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Il 34° Anniversario della Comunità di Sant'Egidio - Omelia del Card. Camillo Ruini


 
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OMELIA PRONUNCIATA DA 
S.E. IL CARD. CAMILLO RUINI
VICARIO GENERALE DI SUA SANTITA'
E PRESIDENTE DELLA 
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La parola del Vangelo che la liturgia della Chiesa ci fa ascoltare oggi getta una luce significativa su questo trentaquattresimo anniversario della Comunità di Sant'Egidio che celebriamo in questa Basilica Cattedrale di Roma con alte Personalità del Paese, amici e sostenitori della stessa Comunità. Il Vangelo di Marco mostra l'inizio della missione della Chiesa, quando Gesù inviò i suoi discepoli due e due e dette loro potere sugli spiriti immondi. Ordinò loro -si legge nel Vangelo- che non prendessero nulla per il viaggio, oltre i sandali e il bastone: "Né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche". La missione dei discepoli si svolge in una condizione che può apparire di debolezza o addirittura di imprevidenza; solo il bastone e un paio di sandali, il minimo necessario, niente pane, bisaccia né denaro nella borsa, non una tunica di ricambio- Che cosa è possibile fare con questo minimo di mezzi in un mondo grande e complesso?

Non si tratta solo dell'esperienza degli Apostoli. La debolezza talvolta sembra grande di fronte alle difficoltà, ai mali, alla complessità di questo nostro tempo, anche alla drammaticità degli ultimi mesi a partire dall'undici settembre. La risorsa della fede è forse troppo debole?

L'Apostolo Paolo scrive nella seconda Lettera ai Corinzi: "Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte" (2 Cor 12, 10). La parola dell'Apostolo, che è stato il grande evangelizzatore della storia cristiana, mette in luce la "forza umile" o la "forza debole" della fede, come amano dire gli amici di Sant'Egidio. Questa è la grande risorsa dei discepoli, che hanno ricevuto - come dice il Vangelo - il potere sugli spiriti immondi.

E' la forza profonda della fede, che sposta le montagne; è la forza reale dell'amore che vince l'inimicizia; è la forza del perdono che rimette i peccati e libera dal giogo del male. Per questo non cediamo rassegnati di fronte alle difficoltà e di fronte ai nostri stessi limiti personali e comunitari, Per questo l'invio degli Apostoli e dei discepoli non è solo un avvenimento degli inizi della storia cristiana, ma sempre si rinnova di tempo in tempo.

Siamo qui per celebrare gioiosamente, con affetto e amicizia, l'anniversario della Comunità di Sant'Egidio. E' il ricordo di un inizio, quando un piccolo gruppo di studenti romani, dopo il Concilio Vaticano II, si sentì chiamato a servire il Signore a partire dai poveri, dalle periferie di questa nostra città. La storia di Sant'Egidio, a cominciare da quegli anni, è un aspetto costante del rinnovarsi della missione della Chiesa. E' stata animata da quell'amore cristiano che non si rassegna al fatto che il Vangelo sia dimenticato o non ascoltato da una parte della gente. E' stata mossa da quell'amore cristiano che non si rassegna al male, alla miseria, al dominio degli spiriti malvagi. In questi anni abbiamo imparato ad apprezzare e accompagnare il multiforme impegno della Comunità di Sant'Egidio, espressione di una speranza cristiana vissuta prima con la passione dei giovani e progressivamente con la maturità e responsabilità degli adulti cristiani.

Vorrei ricordare però che la sorgente prima, il cuore della missione multiforme di questa Comunità sono da ricercare nel primato della preghiera e della liturgia. Basta entrare una sera, qui a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere per vedere come siano raccolti ogni giorno in quella antica chiesa tanti giovani e non giovani, per pregare. In quel luogo si scopre il segreto semplice di un'esperienza, racchiusi in quella sorgente di fede e di amore che è la preghiera. Questa stessa esperienza si ripete in tanti luoghi di Roma e, poi, in Italia e nel mondo, dove la Comunità opera e vive. Si tratta di quelle "autentiche scuole di preghiera", di cui ha parlato Giovanni Paolo Il nella Novo Millennio Ineunte. Così Santa Maria in Trastevere è diventata un santuario moderno nella nostra città.

La preghiera libera energie di amore. Il Salmo 119 dice: "Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino". Infatti la preghiera illumina i nostri passi nelle vicende di ogni giorno, produce una visione rinnovata e generosa. E' quella cultura dell'amore con cui la Comunità di Sant'Egidio ha vissuto, negli anni passati, la vicenda umana di Roma e del mondo. Non posso ricordare qui tutti i differenti impegni della Comunità, dall'evangelizzazione al servizio ai poveri, all'impegno di carattere educativo. Li vediamo nella Diocesi di Roma, in armoniosa relazione con altri carismi e altre realtà, sempre all'interno dell'unica missione della Chiesa.

Voglio ringraziare, anche come Cardinal Vicario, gli amici della Comunità per il loro impegno nella missione diocesana. Voglio ringraziarli perché, con la loro opera, i sofferenti sono consolati e i poveri sono meno soli. Un fatto concreto, che colpisce, è la grande festa per i poveri in occasione del Natale, quando avete messo a tavola circa 7000 persone solo a Roma, secondo una tradizione che dura da vent'anni. E' il segno di quel legame familiare e di amicizia che caratterizza il vostro rapporto con i poveri, mai ridotti a meri casi sociali.

Ho parlato dei poveri di Roma, ma si dovrebbe dire dei poveri del mondo. Da molti anni infatti la Comunità di Sant'Egidio si è misurata con le grandi povertà del mondo contemporaneo, specialmente in Africa: la fame, le malattie, la condizione dei bambini, le carceri, e ultimamente la cura dell'AIDS, Vorrei ricordare in particolare l'impegno contro la guerra che è, forse. la più grande povertà del nostro tempo; la guerra, che è la "madre di tutte le povertà", come usano dire a Sant'Egidio.

Ricorre proprio in questo 2002 il decimo anniversario della pace in Mozambico, che concluse una guerra lunga, sanguinosa, che ha prodotto un milione di morti. L'accordo di pace, che fu firmato a Sant'Egidio grazie alla mediazione determinante della Comunità, è frutto di quella forza d'amore che non si rassegna di fronte al dolore e al male. In quel l'occasione, come Presidente della Conferenza Episcopale italiana, dissi: ".. per grazia dì Dio, esistono sulla scena del mondo anche realtà nelle quali sta aprendosi finalmente la strada della pace. Penso in particolare al Mozambico, anche per il contributo ammirevole che a quel processo di pace ha saputo dare l'opera paziente e amica di una nostra Comunità ecclesiale". Oggi in Mozambico la pace è stabile e quel Paese rappresenta -nonostante i suoi problemi- un segno di speranza per l'Africa.

La pace è nel cuore della Comunità. E' quella pace che manca nel nostro tempo, segnato dal terrorismo, dalla guerra, dalla diffusione della violenza. Proprio due settimane fa, su invito del Santo Padre, abbiamo pregato ad Assisi, in un luogo e in uno spirito che è caro a Sant'Egidio. Infatti, dal 1986, la Comunità ha continuato, nello spirito di Assisi, gli incontri tra uomini e donne di diversa religione, non per un improprio sincretismo ma per rafforzare la comprensione reciproca e la capacità di operare insieme per la pace. 

Il Santo Padre ha scritto, in occasione di uno di questi incontri promossi da Sant'Egidio: "All'indomani di quella significativa giornata (del 1986) esortai tutti a perseverare nella diffusione del messaggio di pace e nell'impegno di vivere lo ‘spirito di Assisi'... Oggi sono lieto di constatare come la dinamica di pace, che ad Assisi ha ricevuto un singolare impulso, si sia arricchita in ampiezza ed in profondità. Ringrazio di cuore la Comunità di Sant'Egidio, che con entusiasmo e fedeltà ha raccolto lo ‘spirito di Assisi' ed attorno ad esso ha continuato a far convergere credenti di ogni Religione e di ogni continente, invitandoli a riflettere ed a pregare per la pace. Si è così formato e consolidato un pellegrinaggio di persone di buona volontà, desiderose di mostrare ai propri fratelli il nome pacifico di Dio, il quale intende salvaguardare e promuovere la vita di ogni creatura ragionevole".

La fede "è fondamento delle cose che si sparano e prova di quelle che non si vedono", come è scritto nella Lettera agli Ebrei (11,1). Con questa fede guardiamo al futuro, senza indulgere alla rassegnazione né al pessimismo. infatti, come credenti, siamo consapevoli di ricevere in dono una forza che incide in modo reale e misterioso nel corso della storia degli uomini. La festa odierna della Comunità di Sant'Egidio e la sua quotidiana vita cristiana sono dunque un segno di speranza per la Chiesa e per il nostro mondo.

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