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19 Settembre 2016 09:30 | Palazzo Buonacquisti

Intervento di Giacinto Boulos Marcuzzo



Giacinto Boulos Marcuzzo


Vescovo cattolico, Patriarcato latino di Gerusalemme

In Terra Santa lo spirito di Assisi è nato dall’ormai famosa iniziativa di San Giovanni Paolo II del 27 ottobre 1986.

Ma già dagli anni ‘60, cioè dal Concilio Vaticano II, si praticavano già in Terra Santa, più o meno intensamente, degli sforzi per vivere il dialogo, la concordia e la collaborazione a livello interreligioso e interculturale.

Ma quello che diede una forte spinta allo spirito di Assisi è stata la firma dell’Accordo Fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele, il 30 dicembre 1993. L’Accordo Fondamentale era un documento diplomatico, non prevalentemente religioso. Praticamente, tra i suoi effetti principali, ha avuto una profusione di dialogo interreligioso a tutti i livelli.

Il mio collega Cesar Margieh presenterà chi e come si fa dialogo religioso in Israele. Personalmente, mi limito a presentare alcuni aspetti salienti del dialogo interreligioso in Israele e in Terra Santa in generale. Si vedrà come quasi tutti gli aspetti presentano dei lati positivi, ma anche dei lati che richiedono più lavoro e crescita. 

  1. Il dialogo della vita. Per vita s’intende l’abitazione, la scuola, il lavoro e l’attività sociale in generale. Abbiamo in Terra Santa villaggi e città misti, ma quartieri musulmani, cristiani, ebrei e drusi. E’ in quegli ambienti che si gioca la sfida dell’integrazione positiva. 
  2. Il dialogo bilaterale e globale. C’è una grande profusione di “interfaith associations” e di “centri culturali” dove il dialogo bilaterale funziona (cristiani-ebrei, ebrei-musulmani, musulmani-ebrei, drusi-ebrei), e anche quello trilaterale o di più componenti, globale. Anzi perché il dialogo sia più vero si sente il bisogno di quest’ultimo tipo di dialogo. Sarà questo dialogo in avvenire il successo della convivenza umana. 
  3. Il dialogo intorno alla Parola di Dio. Non solo i temi o i personaggi scelti per il dialogo sono biblici. Ma l’impostazione stessa e il come si svolge il dialogo sembrano imitare i dialoghi nei libri sacri di ogni religione. Anzi, l’idea stessa di dialogo sembra venire dalla Rivelazione, dal dialogo tra Dio e l’uomo. 
    Qui si tocca un punto importante, dove si dovrebbe migliorare. Raramente il problema della giustizia e della pace viene abbordato nel dialogo. Sembra un paradosso. A causa della sua delicatezza, per non provocare ulteriori problemi, e per non sabotare il dialogo appunto, si preferisce un soggetto biblico e comunque religioso. 
  4. Il dialogo intorno ai Luoghi Santi. In Terra Santa si beve l’acqua sorgiva della fonte, si respira l’aria pura delle origini. Se è vero, ed è vero, che una religione nasce da una nuova esperienza dell’uomo con Dio, il dialogo presso i Luoghi Santi è un’occasione unica perché gli uomini si avvicinino a Dio e gli uni agli altri. Emblematico è stato l’incontro interreligioso di Papa Benedetto XVI nella Basilica dell’Annunciazione il 14 maggio 2009, ma anche gli incontri degli altri papi con capi religiosi, al Muro del Pianto e alla Moschea di Omar.  
  5. Il dialogo dei pellegrini. E’ un fenomeno religioso in crescita e incoraggiante. Molti pellegrini, accanto alla visita ai Luoghi Santi, chiedono di organizzare un incontro interreligioso a due o tre o più voci. Si potrebbe chiamare il ‘dialogo delle sorprese’, perché i pellegrini scoprono sugli altri degli aspetti che fanno cadere pregiudizi e generano la convinzione che gli aspetti che ci uniscono sono più numerosi degli aspetti che ci separano. 
  6. Il dialogo della storia. Collegato la Bibbia la storia della salvezza…
  7. Il dialogo della preghiera. Iniziativa di Papa Francesco in Terra Santa e Vaticano nel giugno 2014…
  8. il dialogo concentrato sulla “Cura della casa comune’’. Scuole, Università, Baha’i…

 

#peaceispossible #setedipace
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