, il cuore dell'impero ove Paolo doveva dare la sua testimonianza martiriale.