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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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18 Novembre 2008 18:00 | Archbishopric Yard

Intervento del Prof. Andrea Riccardi



Andrea Riccardi


Storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio

Illustri Rappresentanti delle Chiese cristiane e delle Grandi Religioni Mondiali,
Cari amici,

siamo al termine di tre giorni di dialogo, di amicizia e di preghiera, qui a Cipro. Siamo gente di storia, religione e cultura diversa. Testimoni della ricchezza di spiritualità e di umanità del nostro mondo. Questa ricchezza è stata troppo a lungo umiliata o dimenticata. E’ stata poco valorizzata nella costruzione del mondo.

Oggi, in una crisi mondiale dalle grandi proporzioni, di cui non possiamo prevedere le conseguenze, ci sentiamo di dire che l’economia, la finanza, non sono tutto. Che troppo è stato trascurato: quello che riguarda l’umano, lo spirito. Infatti c’è troppa povertà. Per costruire il benessere di pochi, abbiamo lasciato crescere un mondo di dolore per tanti. Troppe sono le guerre ancora aperte. La violenza rende sempre peggiore l’umanità. Troppi soffrono senza che si ponga il giusto impegno e si usino le risorse disponibili per provare a risolvere le situazioni dolorose in cui vivono.

Penso anche a questa Cipro, per cui auspichiamo che la giustizia e la pace siano ristabilite. Lo diciamo mentre ringraziamo la gente di Cipro per la sua accoglienza, in particolare Sua Beatitudine Chrisostomos II, che ha voluto questo incontro e che lo ha sostenuto generosamente con le sue forze. Ringrazio il Presidente Dimitris Christofias e il Governo della Repubblica di Cipro. Possa questa preghiera per la pace segnare una nuova stagione per Cipro, bella e ferita, ultimo lembo di Europa occupata.

Possa un nuovo vento di pace soffiare sul vicino Medio Oriente, sull’Iraq, sull’Africa sofferente. Non si possono lasciare incancrenire i conflitti per decenni. C’è bisogno di coraggiose e generose decisioni di pace!

Il vento di pace è un dono di Dio. Ma gli uomini, le donne, i popoli hanno una responsabilità grande: possono molto. E’ quello che abbiamo imparato a Cipro, in giorni che sono stati scuola di pace e di dialogo. La medicina del dialogo permette di guarire tanti conflitti. Chi dialoga non fa la guerra e non usa la violenza, perché ascolta e parla. Il dialogo svela che l’uso della forza e la guerra non sono inevitabili. Il dialogo non lascia indifesi, ma protegge. Non indebolisce, ma rafforza. Trasforma l’estraneo e il nemico in qualcuno della tua famiglia, mentre libera dal demone della violenza. Allora niente è perduto con il dialogo, tutto è possibile con il dialogo.

Le religioni sono chiamate al gran compito di far crescere uno spirito di pace tra gli uomini. E’ lo spirito di Assisi, che soffia dal 1986, che ha avuto in Giovanni Paolo II il suo iniziatore. Nello spirito di Assisi, Giovanni Paolo II, cammina ancora con noi. E’ quello spirito che ha soffiato a Napoli, lo scorso anno, che abbiamo vissuto qui, e che ci accompagnerà il prossimo anno a Cracovia ed Auschwitz. Perché non si può rinunciare a quello che è un dono di Dio.

C’è bisogno di questo spirito di umanità, di dialogo. Non è qualcosa di troppo semplice, ingenuo, meschino, di fronte alla complessa macchina dell’economia o ai congegni di una politica stanca, in tante parti del mondo. E’ quello che manca: la semplicità essenziale di essere veri, umani, fratelli, pacifici. E’ quello che dice Giovanni Crisostomo: “siate semplici con intelligenza”. Con la semplicità dei pellegrini di pace che sognano un mondo nuovo, senza guerra e senza violenza, continuiamo il nostro cammino nella vita di ogni giorno rafforzati dal grande e commovente incontro di questi giorni di Cipro.

 



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