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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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13 Settembre 2011 09:00 | Residenz München, Plenarsaal der Bayerischen Akademie der Wissenschaften

Credenti, amici dei poveri – dal punto di vista cristiano di Seraphim Kykkotis



Seraphim Kykkotis


Metropolita ortodosso, Patriarcato di Alessandria

Carissimo Cardinale Reinhard Marx e fratelli della Comunità di Sant’Egidio, 
vi saluto tutti nel santo nome di Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore, e vi porto i saluti e la benedizione di Sua Santità, il Pope e Patriarca di Alessandria, Teodoro II.

Prego con voi affinché il fondatore della Comunità di Sant’Egidio: il professore Andrea, il presidente Marco e tutti i membri portino il loro ministero apostolico nel ventunesimo secolo a tutte le nazioni.

La chiesa ortodossa non dimentica la povertà e l’oppressione, ed è molto chiaro dalla Bibbia che queste sono sempre nel pensiero di Dio. Ciò è evidente  nel Nuovo e nel Vecchio Testamento.

Nel Deuteronomio, 26:5-9  leggiamo: “Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al SIGNORE, al Dio dei nostri padri, e il SIGNORE ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il SIGNORE ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse …in questa terra, dove scorrono latte e miele”.

Sentimenti simili si trovano nel Vangelo di Luca. Leggiamo in Luca, 4:16-21.

“ Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere...lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato  a portare  ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare un anno di grazia del Signore. …Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. 

Anche il grande re Davide ci dice, nel Salmo 140:12  “So che il Signore difende la causa dei poveri, il diritto dei bisognosi”. 

Isaia condivide la stessa fede. In Isaia 25:4 leggiamo: “Perché tu sei sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia”. 

Naturalmente ci sono molti altri esempi che potremmo citare, ma il più famoso è quello espresso dal Signore nelle Beatitudini in Luca 6:20-21:   “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete”.

Parlando in generale, le persone che sono relativamente sicure dal punto di vista economico, hanno un atteggiamento brutto verso i poveri, principalmente di disprezzo e paura. Molto spesso la gente è sospettosa quando li incontra e crede semplicemente che essi siano pigri o inferiori. 

Molti ortodossi e altre persone hanno un cuore buono, ma preferiscono non guardare i poveri troppo da vicino perché lo trovano deprimente. Tuttavia questi atteggiamenti sono l’opposto di quello che Dio vuole da noi, e mille miglia lontani dal comportamento che si aspetta che abbiamo. Dio è un Dio di agape e il bisogno umano suscita in Lui la compassione e l’azione. Spesso pensiamo: “Certo Dio ama i poveri, ama tutta la Sua creazione.”Ma non è così semplice: il carattere di Dio ci viene presentato come un modello per il nostro poiché noi siamo creati a Sua immagine. Se Dio dà valore ai poveri dobbiamo pensare a cosa questo significhi per noi che stiamo meglio di loro. 

In Geremia 22:3 Dio ci dice: “Praticate il diritto e la giustizia, liberate il derubato dalle mani dell'oppressore, non frodate e non opprimete il forestiero, l'orfano e la vedova, e non spargete sangue innocente in questo luogo.” In Luca 12:33 ci dice chiaramente: "Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove il ladro non arriva e tarlo non consuma.”

In Matteo il messaggio viene ribadito severamente al capitolo 5:42: “Dà a chi ti chiede e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.”

Lo stesso messaggio ci viene dalla Torah, dagli scritti dei profeti e dai salmi di Davide; Gesù ce lo dice direttamente nei Vangeli e anche nelle Lettere di Paolo. Tuttavia oggi, tristemente, non molte chiese danno importanza al servizio ai poveri come la Parola di Dio ci dice di fare.

In tempi economici difficili nel mondo, abbiamo tutti molti motivi per non dare da mangiare agli affamati, o per voltare quotidianamente le spalle ai bisognosi. Questo mostra la nostra natura di peccatori. Dio vuole che tutti noi aiutiamo i bisognosi. Quando aiutiamo i poveri stiamo facendo la cosa giusta. Ne otteniamo ricompensa spirituale e spesso anche materiale. Nei Proverbi 22:9 leggiamo: “Chi è generoso sarà benedetto, perché egli dona del suo pane al povero” e in Isaia 58:10: "Se aprirai il tuo cuore all'affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio Ti guiderà sempre il SIGNORE, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono".

Luca 12:44  ci dà un messaggio forte: "Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove i ladri non arrivano e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore". Anche in Matteo 19:20 quando il giovane ricco parla a Gesù, " Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca? Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!»." 

Gesù ci chiede superare la nostra tranquillità nel dare cose a coloro che sono nell’estremo bisogno e, naturalmente, non riaverle indietro. Il povero può essere di razza differente o non parlare la nostra lingua. Possono essere persone non abbastanza morali per noi, o immigrati illegali a cui diamo fuoco in un raptus di xenofobia.

È interessante notare che nel Vangelo di Giovanni la prima persona a cui Gesù confessa chiaramente di essere il Messia sia una donna samaritana, che era anche un’adultera. I samaritani erano disprezzati dagli ebrei ortodossi dell’epoca. Cosa ci insegna questo? Possiamo dare troppo? Noi greci crediamo nell’essere moderati in tutte le cose. Sfortunatamente abbiamo preso questa idea dai nostri antenati e non dalla Bibbia. Gesù ci chiede di dare liberamente.

Dio ci mette in guardia molte volte dall’indifferenza verso i poveri e i bisognosi. In Giacomo 5:1-6 “E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme…Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida; e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage”. 

Non esiste un’immagine più chiara di quella che ci è data in Luca 16:19-25. "C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla tavola del ricco, ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi tra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti...”. 

Quando sfruttiamo i lavoratori, opprimiamo gli immigrati e, fondamentalmente, derubiamo i bisognosi invece di aiutarli, gettiamo i semi della nostra stessa distruzione. 

Ignorando i poveri diventiamo criminali. Sodoma non è stata distrutta a causa dell’immoralità sessuale, è stata distrutta perché "era piena di superbia, ingordigia, ozio indolente"—e questa non è una descrizione molto adeguata del nostro mondo occidentale di oggi? – ed essa "non ha soccorso il povero e l’indigente". Ma Dio è un Dio giusto e rovescia la fortuna. Non c’è il minimo accenno al fatto che l’uomo ricco che viene punito agli inferi sia stato responsabile della caduta di Lazzaro…tranne in un senso generale: egli era responsabile come essere umano, come un uomo che era chiaramente consapevole di colui che soffriva alla sua porta e tuttavia non ha fatto niente per aiutarlo, in maniera molto simile a noi quando i bisognosi ci si avvicinano.

Nella prima lettera di Giovanni, 3:17 leggiamo: “Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio?” e in Luca 6:33 "E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto". Diamo con vera agape e rallegriamoci, o non diamo affatto, perché come dice la seconda lettera ai Corinzi, 9:7: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”. ‘

Negli Atti 4:32-35 vediamo che: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”. 

Se doniamo lo dobbiamo fare con sincerità e non dare semplicemente a coloro che ci hanno dato delle cose. Dobbiamo anche dare senza che gli altri ci vedano. Negli Atti 4 leggiamo che: “Nessuno infatti tra loro era bisognoso”. Oggi, con tutte le nostre innovazioni, la tecnologia, gli alti livelli di istruzione e molte più risorse rispetto a duemila anni fa, non possiamo dire la stessa cosa, in quanto mammona ci ha sopraffatto. 

Poiché il Signore, come un re buono, si preoccupa dei suoi sudditi poveri, così dovremmo fare noi. Nella seconda lettera ai Corinzi 8:9 leggiamo: “Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. 

In Matteo 25:31-46 siamo avvisati che: " Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti? E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo servito? Allora egli risponderà loro: In verità vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno di questi più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna". 

Miei amati fratelli, la nostra salvezza dipende in gran parte da come trattiamo i poveri nella nostra società, e da come diventiamo simili a Cristo nella nostra agape. Abbracciamo i poveri con un cuore contrito e amore totale. Questo è ciò che fa Gesù.

Per esempio, tenendo come base il comportamento della persona prodiga nella parabola del Vangelo, possiamo parlare dello spreco nel nostro tempo, che si esprime nella situazione inaccettabile della sofferenza ingiusta della popolazione mondiale.

Il 10% della popolazione della terra gode dell’uso del 90% della produzione mondiale e il 90% della popolazione rappresenta al tempo stesso un’ironia perché il 10% della popolazione si dà il caso che sia cristiano. Il risultato dell’attuale sperpero dei cristiani è il seguente, secondo gli ultimi dati statistici dell’UNICEF:

1) Un terzo dei bambini in Africa è denutrito.

2) Nei paesi sottosviluppati circa 13 milioni  di bambini muoiono ogni giorno perché non hanno accesso ad alcuni dei beni che i bambini cristiani hanno. 

3) Tre milioni di bambini muoiono per la disidratazione causata dalla diarrea. 

4) Ogni anno circa  300.000 bambini diventano ciechi a causa della carenza di vitamina A.

5) In Asia un milione di bambini, ragazze e ragazzi, sono costretti alla prostituzione per colpa di uomini di affari cristiani, europei ed americani. 

6) 97% dei bambini muoiono prima dei 5 anni .

7) Circa 10.000 000 bambini soffrono di Aids, a causa dell’irresponsabilità degli adulti.

8) Circa 10.000.000 bambini sono orfani perché i loro genitori muoiono a causa della povertà e di varie malattie.

9) Circa 130.000 000 bambini non hanno i mezzi per ricevere un’istruzione a scuola.

10) La maggior parte delle morti dei bambini potrebbe essere evitata con le vaccinazioni base che costano solo  R100 per bambino.

11) Nei paesi del terzo mondo 1 milione e mezzo di persone non ha il lusso dell’acqua potabile e due miliardi non riescono a garantirsi un’igiene di base.

Lo spreco del nostro tempo verrà limitato solo se le persone dissipatrici della nostra società si pentiranno e le persone innocenti del nostro pianeta saranno trattate nello stesso modo.

Davanti al proprio ego personale che vuole sempre un guadagno economico maggiore, la gente civilizzata dell’Occidente ha imparato a buttare via il latte e gli eccessi della produzione viene gettata nell’immondizia.

Lo spreco degli occidentali non è solo un’ingiustizia sociale alle spese del nostro prossimo che soffre e che fa a meno di tutte quelle cose che gli altri buttano via e sprecano, ma è ciò che porta alla distruzione di coloro che sono trattati male e di coloro che maltrattano perché la nostra sopravvivenza è garantita solo dalla nostra buona volontà di sostenere sempre e in maniera giusta le condizioni della nostra co-esistenza pacifica.

Anche il miracolo della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci del Vangelo costituisce la rivelazione della forza onnipotente di Cristo. La storia di questo miracolo di Cristo ci evidenzia in maniera chiara le nostre forze e responsabilità nella lotta per affrontare i problemi materiali delle persone. 

Cristo, per nutrire le moltitudini affamate che lo seguivano nel deserto ha avuto bisogno della collaborazione dei suoi discepoli. Non ha fatto Lui il pane che ha offerto alle folle - naturalmente avrebbe potuto, come quando ha mandato le quaglie e la manna agli Ebrei nel deserto del Sinai - ma non si accinge a fare questo. Chiede ai suoi discepoli di distribuire alle folle le poche provviste che hanno con loro, i cinque pani e i due pesci. “Date loro qualcosa da mangiare” dice ai suoi discepoli quando gli si avvicinano per informarlo che le folle stanno morendo di fame. E quando i discepoli obbediscono al comandamento di Cristo il miracolo accade.

Lo stesso può accadere nelle nostre vite quando la nostra obbedienza al comandamento di Cristo viene come prima cosa. Cristo benedice i cinque pani e i due pesci e la loro moltiplicazione diventa reale come risultato della complicità dell’umanità. Il consenso dell’uomo è essenziale affinché si completi il miracolo di Dio, perché solo in questo modo la libertà dell’uomo viene preservata, libertà che, nonostante sia relativa, non cessa per questo di essere reale. E il consenso dell’uomo alla realizzazione del miracolo viene espresso dalla fede e dalla fiducia in Dio. Come risultato il miracolo è un avvenimento che appartiene alla sfera di Dio e che è importante per l’uomo nel senso che il miracolo è il risultato e la ricompensa della persona di fede. 

Nel nostro tempo, i problemi economici e sociali - quelli associati direttamente con i bisogni materiali dell’umanità – si pongono continuamente negli eventi attuali; nonostante il progresso scientifico e lo sviluppo economico questi problemi rimangono non risolti, anzi presentano la stessa intensità che avevano nelle epoche passate. Come dato di fatto 5000 bambini muoiono quotidianamente di fame. I ricchi e i poveri esistono anche oggi, e lo stesso si può dire del trattamento ingiusto degli innocenti e dell’oppressione dei deboli da parte dei forti. Questa ingiustizia oggi è anche la radice del maligno che crea il problema sociale; molti, di fronte a questa triste realtà potrebbero forse fare le domande:  “perché Dio accetta questa ingiustizia che crea la miseria nella vita della gente? Perché non interviene per porre fine allo sfruttamento, alla fame, alla povertà, all’oppressione e all’ingiustizia?” Una risposta a questa domanda è provare a spostare la responsabilità dei problemi dell’umanità dall’umanità a Dio. Dio naturalmente, in un modo che supera la nostra logica, potrebbe con un miracolo di grande effetto cancellare sia l’ingiustizia che la miseria e dare in questo modo una risposta efficace ai nostri problemi materiali.

Ma Egli si rifiuta di farlo, allo stesso modo in cui ha rifiutato la richiesta del diavolo nel deserto di trasformare le pietre in pane. Questo non significa che Egli sia indifferente verso l’umanità, ma esattamente l’opposto: Dio rispetta e prende in considerazione l’umanità e vuole la sua complicità in modo da mantenere questa libertà. E questo accade perché Dio non ha creato robot ma ha creato l’uomo ad “immagine e somiglianza” di Dio, quindi quello che differenzia l’uomo da tutta l’altra creazione di Dio è la sua libertà.

Di conseguenza molte volte l’onnipotenza di Dio nella vita dell’uomo si esprime tramite gente di fede, come noi dovremmo essere, che sono considerati cristiani. E’ necessario quindi che diventiamo coscienti delle nostre responsabilità. Dovremmo lavorare per la creazione del Regno di Dio nel mondo in cui viviamo, convincendo chi ci sta intorno - la gente senza fede e di poca fede - della verità dell’insegnamento di Cristo partendo dalle conseguenze nella nostra vita e nei nostri atti dei comandamenti di Cristo.

Oggi il problema sociale, invece di risolversi, diventa più complicato e urgente, perché coloro che hanno beni a sufficienza invece di dividerli con i poveri, come chiede Dio, preferiscono sperperarli. Di conseguenza siamo arrivati ad una situazione dolorosa in cui vediamo alcune persone spendere di più per i loro cani di quanto poveri capi-famiglia possano spendere per i propri figli. Sentiamo di molta gente ricca che sperpera in  una sola sera di divertimenti quanto sarebbe necessario per mantenere un gran numero di famiglie bisognose. Sentiamo che vengono spese folli cifre per cosmetici, gioielli e ornamenti, cifre che sarebbero sufficienti per dare acqua pulita a molte persone e fare andare a scuola tanti bambini. Tuttavia, superando il livello individuale e parlando di nazioni, vediamo molti paesi che bruciano le eccedenze di quanto prodotto in modo da mantenere alti i prezzi nello stesso momento in cui altri paesi muoiono di fame. Vediamo paesi ricchi che spendono in armamenti più del budget di stato complessivo di molti paesi poveri che, di solito, hanno anche popolazioni più numerose.

Per questo, per poter risolvere i problemi che scuotono oggi la nostra società, è necessario che collaboriamo con Dio, e questa collaborazione si esprime nell’obbedienza al comandamento di Dio: dobbiamo essere preparati a dividere quello che abbiamo con il nostro vicino sofferente. E la persona vicina a me, carissimi, non è solo il povero che ci è accanto, ma tutte le persone che vivono lontano da noi e che stanno soffrendo. Gesù Cristo, vedendo gli affamati del nostro tempo, riprende: “Date loro qualcosa da mangiare”. Se obbediamo e ascoltiamo il richiamo di Cristo ci troveremo davanti ad una nuova moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci che sarà realizzata dalla grazia di Dio nelle nostre mani.

Il miracolo della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci non è qualcosa che è semplicemente accaduto una volta e che è finito per sempre. È un evento che, se vogliamo, possiamo sperimentare ogni giorno, nella misura in cui ci mettiamo a disposizione di Dio, obbedendo ai suoi comandamenti e permettendo al suo amore di scaldare il nostro cuore. Inoltre la storia dei gesti filantropici e degli sforzi missionari è piena di miracoli simili a quelli che abbiamo sentito oggi in questo brano del Vangelo.

Carissimi, la vera fede Cristiana si è sempre manifestata tramite atti d’amore. E la pratica dell’amore come compimento della fede rappresenta un segno essenziale della vita dei cristiani. L’amore nel Cristianesimo non è mentalmente pensato come una semplice espressione sentimentale ma come una risposta all’amore di Dio che è diventato uomo, come è dovuto al nostro vicino che è l’immagine di Dio.

Questo amore si riferisce all’intera persona ed è espresso dal nostro sostegno nei suoi bisogni materiali e spirituali. Come ci dice san Giacomo: “se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di dice loro: ‘andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi” ma non date loro il necessario per il corpo, a cosa serve?’ Di conseguenza la vita cristiana, come una vita di fede ed amore verso Dio è legata all’amore verso il nostro prossimo. Senza questo amore il nostro amore per Dio non esiste “chi ama Dio ami anche suo fratello”  dice l’evangelista Giovanni, e continua, “se uno dice “Io amo Dio” e odia suo fratello è un bugiardo.” In base all’insegnamento cristiano solo amando il proprio prossimo si rimane nell’amore di Dio e si vive in maniera vittoriosa oltre la presa della morte. L’evangelista Giovanni ci dice “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte”, e questo nostro amore si esprime nel servizio al prossimo così come l’amore di Cristo è stato espresso alla gente nel miracolo che abbiamo letto nel brano di Vangelo di oggi.

Naturalmente nessuno può soddisfare con i soldi e tutti i beni che ha a disposizione tutte le necessità dei poveri, né può guarire tutte le ferite della società. Dio non chiede l’impossibile a nessuno. Da un rubinetto il mondo intero non può placare la sua sete, ma possono farlo coloro che ci sono vicini e che ci si avvicinano. Facciamo allora lo stesso nella nostra vita con tutte le cose buone che Dio ci ha concesso e allora non contribuiremo solamente alla salvezza dei nostri vicini ma anche alla nostra.

Con il miracolo di dare da mangiare ai poveri, “il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta”. (Matteo 4:16). L’incontro di Cristo con le persone e i loro problemi è diventato per Lui un modo di  mostrare esempi concreti a tutti coloro a cui ha insegnato in maniera teorica del Regno di Dio. Ha guarito la sua gente, ha fatto del bene al popolo. È stato crocifisso per noi. È diventato la nostra salvezza.

Allo stesso modo, la persona che si trova vicino a Cristo e partecipa all’attività e al valore della vita mistica della nostra Chiesa, quando incontra il suo prossimo e i suoi problemi – che questo accada a casa sua, nel posto di lavoro o nel resto dello spazio sociale in cui vive – questa diventa un’occasione per mostrare quello che è dentro di lui, ossia la sua compassione, il suo amore, la sua comprensione, l’aiuto e il sostegno al suo vicino, oltre alla buona natura di perdonare perché vede il prossimo come se stesso. 

Quando questo non accade, ossia quando qualcuno, lì dove viviamo, commette un errore o ha bisogno del nostro aiuto e questo diventa motivo per noi di mostrare la nostra malignità invece dell’amore, quando mostriamo la nostra durezza senza alcuna compassione e siamo pronti a condannarlo e a ferirlo con la nostra irascibilità senza alcuna intenzione di perdonarlo e di dirgli che quello che gli è accaduto sarebbe potuto accadere a ognuno di noi, allora dimostriamo di essere come i farisei e gli atei, anche se si dà il caso che ci definiamo cristiani: “Se uno dice ‘amo Dio’ e odia sua fratello che vede non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.” (1 Giovanni 4:20-21).

La nostra sopravvivenza dipende dalla misura in cui miglioriamo le condizioni della coabitazione tra di noi e dalla volontà e dall’amore con cui costruiamo ponti di co-esistenza, di comprensione e di rispetto comune della dignità di ogni essere umano. La nostra Chiesa ci aiuta a comprendere questo modo di vita e mette davanti a noi come esempio Gesù Cristo che ha servito la gente “in molti modi e molte volte” come per esempio con il miracolo del Vangelo di oggi, dove cinque pani e due pesci sono moltiplicati e cinquemila uomini sfamati “senza contare le donne e i bambini.”

In continuità con questo, il servizio di Cristo per la salvezza della gente raggiungerà il suo apice con il suo sacrificio sul Golgota. Per questo, se Cristo ha fatto il massimo per noi, la nostra chiesa invita anche noi – come minimo con le nostre preghiere e i nostri sforzi attraverso il pentimento- ad essere coerenti con i comandamenti di Cristo,  cosicché la speranza per la nostra salvezza con la grazia di Dio rimarrà sempre una possibilità accettabile per tutti noi perché: “in questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.” (1 Giovanni 5:2-4)



Messaggio
di Papa  Benedetto XVI


Incontro di dialogo tra le religioni, Monaco di Baviera 2011


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