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11 Settembre 2017 16:30 | Franz-Hitze-Haus, Saal 1

Intervento di Polycarpus


Polycarpus


Arcivescovo ortodosso, Chiesa sira

 Il tuo occhio è la lampada del tuo corpo; quando il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo è pieno di luce; ma quando non è limpido, il tuo corpo è pieno di oscurità.

-Il Vangelo secondo Luca 11: 34-36
La tradizione della Chiesa siriaca, di cui sono membro, affonda le sue radici nel mondo semitico/biblico da cui scaturirono la Bibbia e le tre religioni monoteistiche, ossia il Giudaismo, il Cristianesimo e l’Islam. Nel corso della Storia, queste tre religioni monoteistiche hanno vissuto assieme fianco a fianco per molte generazioni. Il loro rapporto è stato talvolta caratterizzato da pacifica coesistenza e cooperazione, e altre volte da grandi lotte e conflitto.
La realtà quotidiana di queste comunità etnicamente, linguisticamente e religiosamente diverse è trattata nella letteratura siriaca. Il genere distintivo del dialogo o della disputa poetica siriaci, dove due personaggi conducono un dibattito in versi alterni, affonda le sue radici nelle antiche dispute mesopotamiche, composte in sumero ed accadico e risalenti al tardo terzo secolo e al secondo secolo A.C. all’interno della tradizione letteraria siriaca, dove i primi esempi di tali poemi sono riconducibili agli scritti di San Efrem (306-373). Una di queste dispute poetiche avviene fra la Sinagoga e la Chiesa. Qui, presenterò tre strofe per dimostrare come, dopo la disputa iniziale, venga trovata una soluzione per vivere assieme. Il poema dice:
•  Lì calò una disputa fra le due assemblee
e qui si ergono in conflitto.
Lasciateci sentire, fratelli miei, ciò che hanno da dire
dato che cantano nelle loro disputazioni.
 
•  La Figlia dell’Ebreo sta millantando
di essere l’erede della Casa di Dio,
ma la Chiesa dice, per sua parte,
che io sono la figlia e la vera erede.
 
•  La Chiesa dice, Il Figlio che venne crocifisso
nominò me erede assieme a te;
la Casa può contenerci entrambi, ma non invidiarmi,
permettici di ereditare assieme, io e te.
 
Spesso si dice che la buona volontà e la tolleranza aiuteranno le persone a vivere in pace e armonia. Tuttavia, ciò che salverà le persone non sono la buona volontà e la tolleranza, ma un pensiero lucido come quello espresso nella massima di Gesù riportata nel Vangelo secondo Luca, che dice: Il tuo occhio è la lampada del tuo corpo; quando il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo è pieno di luce; ma quando non è limpido, il tuo corpo è pieno di oscurità.
Cos’è il pensiero lucido e come ci si arriva?  Nelle sue ultime meditazioni, raccolte in un libro intitolato La Via per l’Amore, l’anziano Padre Gesuita Anthony de Mello considera la domanda in questione dicendo: La prima cosa che devi sapere è che il pensiero lucido non richiede alcun grande sapere. È così semplice da essere alla portata di un bambino di dieci anni. Ciò che è necessario non è imparare ma disimparare, non è il talento ma il coraggio. Questo lo capirai se penserai a un infante fra le braccia di una domestica vecchia e sfigurata.  Il bambino è troppo giovane per avere già assimilato i pregiudizi dei suoi parenti più anziani. Per cui, quando si stringe nelle braccia di quella donna, non sta rispondendo a delle definizioni nella sua testa; definizioni come donna bianca, donna nera, brutta, bella, vecchia, giovane, madre, serva, non sta rispondendo a definizioni come queste, ma alla realtà. Quella donna risponde al bisogno di amore del bambino e quella è la realtà a cui risponde il bambino, non al nome della donna, né alla sua figura, religione, razza e setta. Sono fattori irrilevanti. Il bambino non ha ancora convinzioni né pregiudizi. Questo è l’ambiente in cui può formularsi il pensiero lucido. E per acquisirlo, uno deve abbandonare tutto ciò che ha e deve acquisire la mente del bambino, che è innocente di esperienze passate e programmazioni che annebbiano così intensamente il nostro modo di guardare alla realtà.
Inoltre, de Mello continua dicendo: Pregiudizi e credi non sono i soli nemici del pensiero lucido. C’è un altro paio di nemici chiamati desiderio e paura. I giganti spirituali hanno convenuto che per trovare la verità hanno bisogno di un cuore che non ha nulla da proteggere e che non deve nulla all’ambizione, e che quindi lascia che la mente vaghi priva di restrizioni, senza paura e libera, in cerca di verità; un cuore sempre pronto ad accettare nuove dimostrazioni e cambiare la sua visione. Un cuore come questo diventa poi una luce che illumina le tenebre di tutto il corpo dell’umanità.
--La Via per l’Amore: Le Ultime Meditazioni di Anthony de Mello “La Luce del Corpo” (Luca 11:34) 
Il mistico della metà del settimo secolo, originario della Siria orientale, che venne da Beth Qatraye, l’odierno Qatar, e che successivamente divenne vescovo di Nineveh (la Mosul irachena dei nostri giorni), e i cui scritti mistici influenzarono persone dal Qatar fino a Tokyo, descrive il cuore misericordioso e compassionevole che porterà pace e armonia nel cuore e nelle vite delle persone dicendo:
 
Cos’è un cuore misericordioso? È il cuore che arde per il bene dell’intero creato, per gli uomini, per gli uccelli, per gli animali, per i demoni e per ogni cosa creata; e per la loro reminiscenza e vista gli occhi dell’uomo misericordioso versano molte lacrime. Per la forte e veemente misericordia che afferra il suo cuore e per la sua grande compassione, il suo cuore è umile e non può sopportare di sentire o vedere qualsiasi ferita o lieve dolore nella creazione. Per questa ragione, si raccoglie continuamente in una preghiera dolorosa, persino per le bestie irrazionali, per i nemici della verità e per coloro che gli procurano danno, così che possano essere protetti e ricevere misericordia. Ed in maniera simile prega persino per la famiglia dei rettili, per via della grande compassione che arde senza misura nel suo cuore, in rassomiglianza a Dio.
(Sant’Isacco di Nineveh, Omelia 81)   
 

#peaceispossible #stradedipace
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