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Il 40° anniversario a Buenos Aires


 
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Il 6 settembre, nella cattedrale metropolitana di Buenos Aires, il Card. J.Bergoglio ha presieduto una liturgia eucaristica per celebrare i 40 anni della Comunità di Sant'Egidio.

Cattedrale Metropolitana – Buenos Aires 6 settembre 2008
Mt 18, 15-20
 
Omelia del Card. Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires e Presidente della Conferenza Episcopale Argentina.
 
....Abbiamo ascoltato parole sull’amore, ma non parole retoriche. Già l’aveva segnalato il Signore con la parábola della prossimità alle persone e con la parabola del giudizio finale, ... saremo giudicati per l’amore. Questo brano del Vangelo attira la nostra attenzione, perché indica quanto è laborioso l’amore, quanto è laborioso instaurare l’amore: “se tuo fratello pecca contro di te...”, cioè se fa qualcosa a te, se ti fa un danno... vai e correggilo privatamente. Se ti ascolta l’hai convinto, se non ti ascolta cerca una o due persone in piú, perché la questione si decida per la dichiarazione di due o tre testimoni, con l’aiuto di questi fratelli. sennó alla comunità, se nuovamente non ti vuole ascoltare, consideralo come pagano, allontanati.
La frase abituale nella nostra convivenza sociale, almeno qui, basta accendere la radio o vedere la televisione, è anzitutto condannare, poi parlare, anzitutto insultare, poi vediamo quello che dice: “chi colpisce per primo, colpisce due volte”. Ma questa non è la logica dell’amore. C’è bisogno di una laboriosità artigianale. Instaurare l’amore è un lavoro di artigiani, di pazienti, di persone che spendono tutto quello che hanno per persuadere, per ascoltare, per avvicinare. E questo lavoro artigianale ha pacifici e magici creatori d’amore. E’ il compito del mediatore... Il significato di “mediatore” lo confondiamo a volte con il termine di “intermediario” e non è la stessa cosa. Il mediatore è colui che, per unire le parti, paga con il suo stipendio, paga con il suo, si consuma lui stesso. L’intermediario è quel dettagliante, che fa sconti ad ambedue le parti per avere il suo meritato guadagno. L’amore ci colloca nel ruolo di mediatori, non di intermediari. E il mediatore sempre perde, perché la logica della carità è arrivare a perdere tutto perché vinca l’unità, perché vinca l’amore. E ancora di più, la legge del cristiano è la stessa del mediatore. Per un cristiano progredire non è scalare posti, avere una buona reputazione, essere considerato, per un cristiano progredire è “abbassarsi” in questo compito di essere mediatore. Abbassarsi... Come è stata la condizione di abbassamento e di umiliazione (facendosi nulla) che ha vissuto Gesù. E da lí cambia tutto. In questo brano evangelico (che non è stato scelto a proposito ma è il brano che corrisponde ad oggi, la domenica XXIIIa), in questo artigianale lavoro di instaurare l’amore vedo riflesso il lavoro e la vocazione della Comunità di Sant’Egidio: è paziente questa gente, gente che ascolta e da piccoli passi. Si potrebbe applicare a loro quella frase di quel grande cardinale che ha avuto la Chiesa, il cardinal Casaroli, “questi vanno per la strada della partenza, vanno per il martirio della pazienza”. Sono martiri della pazienza. E durante quaranta anni, questa pazienza ha dato frutti di pace, frutti di vicinanza, frutti di nuovi passi in guerre molto cruente, quasi direi genocidi tribali, instaurando la pace. Fedeli, ascoltando la Parola di Dio, cantando le preghiere, alimentandosi con il Vangelo, per essere questi artigiani della carità, dell’amore, della prossimità, per progredire, abbassandosi in questo martirio della pazienza. C’è una cosa..., un aneddoto della vita del card. Casaroli che mi ha sorpreso. Ogni sabato pomeriggio il cardinale scompariva, “sta riposando” si diceva. Un giovane prete andava a un istituto correzionale per minori, un riformatorio, e c’era un cappellano molto buono che andava in autobus con la sua valigietta... e si fermava lì confessando i ragazzi, giocava con loro. Lo chiamavano Don Agostino, nessuno sapeva molto di più. Era lui. Quando Giovanni XXIII lo riceve dopo la sua prima visita ai paesi dell’Est, in missione diplomatica in piena guerra fredda, terminata la riunione Giovanni XXIII dice al cardinal Casaroli: “Mi dica: continua andando da quei ragazzi?” “Si, Santitá’”. “Le chiedo un favore, non li abbandoni mai”. La grande diplomazia che ha dato tanti frutti alla Chiesa si alimenta con la carità, con la penitenza. Uno dei tratti di questa comunita che oggi si riunisce a celebrare, è la vicinanza alle periferie dell’esistenza, ai più poveri, ai più emarginati, ai più abbandonati. Forse per questa stessa vicinanza, como lo fece Gesù, è che prende la forza per abbassarsi e per portare avanti il compito artigianale della pacificazione, di avvicinamento e di instaurazione dell’amore.
Rendiamo grazie a Dio per questa Comunitá che si riunisce per cantare le preghiere nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Chiediamo a questo Cristo che con i suoi occhi così appassionati presiede quella Basilica uniti a tanti uomini e donne della Comunità di Sant’Egidio, che continuino a germininare in mezzo alla società, emanando compassione amorosa, con i desideri di abbassarsi e con una carità artigianale che li porti fino alla periferia dell’esistenza. Ci uniamo a Lei e rendiamo grazie a Dio.

Il 40° anniversario della Comunità di Sant'Egidio


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