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Andrea Riccardi w Warszawie: wiara, która nie chroni się za murami

Radykalne świadectwo męczenników

– Bądźmy tymi, którzy potrafią odczytać i odnieść do siebie to radykalne świadectwo męczenników. Jesteśmy tu także po to, by nie osłabła nasza wrażliwość na pomaganie ludziom, którzy oczekują naszej pomocy i mają prawo jej oczekiwać, nie tylko chrześcijanie na Bliskim Wschodzie, ale wszyscy, którzy cierpią prześladowania za wiarę, za przekonania, za sprawiedliwość – powiedział kard. Kazimierz Nycz podczas Ekumenicznej Liturgii Męczenników. Metropolita warszawski przestrzegł przed pokusą retuszowania Ewangelii.

 
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17 Listopad 2008 16:30 | Hilton Cyprus - Ballroom B

Intervento di Marc STENGER



Marc Stenger


Catholic Bishop, France

Nel suo discorso conclusivo all'incontro di Napoli nel 2007, dal tema « Per un mondo senza violenza », il prof. Andrea Riccardi diceva: « Le religioni non sono una bandiera per combattere. E’ vergognoso quando sono sfruttate dal terrorismo. Benedetto XVI ha ricordato l’altro ieri ai leader religiosi: “di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove talora si giustifica la violenza in nome di Dio, è importante ribadire che mai le religioni possono divenire veicoli di odio”. Sì, lo spirito si spegne quando le religioni si fanno violente. »  Ma col fatto che si è detto che i cristiani devono essere contro la violenza, non si è risolto tutto. Da sempre e fino ai nostri tempi , oggi, religione e violenza costituiscono una coppia ambigua. Se il principio è stato chiaramente « espresso da Benedetto XVI e da altri prima di lui, nella storia, anche nella storia più recente, non mancano esempi di casi nei quali gli uomini si sono dati alla violenza in nome di Dio. Oggi il fondamentalismo islamista rappresenta l'espressione più minacciosa di questo atteggiamento. Ma numerosi sono anche nello sviluppo dell'Occidente cristiano gli episodi che rivelano lo stesso atteggiamento: le crociate, l'inquisizione, le guerre di religione che sono scoppiate, non tanto tempo fa, per esempio in Irlanda... Anche nella nostra epoca la legittimità dell'uso delle armi non è contestato in maniera assoluta nella morale cristiana. Nel Catechismo del 2003 la guerra difensiva è considerata accettabile a determinate condizioni.

Oggi i cristiani in vari punti del mondo sono vittime della violenza. Sia in Irak, sia in India o in altri luoghi del pianeta, sono l'obiettivo di gruppi violenti, a causa proprio della loro appartenenza religiosa. Dal tempo di Cristo si pone la questione sul modo di difendersi come suo discepolo contro la violenza. Di fronte all' « occhio per occhio, dente per dente » che è un principio di controllo della violenza, ma non ne è il rifiuto totale, abbiamo le parole radicali di Cristo: « Amate i vostri nemici... se vi percuotono la guancia destra, porgete anche la sinistra... chi usa la spada, di spada perirà... »

Nel breve tempo a mia disposizione, vorrei limitarmi a suggerire qualche chiave di un atteggiamento cristiano corretto nei confronti della violenza, sottinteso che se si parla principalmente della violenza armata, nel mondo contemporaneo emergono nuove forme di violenza economiche e sociali che dovrebbero sollevare gli stessi criteri di valutazione.

Per stabilire questi criteri che potrebbere permettere ai cristiani di porsi oggi nel modo giusto, vorrei ritornare alle fonti bibliche e individuarci qualche domanda che questi fonti si pongono di fronte al mondo nel  quale vivono.

Il punto di vista scritturistico

Nella Bibbia c'è una certa violenza da parte di Dio e allo stesso tempo Dio è colui che la condanna. Come si possono riconciliare questi due punti di vista?

Nella nozione di « violenza » ci sono due aspetti. C'è soprattutto un aspetto negativo, l'idea di una forza brutale, di una costrizione illegittima, fisica o morale, esercitata contro qualcuno. Questa non è una caratteristica del Dio della Bibbia, che è un Dio misericordioso, un Dio buono, che offre la grazia, lento all'ira, un Dio che perdona e che è pieno di compassione per gli uomini, un Dio d'amore del quale si dice addiritura che è l' « amore » (1Gv 4, 8).

Comunque nei racconti biblici c'è anche violenza da parte di Dio. C'è l'iniziativa del diluvio e della distruzione di Sodoma e Gomorra. Elia lo presenta come qualcuno che avalla l'eliminazione dei 450 profeti di Baal sul monte Carmelo (1 Re 18).

Al di là del genere letterario, la violenza di Dio sta in rapporto, non con la volontà di costringere e punire l'uomo, ma con la sua santità e con il suo amore. Gli interventi violenti di Dio sono legati ai problemi della giustizia e del diritto in un mondo dominato dal male. Se ci fosse stato un solo giusto  a Sodoma, Sodoma sarebbe stata salva. Ciò che è violento da parte di Dio nella Bibbia, è la radicalità della sua opposizione all'ingiustizia e alla cattiveria degli uomini. La brutalità, la coercizione, il dominio, l'ingiustizia, stanno nel cuore dell'umanità; Dio, da parte sua, è solo amore per ognuno delle sue creature. Per il fatto che si mescola nella storia degli uomini, è toccato dalla sofferenza e dal male che gli attentano. E' per amore e per l'esigenza della giustizia che interviene con forza, affinché l'uomo non distruggesse l'uomo. Il suo intervento, pienamente rivelato da Cristo, lo mette sempre accanto ai più deboli, alla vedova, all'orfano, allo straniero.

L'attibuto di Dio non può essere in nessun modo la violenza. Ciò che lo caratterizza è la sua santità, la sua giustizia e il suo amore. E' quest'amore che lo rende violento, non contro l'uomo, ma contro il male che tocca l'uomo. Qui abbiamo a che fare  con il secondo aspetto presente nella nozione di violenza, cioè l'aspetto della forza e dell'intensità dei sentimenti. E' questa intensità della sua giustizia e del suo amore che lo fanno agire per rifiutare e correggere ciò che distrugge l'uomo.

La visione biblica guarda a ciò che è bene e ciò che è male partendo dalla natura stessa di Dio. Non ci può essere un conflitto tra la giustizia di Dio e il bene dell'uomo. Dunque, la cosa contro la quale Dio si erge con assoluta radicalità è ciò che va contro il bene dell'uomo, ciò che lo avvilisce, ciò che lo annienta, ciò che gli fa perdere la sua dignità di creatura all'immagine di Dio. Ne troviamo un indizio nella violenza dei profeti contro l'oppressione dei poveri, l'ingiustizia, il traffico degli esseri umani, la prostituzione sacra, i sacrifici umani e qualsiasi forma di violenza. Ne troviamo una rivelazione ancora più radicale nell'atteggiamento del Cristo che preferisce farsi crocifiggere per estirpare la violenza dal comportamento umano, piuttosto di vedere i discepoli battersi per lui con la spada nella mano: l'uso che l'uomo fa della violenza, lo avvillisce perché incorpora la violenza che è all'opposto del progetto di vita di Dio per l'uomo.

Questo ci permette di comprendere il vero senso della non-violenza di Gesù. Non è soltanto un rifiuto della violenza, ma una condanna della violenza come contraria alla giustizia e alla santità di Dio nella sua creatura. La violenza di Dio è una condanna della violenza umana in tutte le sue espressioni, della violenza fatta all'uomo in qualsiasi modo.

Qualche domanda per i cristiani nel mondo contemporaneo

Questi dati fondamentali interrogano i cristiani di oggi sotto vari punti di vista.

  1. Mettono in questione tutte le forme di « giustizia umana ». Visto che nella prospettiva cristiana la violenza dell'uomo è rifiutata a beneficio della radicalità dell'amore di Dio, non si può esercitare nessuna costrizione umana, anche se mira al bene dell'uomo e della società, senza che ci si interroghi allo stesso tempo sulla sua legittimità. Ogni giustizia umana è ambigua e imperfetta. Non si può assolutizzare nessun principio elaborato dall'uomo, perché solo Dio può esercitare in modo appropriato una giustizia vera. Non si tratta di opporsi a qualsiasi misura di sicurezza, a ogni pena detentiva, ad ogni legittima difesa, ma l'atteggiamento corretto del cristiano sarà necessariamente sempre di mettere al cuore della sua approvazione dell’una o dell’altra misura di contestazione in nome della giustizia, che è perfetta solo in Dio. La Chiesa dei primi tre secoli aveva pienamente accettato questo. Il suo atteggiamento consisteva nel rifiuto di ogni violenza, e non solo della violenza illegittima. Si imponeva ai soldati e ai magistrati che erano diventati cristiani di rinunciare al loro incarico o almeno di impegnarsi a non uccidere.
  2. Chiariscono in un modo nuovo l'impegno che i cristiani devono assumersi di fronte alla violenza nel mondo contemporaneo. Non basta denunciarla e combatterla nelle sue manifestazioni politiche, economiche e sociali, anche se è sicuramente necessario di riprendere le denunce profetiche di tutto quello che diminuisce l'uomo. Ma bisogna anche prendere coscienza che spesso ed inevitabilmente nelle denunce di situazioni e pratiche violente, ci sono delle imperfezioni, perché sono coinvolti l'emozione, il pregiudizio, la preferenza, l'ideologia che condizionano più o meno ogni giudizio umano.  Nella linea del bene e della giustizia di Dio, il vero mettere in questione della violenza non può essere altro che la costruzione di una società che si basa su questi principi, dove ogni uomo trova il suo posto e la sua realizzazione, dove i suoi diritti e la sua dignità sono rispettati. Nella storia europea c'è un esempio particolarmente illuminante. Le misure prese dopo la prima guerra mondiale, incluso la creazione della Società delle Nazioni, erano basati sull'affermazione della colpa della Germania e sul controllo delle sue tendenze belliche. Il vincolo del trattato di Versailles ha condotto al riarmo della Germania e alla seconda guerra mondiale. Dopo alcuni uomini, che tra l'altro erano cristiani, hanno elaborato il progetto di una società nuova, basato sulla fratellanza, la condivisione, il destino comune, che accomunava i nemici di ieri. Da quel tempo non c'è più guerra o minaccia di guerra in Europa.
    Papa Giovanni Paolo II ci ha indicato la strada per quanto riguarda la corretezza evangelica degli impegni di fronte alla violenza. Se da un lato ha chiaramente denunciato il terrorismo, dall'altro ha espresso non meno chiaramente la sua opposizione al ricorso alla guerra contro l'Irak, nella misura in cui la guerra non può essere un progetto di giustizia. L'unica strada per la giustizia è quella che dà retta al futuro dell'uomo nel dialogo e nella riconciliazione.
  3. Si dice che l'unica chiave decisiva del comportamento va oltre le capacità umane. L'atteggiamento veramente cristiano in un mondo dove la violenza rimane una realtà forte nei rapporti tra gli uomini, è « Amate i vostri nemici ». La proposta del Cristo è realistica perché tiene conto del fatto che nel mondo c'è troppa violenza, troppa ingiustizia, e che si può superare questa situazione solo opponendoci un di più di amore, un di più di bontà. Questo di più è la misericordia di Dio che si è fatto carne in Gesù Cristo ed è l'unica che può, come dice Benedetto XVI, « squilibrare » il mondo del male verso il bene, se questo di più mette radice nel cuore dell'uomo.

 



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