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Il 40° anniversario a Napoli


 
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2 aprile - Liturgia Eucaristica
presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe
Arcivescovo Metropolita di Napoli
Napoli (Italia)




Omelia del Cardinale Crescenzio Sepe


Carissimi,

ogni storia cristiana è fonte di prodigi e di miracoli, che il mondo nella sua rassegnazione non si attende. La storia della Comunità di Sant'Egidio è iniziata, dopo il Concilio, nel lontano febbraio del 1968. Allora, in quella prima riunione di un piccolo gruppo di liceali raccolti da Andrea Riccardi si discusse della solitudine, alla luce del Vangelo. E fu come una porta sul futuro spalancata dalla Parola di Dio. La Parola di Dio è stata il cuore della vostra vita comunitaria, con la liturgia. Lo è qui a Napoli, lo è a Roma, nella bella basilica di Santa Maria in Trastevere e in tanti altri luoghi del mondo. È giusto ed è bello celebrare questo quarantesimo anniversario di fondazione della Comunità anche a Napoli, dopo la grande liturgia eucaristica svoltasi a Roma in febbraio a curio stesso ho preso parte. Napoli infatti è stata la prima città in cui la Comunità si è estesa, potremmo dire la primogenita, in questa lunga storia, che dal 1968 vi ha portato in tanti paesi del mondo: oggi più di sessanta. Ho voluto che questa celebrazione avvenisse nella cattedrale di Napoli, per dire grazie a nome della nostra Chiesa, perché sia un evento di Chiesa napoletana, ma anche di tutte le Diocesi campane nelle quali operate. Per questo, saluto e ringrazio i cari confratelli Vescovi che partecipano a questa celebrazione.

Aggiungo i miei personali sentimenti di ringraziamento per un'amicizia che dura da tanto. Ricordo tanti incontri con voi e quando mi sedevo in fondo a Santa Maria in Trastevere per partecipare alla vostra preghiera.

Il vostro segreto è evangelico: vivere il Vangelo nell'amore per gli altri. Un carisma evangelico, che si è rivelato anche all'altezza di situazioni complesse e delicate. Più volte sono stato a contatto con voi in questi momenti, notando la vostra capacità di essere amici con sincerità, superando i muri di incomprensione. Ma voi siete non solo una realtà di cultura e di dialogo, siete anche un popolo di uomini e donne, di gente di tutte le categorie. Siete amici dei poveri. Siete poveri che risorgono come amici degli uomini. Molti, “contagiati” dal vostro amore per la Parola di Dio, per la Chiesa e per i più deboli, hanno rivissuto lo stupore e la meraviglia di Nicodemo, invitato a rinascere dall'alto a vita nuova.

Voi avete trasmesso la certezza dell'amore di Cristo, anche a chi, per questo mondo, non vale niente e niente ha da dare agli altri: cioè i poveri. Lo avete trasmesso ricordando a chi è povero, a chi è abbandonato, a chi soffre, che la sua esistenza, per il Figlio unigenito, è valsa la sua stessa vita. La vita di ogni uomo vale, perché è stata amata da Gesù. È un valore che avete trasmesso ai ricchi e ai giovani, che hanno ritrovato la gioia e il senso della vita.

Proprio oggi, una memoria speciale arricchisce questa nostra liturgia e ci ricorda un uomo, un Papa che ha avuto una fede incrollabile nel Signore Gesù, e che ha creduto nella sua luce, anche di fronte alle opere delle tenebre. Proprio oggi, 2 aprile, infatti cade il terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, un profeta contemporaneo, che ha saputo portare il Vangelo sulle frontiere del mondo, incontrando gli uomini e le donne del nostro tempo, i giovani, toccando il cuore di tanti, essendo padre di tutti e fratello di tutti. Un papa del Concilio Vaticano II - così come la Comunità di Sant'Egidio è figlia del Concilio -, che ha vissuto la grande simpatia per l'uomo, a cui quella stagione straordinaria ha chiamato la Chiesa tutta. Vorrei dire che Giovanni Paolo II è stato l'apostolo del Vangelo e il grande testimone del Concilio.

Giovanni Paolo II vi voleva bene. Vi ha capito e ha avuto spesso per voi parole buone, profonde, capaci di riconoscere un carisma e di indicare una via, - come quando ha osservato (e insieme vi ha indicato appunto una responsabilità) che la Comunità di Sant'Egidio non ha altri confini che quelli della carità. Io ho avuto la gioia e l'onore di servire da vicino questo grande Papa, in vari incarichi, nel Grande Giubileo e poi nell'animazione della missione della Chiesa. Vedo in voi qualcosa dello spirito e del messaggio di Giovanni Paolo II che continua a vivere. Sì, quel Papa vi voleva - ne sono testimone- e vi vuole bene: noi crediamo che con la stessa simpatia guardi dal cielo questo nostro incontro e preghi con noi. Questa è anche un festa con lui e per lui. Diciamo grazie al Signore per aver conosciuto Giovanni Paolo II: grazie per la sua vita e il dono del suo messaggio.

Cari amici, anche l'Arcivescovo vi vuol bene. Conosce da tempo molti di voi: oltre al caro e stimato fondatore, il prof. Riccardi, anche S.E Mons. Paglia, il Presidente della Comunità, prof. Marco Impagliazzo, don Gino Battaglia, e tanti altri: tutti saluto con atto e stima. Un ricordo mi viene in mente, pensando a voi, a papa Giovanni Paolo II, ai poveri: è il grande pranzo che organizzammo con i poveri e il Papa nell'atrio dell'aula Paolo VI durante il Grande Giubileo. Com'era contento il Papa, a suo agio con i poveri, gli emarginati e sofferenti di questa nostra società! Fu una vera festa di popolo, in cui ho sentito lo spirito di Sant'Egidio.

Ma, al di là dei miei personali sentimenti, il senso di questo nostro ritrovarci è un ringraziamento per questi quarant'anni e per gli anni della presenza in questa città, tanto amata e tanto dolente, che sono pochi di meno. Perché la Comunità è nata a Napoli nel 1973, quando appena avevate trovato una casa, a Roma, nel monastero di Sant'Egidio, da cui avete preso il nome. Sant'Egidio, all’inizio era tutto: luogo di incontro, luogo di preghiera, luogo di accoglienza per i poveri del quartiere... Mi raccontano gli amici di Sant'Egidio, che appena avete avuto questa sede per la comunità, due sono state le scelte fatte: la preghiera tutte le sere, aperta alla città, e questa scelta di venire a Napoli, che in quel 1973 era stata colpita dal colera.

Dunque noi oggi celebriamo una presenza buona e mite, ma forte e solida, nella nostra città e nella Chiesa locale. Una realtà ecclesiale che è un dono per questa nostra città e, credo, per la nostra regione. Cari amici di Sant'Egidio, anche a Napoli non avete conosciuto altro confine che quello della carità. Avete dato molto a Napoli, avete creduto nella resurrezione della città. Ma anche Napoli, in qualche modo, vi ha dato molto. In questi primi anni del mio ministero ho avuto occasione di incontrarvi in tanti luoghi, luoghi di dolore, come il carcere, quartieri pieni di problemi come nel centro storico o nella periferia, come Scampia, nelle parrocchie, sempre accanto ai più deboli, ai poveri, ai più soli. Il giorno di Natale non posso mancare di fare almeno una visita al grande pranzo con i vostri amici bisognosi, nella chiesa di San Severino e Sossio. Anche l'Arcivescovo offre un pranzo ai poveri nel periodo di Natale: questo l'ho imparato da voi.

E come dimenticare il bell'incontro della prima domenica di Avvento, la liturgia in cui un gruppo di disabili, che hanno seguito un cammino di catechesi con la Comunità di Sant'Egidio, ha ricevuto, qui in duomo, il sacramento della Confermazione? È stato un momento di grande significato per tutta la Diocesi, tanto che ho ritenuto di dover dedicare ogni anno, la prima domenica di Avvento a questo incontro particolare con questi nostri fratelli che, seppure gravati da difficoltà, ci precedono però in una comprensione profonda dell'amicizia di Gesù. Anche a loro, ho visto ardere il cuore nel petto, mentre viene spiegato il senso delle Scritture. Anche loro cantano con la loro vita la preghiera del salmista: “Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato...Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce...L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva” (Salmo 33, 5.8).

Vorrei dire che in questo senso, la presenza della comunità accanto a tanti anziani, o a tante donne e uomini alla sera della loro vita, è un annuncio pasquale: è l'angelo che si fa vicino e salva. Cari amici, come Gerusalemme dopo la Resurrezione, il mondo aspetta di incontrare discepoli del Vangelo, portatori di speranza. Non siete stati sordi a questa domanda di speranza, anche quando si è alzata dall'Africa, dall'America Latina, dall'Asia. E nella prospettiva della speranza per l'umanità devastata da tanti conflitti, voi avete raccolto da Giovanni Paolo II, lo “Spirito di Assisi”. Quello spirito, che nel grande incontro delle religioni per la pace, svoltosi nella nostra città ad ottobre scorso, è divento “Spirito di Napoli”.

In questa occasione, la visita pastorale di S.S. Benedetto XVI alla città ha inaugurato degnamente questo grande evento, che ha restituito alla nostra città una sua dignità. È stata la ventunesima tappa del cammino che ha preso le mosse dalla storica giornata del 1986 ed è giunto fino a noi (e quest’anno, a novembre, a Cipro, dove io stesso mi recherò con una delegazione di Napoli). Saluto l'Ambasciatore presso la Santa Sede, Sua Eccellenza Giorgio Poulides, che ancora una volta ci onora con la sua presenza e ci ricorda l'incontro con l'Arcivescovo Crisostomo di Cipro, tanto profondo e commovente. Napoli ha ritrovato in quei giorni, in cui accorsero tante personalità civili e religiose, il profilo che merita, quello cioè di una città mediterranea, posta su una frontiera di mare, che è frontiera di scambi e di incontri.

È stata “la città posta sopra i1 colle”, che illumina della sua luce di pace il Mediterraneo. Napoli anche oggi, nonostante tutto, può parlare al Mediterraneo di pace e dialogo. I giorni di ottobre non sono stati un bel sogno o un'illusione! Napoli non viene meno alla sua storia e alla sua chiamata! Anche il progetto di un centro permanente per la promozione del dialogo tra le Chiese e le religioni rappresenta il nostro contributo, accanto ad altre iniziative meritorie che vanno nella stessa direzione, il nostro contributo perché Napoli ritrovi se stessa. La nostra città ha una storia e una vocazione nel Mediterraneo. Come affermò Andrea Riccardi nell'incontro di presentazione della mia lettera, Il sangue e la speranza, Napoli non è un problema per l'Italia. Sì, nonostante il presente sembri smentirlo, Napoli non è solo un problema per l'Italia: Ma - soprattutto - Napoli può essere - e deve essere - una risorsa, per l'Italia e per l'Europa. Napoli sarà attenta a che gli uomini e i popoli cerchino la pace. I gravi problemi di Napoli non ci distolgono dall'attenzione ai gravi problemi del mondo: più si diffonderà l'amore per gli altri, per il mondo, più facilmente si affronteranno anche i problemi della nostra città. Come voi amate dire: “mai nessuno è tanto povero, da non poter aiutare un povero”. E noi a Napoli siamo ricchi di tante risorse... prima tra tutti la voglia di non vivere una vita meschina.

La domanda di pace e di speranza ci ha visti assieme il 1° gennaio, in occasione della giornata mondiale per la pace, solidali con il messaggio di Papa Benedetto XVI, al termine della marcia da voi proposta. Anzi l'anno prossimo, vorrei che la marcia si concludesse con la S. Messa celebrata qui, in Duomo, proprio per la pace. La preghiera è infatti una grande forza di pace, che può sconvolgere i disegni di male e di violenza degli uomini. Cari amici, in questa celebrazione di ringraziamento, chiediamo a Dio che, nella fedeltà al vostro carisma, figli nella Chiesa e della Chiesa, possiate anche voi stupirvi per il dono ricevuto e, nella gioia, come nelle prove, possiate sempre ascoltare la voce della Parola, che vi conforta e vi benedice: “Guardate a lui e sarete raggianti... Gustate e vedete come è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia” (Salmo 33, 6.8).

Il 40° anniversario della Comunità di Sant'Egidio


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