Lo «spirito di Assisi» vuole contagiare anche il prossimo G8. Perché senza valori spirituali e morali, ricordano i rappresentanti religiosi ai Grandi del mondo, non si esce dalla crisi. E non sono i soli a pensarla così. Alla loro voce, infatti, si aggiungono anche quelle del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che riceve al Quirinale i partecipanti al IV Summit dei leader delle grandi religioni mondiali in occasione del G8, e del ministro degli Esteri, Franco Frattini. Il primo sottolinea con vigore il ruolo che le diverse fedi possono esercitare in questa delicata fase. Un «ruolo pubblico», dice anche in riferimento all’Italia, del quale «c’è bisogno». Il secondo ne ricorda il valore «globalizzante».
«Non c’è prospettiva, non c’è sviluppo per i Paesi appartenenti a tutti i continenti – afferma, infatti, il capo dello Stato – se non si riesce ad affermare, a riformulare i grandi valori di convivenza, di dialogo, di rispetto delle diversità, di collaborazione pacifica». «Sono valori – aggiunge Napolitano – che insieme con quelli di libertà, solidarietà e responsabilità il vostro incontro metterà in rilievo». I 129 leader religiosi, provenienti dall’Aquila (dove in mattinata, come raccontiamo sotto, avevano visitato le zone terremotate), ascoltano attentamente. E Napolitano prosegue ricordando come, per uscire dalla crisi economica «non bastino più una discussione e la ricerca di un’intesa ristretta al solo campo delle relazioni finanziarie, economiche e commerciali ». In altri termini occorre un surplus di anima: «Sentiamo che in questa crisi economicofinanziaria globale sono in gioco grandi scelte e grandi valori: se guardiamo alle cause e anche agli sforzi da mettere in atto per superarla, ci rendiamo conto che è essenziale un ristabilimento di valori spirituali e morali che sono stati largamente assenti dalle determinazioni dei soggetti economici e politici».
Quindi il capo dello Stato fa riferimento all’esperienza della Penisola. «Nella visione che ispira la Costituzione della Repubblica italiana – conclude – noi riconosciamo pienamente che hanno una dimensione pubblica e un valore pubblico il fatto religioso e la presenza religiosa. Senza pericolose confusioni tra politica e religione nella piena autonomia dell’una e dell’altra sfera abbiamo bisogno di tale apporto».
La risposta, ampiamente consonante, dei leader religiosi arriva poco dopo. Cambia lo scenario – al posto delle grandiose sale dell’antico palazzo dei Papi, la splendida Villa Madama che dal Monte Mario domina Roma – ma non i contenuti. Il cardinale Jean-Louis Tauran mette l’accento sul valore della persona. «L’economia deve essere al suo servizio», afferma il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. «Se, invece, il denaro è divinizzato, le relazioni umane si riducono a rapporti mercantili», e la spinta a consumare sempre di più «esaurisce le risorse e aumenta le disuguaglianze». Anche dal patriarca della Chiesa etiopica, Abuna Paulos, giunge un appello a far sì che «le risorse mondiali vengano messe al servizio del bene». E monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di TerniNarni-Amelia e presidente della Commissione episcopale Cei per l’ecumenismo e il dialogo (organismo che insieme con il Ministero degli Esteri, ha organizzato il summit) aggiunge: «Desideriamo una pace universale e chiediamo che i governanti delle nazioni ascoltino ciò che sgorga dalle profondità delle varie fedi». In questi anni, ricorda il presule riferendosi allo 'spirito di Assisi', «abbiamo potuto constatare quanto il dialogo abbia fatto nel rispetto delle diverse identità. Anche oggi, dunque, di fronte a coloro che soffiano sul fuoco del conflitto, vogliamo rilanciare il sogno della pace e offrire il frutto dei nostri lavori al G8, pur nel rispetto della laicità che non è indifferenza o ostilità alla religione», ma possibilità per tutti di contribuire al bene comune.
Dalla prima giornata del Summit, insomma, emerge con forza quella che il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, definisce il «grande compito delle religioni: «Far emergere nel cuore dei popoli e della vita internazionale la realtà dello spirito, che troppo è stata soffocata dal materialismo di un tipo o dell’altro». Dal «mondo della spirito, infatti, può scaturire un vero umanesimo, capace di compassione che si comunica a uomini, culture, politiche». Gli fa eco, in conclusione dei lavori, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. «Il mondo politico ha bisogno delle energie spirituali e religiose», dice. Perciò «in una fase molto difficile non solo per la crisi economica ma anche per il senso di incertezza e di paura che caratterizza il quadro internazionale, c’è bisogno di creare sinergie tra politica, economia, cultura e religione per ridefinire cosa sia il bene comune nel XXI secolo». E le religioni, «forze tradizionalmente capaci di superare le frontiere, hanno un ruolo molto rilevante ». Oggi la conclusione dei lavori – con la presentazione di un documento finale – e al mattino la partecipazione all’udienza generale del Papa.