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22 Novembre 2014

La Chiesa è madre di tutti e si sforza di alimentare la cultura dell’accoglienza e della solidarietà.

I migranti, con la loro stessa umanità, prima ancora che con i loro valori culturali, allargano il senso della fraternità umana.

 
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La Chiesa, oltre ad essere una comunità di fedeli che riconosce Gesù Cristo nel volto del prossimo, è madre senza confini e senza frontiere. È madre di tutti e si sforza di alimentare la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, dove nessuno è inutile, fuori posto o da scartare.

Lo ricordavo nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno: «Non sono tanto i criteri di efficienza, di produttività, di ceto sociale, di appartenenza etnica o religiosa quelli che fondano la dignità della persona, ma l’essere creati a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26-27) e, ancora di più, l’essere figli di Dio; ogni essere umano è figlio di Dio! In lui è impressa l’immagine di Cristo!». Lui è Cristo. Perciò i migranti, con la loro stessa umanità, prima ancora che con i loro valori culturali, allargano il senso della fraternità umana. Nello stesso tempo, la loro presenza è un richiamo alla necessità di sradicare le ineguaglianze, le ingiustizie e le sopraffazioni. In tal modo, i migranti possono diventare partner nella costruzione di un’identità più ricca per le comunità che li ospitano, così come per le persone che li accolgono, stimolando lo sviluppo di società inclusive, creative e rispettose della dignità di tutti.

 

Papa Francesco ai partecipanti al VII Congresso mondiale della Pastorale dei Migranti (21/11/2014)