PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria della Madre del Signore
Parola di Dio ogni giorno

Memoria della Madre del Signore

Memoria del beato Giuseppe Puglisi, sacerdote della Chiesa di Palermo, ucciso dalla mafia.
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Libretto DEL GIORNO
Memoria della Madre del Signore
martedì 21 ottobre

Memoria del beato Giuseppe Puglisi, sacerdote della Chiesa di Palermo, ucciso dalla mafia.


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Lo Spirito del Signore è su di te,
chi nascerà da te sarà santo.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal vangelo di Luca 12,35-38

Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ecco, Signore, i tuoi servi:
avvenga a noi secondo la Tua Parola.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Gesù, al ricco stolto sorpreso dalla morte, contrappone il discepolo in attesa del suo Signore. La vigilanza diviene una delle dimensioni spirituali fondamentali della vita cristiana. A chi è ripiegato su se stesso e si addormenta sulle proprie cose, viene chiesto di alzare lo sguardo e di stare in attesa del ritorno del Signore. Dice Gesù: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”. Avere le vesti cinte significava essere preparati all’azione immediata. Avvenne così fin dalla notte della fuga dall’Egitto. Gli israeliti dovevano avere la veste cinta, ossia essere pronti a poter partire immediatamente (Es 12,11). La lampada accesa aveva lo stesso significato: essere pronti ad accorrere anche di notte. L’attesa del Signore è la beatitudine del credente. A chi è ripiegato su se stesso, a chi si priva dell’attesa, questa pagina evangelica ricorda la vigilanza e ridona la beatitudine della speranza, di poter incontrare il Signore che viene. Gesù, in effetti, con la parabola dello sposo che arriva, sottolinea un’attesa non vuota ma piena: “Siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito”. In verità, il Signore ogni giorno sta alla porta del nostro cuore e bussa, come scrive l’Apocalisse. E sarà beato chi gli aprirà, perché avrà una incredibile ricompensa: il padrone stesso diverrà suo servo; si cingerà le vesti, inviterà a sedersi e passerà lui stesso a servirlo. Le parti si sono come rovesciate. Sembra incredibile, ma è proprio questo il paradosso della grazia che abbiamo ricevuto. Gesù stesso si presenta come colui che serve. Non solo si presenta, agisce come un servo. Nel corso dell’ultima cena si comportò letteralmente come un servo: dopo aver preso un bacile si cinse con un asciugatoio e si chinò a lavare i piedi dei discepoli, uno ad uno. Questa immagine è parte integrante del messaggio evangelico, dell’annuncio di un Dio che ci ama a tal punto da chinarsi sino ai nostri piedi. È quel che accade ogni volta che accogliamo il Signore nella preghiera, oppure nel servizio ai più poveri, e soprattutto nella Santa Liturgia nella quale egli prepara un banchetto per nutrirci con la sua parola e la sua stessa carne. La beatitudine di attendere il Signore non sta nell’accoglienza che noi possiamo offrire a lui, quanto nel beneficio che riceviamo nell’accoglierlo nel nostro cuore. Il Signore viene per servirci, per aiutarci, per liberarci, per portarci sino al cielo accanto a lui.