| 16 Ottobre 2004 |
L’intervista. Parla il Fondatore Riccardi. “Il segretario di Stato ha promesso di aiutare il Darfur” |
«Salvate il condannato a morte» La Comunità di Sant’Egidio in missione da Powell |
|
Washington. Il fondatore della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, ha fatto personalmente appello al segretario di Stato Colin Powell per salvare la vita di Dominique Green, condannato a morte dallo Stato del Texas. L’esecuzione di Green, un afro-americano giudicato colpevole dell’uccisione di un uomo per rapina a Houston nel 1992, è fissata per il 26 ottobre. Riccardi si è incontrato con Powell al Dipartimento di Stato, il 13 ottobre a Washington, in occasione della visita nella capitale Usa per ricevere la laurea honoris causa data dalla Georgetown University per il suo impegno per la pace nel mondo. «E’ stato un incontro cordiale», ha detto Riccardi al Secolo XIX.
Quale risposta ha avuto per il suo appello a Powell per Green?
«A Powell abbiamo chiesto di intervenire , a livello privato e personale, sul governatore del Texas. E Powell ha detto che lo far, a livello personale. A livello ufficiale non può, sappiamo benissimo che il segretario di Stato non ha alcun potere su questo. Per questo condannato a morte la comunità di Sant’Egidio si è molto impegnata. La sua esecuzione è fissata per il 26 ottobre. Probabilmente Green è una persona non colpevole e comunque è un’esistenza che negli anni del carcere è profondamente cambiata. È diventato un altro uomo. Stiamo bussando a tutte le porte per Dominique».
Nelle recenti prese di posizioni contro Kerry, alcuni vescovi cattolici Usa denunciano l’aborto e la ricerca sulle cellule staminali, ma non parlano di pena di morte. Pensa che la comunità di Sant’Egidio possa fare qualcosa di più contro la pena di morte negli Stati Uniti?
«Noi da anni siamo profondamente impegnati sulla pena di morte. Certo si può fare sempre di più. Il 30 novembre celbreremo la giornata mondiale contro la pena di morte, “Le città per la vita”, in molte capitali europee e anche a New York. Coinvolgiamo anche gli Stati Uniti. Questa volta però, con Powell, non abbiamo fatto un discorso generale ma abbiamo sollevato il caso puntuale di Green».
Di quali altri problemi ha parlato con Powell?
«L’incontro è stato particolarmente incentrato sulla necessità di intensificare la cura dei malati di Aids nell’Africa. In particolare abbiamo parlati di Dream (Drug Resources Enhancemente against Aids and Malnutrition, ndr), il programma per la prevenzione e la cura dell’Aids in Africa. Noi abbiamo insistito sul problema della disperazione africana, che produce instabilità politica. Powella ha confermato il forte impegno del governo americano in questo campo, con il fondo Bush: ci troviamo davanti a un grosso investimento americano sull’Africa nella lotta all’Aids. Ma bisogna sbrigarsi, perché l’Afrcia resta una realtà drammatica».
E sulla crisi del Darfur, in Sudan?
«Powell ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti. Noi abbiamo detto che il tempo passa, la gente è nei campi, la situazione umanitaria è sempre più grave e quindi c’è fretta. Noi abbiamo inviato aiuti umanitari, siamo in contatto con i campi, con la gente del Darfur, che è piuttosto disperata. Questo il segretario di Stato lo sapeva, noi abbiamo voluto introdurre questo elemento di fretta di soluzione delle crisi africane».
Ha sollevato il problema della guerra in Iraq e degli abusi ad Abu Ghraib?
«Per quanto riguarda l’Iraq, abbiamo parlato del lungo periodo. Powell ha insistito su come lo sviluppo economico del mondo arabo può facilitare l’uscita da tante crisi. Noi abbiamo insistito sul fatto che ci devono essere contatti culturali e non uno scontro di civiltà. Abbiamo sottolineato la necessità di intensificare il dialogo in particolare con l’Islam. Abbiamo insistito sul nostro lavoro di dialogo».
Come pensa di rafforzare la presenza della comunità di Sant’Egidio negli Usa?
«La nostra presenza negli Stati Uniti è da anni profonda, siamo vicini alla società americana. Pensiamo nel 2006 a un incontro interreligioso a Washington nello spirito di Assisi, nel ventennale della Giornata mondiale di preghiera per la pace di Assisi. Potrebbe essere significativo per incrementare il dialogo interreligioso».
Fazzino Elysa
|
|
|