Roma: La Comunità di Sant'Egidio esprime preoccupazione per le norme sugli immigrati contenute nel "pacchetto sicurezza" votato oggi alla Camera dei Deputati
La Comunità di Sant'Egidio esprime "forte preoccupazione" per "alcune disposizioni del pacchetto sicurezza", in particolare sul tema del prolungamento della permanenza nei Cie, dei matrimoni e per la norma sull'esibizione dei documenti per gli atti civili.
"Proponiamo che il Senato cambi almeno queste tre norme perchè se non c'è integrazione non ci sarà nemmeno sicurezza", spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, durante una conferenza stampa a Roma. "Innanzitutto siamo preoccupati perchè in un tema così delicato come l'immigrazione, il Governo ha posto la fiducia - aggiunge Impagliazzo - la materia va trattata con i tempi necessari, con calma e con la consultazione più ampia possibile. Il governo ha posto la fiducia sul pacchetto sicurezza perchè forse non riteneva di ottenere le maggioranza. Inoltre - prosegue - preoccupa l'idea di fondo che sta passando sull'immigrato, un'idea molto negativa, che porterà all'introduzione del reato di clandestinità. Infine - aggiunge Impagliazzo - ci preoccupano alcune normeche rendono difficile, se non impossibile, l'integrazione di molti immigrati che per noi sono uomini e donne con i loro diritti e non delle braccia". Per la Comunità di Trastevere, "preoccupa il giudizio negativo che degli immigrati si dà con questo ddl. Ci preoccupa questa idea che c'è di una superiorità dei cittadini italiani rispetto agli immigrati. Siamo tutti uomini e donne con gli stessi diritti".
Impagliazzo spiega poi le proposte concrete della Comunità di Sant'Egidio. "Diciamo no alla norma sul prolungamento della permanenza nel Cie da 2 mesi a 6 mesi, e proponiamo di destinare quei soldi - pari a 233 milioni di euro - all'Abruzzo, perchè allungare il tempo di permanenza non risolve il problema". La seconda norma contestata è quella relativa ai matrimoni, che prevede che chi non ha il permesso di soggiorno non si possa sposare. "Vogliamo che sia abrogata questa disposizione che va contro anche le
leggi sulla cittadinanza italiana", prosegue Impagliazzo. Infine, la terza norma che preoccupa è quella relativa all'articolo 35 del ddl sicurezza che rende necessaria l'esibizione dei documenti alle autorità competenti per gli atti civili. "Ad esempio per le donne incinte che devono partorire - spiega Impagliazzo - questa norma provocherebbe un aumento dei numeri degli aborti clandestini e dei parti clandestini". "Non vediamo come queste norme - conclude il presidente di Sant'Egidio - possano aiutare la sicurezza dei cittadini italiani". (APCOM)
Inoltre viene chiesta l'abrogazione dell'articolo che stabilisce come chi non ha il permesso di soggiorno non puo' sposarsi. "I matrimoni di comodo - spiega Impagliazzo - sono pochi, pochissimi: nel 2006 ci sono stati 24mila matrimoni misti con la nascita di 22mila bambini. E' la prova che si sono costituite tante famiglie". L'art. 45, infine, stabilisce che se una donna incinta si reca in un ospedale per partorire automaticamente si autodenuncia e quindi puo' essere sottoposta a un procedimento penale. Questo significa che meno donne andranno a partorire in ospedale per paura che i figli finiscano nel circuito delle adozioni, o, peggio ancora, molte per aggirare queste norme altamente punitive, ricorreranno all'aborto clandestino. (AGI)
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