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19 Settembre 2016 17:30 | Sala Comunale

Intervento di Didi Talwalkar


Didi Talwalkar


Presidente del Movimento “Swadhyaya”, India

Considerare il vivere insieme solo una sfida per le religioni è come considerare una grave carestia una sfida solo per una famiglia dove comunque tutte le famiglie del villaggio sono colpite. Ogni persona: giovane, anziana, ricca, povera, etc. è colpita, nessuno ha scampo. Nel corso della vita di ciascuno il problema del vivere insieme riguarda tutti gli aspetti e le sfaccettature della vita di ciascuno da un punto di vista personale, familiare, sociale, educativo, religioso, politico, economico e ad ogni livello oltre i confini della famiglia, della società, del villaggio, della cittadina a livello nazionale ed internazionale.

Il problema non è “essere” ma “vivere”. In realtà anche l’ ”essere” è diventato una questione difficile ed è questo il motivo per cui ciascuno deve lottare anche solo per l’ esistenza. Comunque “essere” è un dono di Dio all’uomo “lottare per “essere” è un dono da uomo a uomo.
Scrivere, parlare, incontrarsi e discutere il tema del “vivere insieme” è diventato un tema cruciale in questo secolo. Secondo me, quando noi diciamo “vivere insieme” la maggior parte di noi si riferisce e capisce che parliamo di “essere insieme”. Per vivere insieme c’è bisogno di essere allo stesso livello dell’altro; dovremmo avere la stessa comprensione spirituale di base o più profonda, ma purtroppo siamo incapaci di raggiungere questo livello.
Oggi tutti gli uomini di pensiero, gli intellettuali, i paesi stessi sono in dialogo nello sforzo di incoraggiare tutti ad essere insieme.
Viviamo un dilemma incessante: nessuno può essere solo ma allo stesso tempo è incapace di essere con l’altro o di accettarlo. Sembra che nessuno riesca a trovare un’indicazione per risolvere questo problema.
La filosofia mi insegna che “essere è relazionarsi”. Il mio essere è dipendente dall’essere dell’altro. L’altro deve essere lì quando io sono lì e noi dobbiamo essere insieme. ‘Essere’ significa meramente esistere e questo è applicabile ad ogni individuo e ad ogni cosa sul pianeta. ‘Vivere’ significa vita e vita significa energia, desiderio, attivismo e crescita.    
Oggi sappiamo che ogni atomo ha energia al suo interno ed in questa era atomica la distinzione fra la materia e lo spirito è nebulosa, tuttavia non accettiamo che tutti gli atomi contengano la vita. Ma cosa pensiamo quando parliamo di “vita”? Parliamo di ricettività, risposta e sviluppo. La vita può essere forgiata o plasmata in un modo migliore a vantaggio del progresso.
La ricerca di Sir J. C. Bose sulla vita nelle piante, la vegetazione e gli alberi è di una importanza immensa. La vita negli uccelli, negli animali ed in altre creature conferisce loro un’importanza tutta particolare. Ogni altra cosa nel mondo “esiste” e niente più.
Oggi, quando anche la mera esistenza è una sfida, lo sviluppo e la crescita ovviamente divengono anche essi una sfida. Naturalmente, essere, vivere e crescere insieme devono essere qualcosa di più che una sfida.
Sorge la domanda sul perché ‘vivere insieme’ è una sfida. Insieme è con l’altro. L’altro avrà un’opinione, un desiderio, cose che gli piacciono o non gli piacciono, una sua struttura o altro. Così non si deve solo vivere insieme, ma prendere il pacchetto completo. Per questo vivere insieme è una sfida continua. 
Approfondendo il problema, sono giunta alla conclusione che il problema non sia tanto “vivere insieme” , ma “con l’altro”.
Il problema comincia quando nasce un bambino. Per un bambino in vita il primo “altro” è il padre. Per il bambino, a parte la madre, ogni altro è “l’altro”. Poi vengono i fratelli e le sorelle con i quali nasce il sentimento di rivalità.
Quando il bambino cresce e diviene abbastanza grande, comincia a sentirsi disgiunto dagli altri della famiglia – ecco il problema del vivere insieme.
Le relazioni definite attraverso un contratto legale e i divorzi sono in crescita, perché? E’ il problema del vivere insieme. 
La richiesta di un numero maggiore di case per anziani è il riflesso dello stesso problema.
Per ora sappiamo cosa vogliamo dire quando parliamo di vita: energia, desiderio, attivismo, e crescita. Quando due vivono e sono uniti da un comune obiettivo con lo stesso sistema e la stessa ricettività, allora questo si potrebbe chiamare “vivere insieme”. Ci vuole un obiettivo comune, convergere nella stessa direzione e svilupparsi e crescere insieme. Questo potrebbe richiedere dei cambiamenti soggettivi, interiori senza i quali “vivere insieme” è impossibile.
L’umanità fonda la sua speranza nella religione perché realizzi tale trasformazione. 
Oggi la religione è percepita come nulla di più che l’osservanza di un insieme di rituali. Mettiamo da parte gli aspetti ritualistici, dogmatici e superstiziosi di una religione e proviamo a capire la religione nella sua forma più pura. 
La Religione è tale che:
  • Risveglia e nutre il rispetto di sé e i sentimenti di altruismo negli esseri umani.
  • Sancisce ordini morali e rende gli esseri umani coscienti dei propri doveri.
  • Razionalmente introduce Dio in tutte le cose e accetta la devozione verso Dio sopra tutte le cose.
  • La religione sostiene un individuo e la società.
Per queste ragioni ci si aspetta che la religione sia portatrice del cambiamento necessario per la sua forza intrinseca, ma anche si critica per i suoi fallimenti dimenticando il fallimento di altri fattori.
Solo allo scopo di essere più chiara, il 75% della religione è la sua filosofia e i rituali rappresentano il 25%. Il popolo si concentra solo sui rituali. I rituali sono diversi da religione a religione e da regione a regione. I rituali da soli non possono trasformare gli individui e portarli al cambiamento interiore desiderato. La filosofia è ignorata. Ma è la filosofia che ha bisogno di essere compresa e seguita. A questo punto e a questo livello tutte le religioni umane sono uguali. 
 
 
La comprensione di questa filosofia della religione e della devozione al Dio onnipotente può offrire una soluzione a varie sfide e la religione può aiutare a:
  • Rimuovere “l’alterità” dell’ altro e portare ad un intimo altruismo con “l’altro”.
  • Riconoscere ed accettare l’altro e la Divinità comune che è dentro di lui.
  • Creare relazioni altruistiche delle quali c’è bisogno per essere insieme.
Accettando la pervasività della Divinità comune in tutti gli esseri umani noi possiamo risolvere quasi tutti i problemi che la società umana incontra e possiamo vivere insieme come una unica famiglia Divina.
La famiglia della Swadhyaya ha iniziato a camminare su questa via difficoltosa del “vivere insieme” circa 75 anni fa. Oggi raccoglie milioni di persone che camminano insieme. La fonte principale di Swadhyaya, Reverend Pandurangshastri Athavale, mio padre, ha unificato con successo le cose che piacciono e non piacciono, le opinioni, etc. di gente diversa e ha guidato tutti amorevolmente in un’unica direzione verso l’obiettivo comune del vivere e lavorare insieme con altruismo in una famiglia divina sotto la paternità di Dio. Questa famiglia di milioni di persone vive nei 5 continenti e raccoglie gruppi diversi nella società, comprese persone dei villaggi, delle piccole e grandi città, istruiti e non, benestanti e non, bambini, giovani, anziani, uomini e donne, tutti vivono come figli di un unico Dio e lavorano altruisticamente in uno spirito di devozione a Dio.
Queste persone della Swadhyaya, vivono una soddisfazione spirituale, hanno un obiettivo nella vita e sperimentano il cambiamento interiore. 
A chi mi domanda se rappresento la religione Hindu, non so cosa rispondere. Se qualcuno mi chiede se credo o no in una religione, anche allora non ho una risposta. Questo perché io credo con Swadhyaya che  è la Filosofia Umana che racchiude la Filosofia di tutte le religioni.
 

#peaceispossible #setedipace
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