Anche a Genova la risposta alla paura e all’inaccoglienza nei confronti dei profughi è una rete di solidarietà che coinvolge un numero sempre maggiore di giovani. Il 25 giugno i ragazzi di “Università solidale” – il movimento che raccoglie gli studenti genovesi di Sant’Egidio – hanno organizzato la preghiera “Morire di speranza” ricordando i morti nei viaggi tra l’Africa e l’Europa, insieme ai profughi maliani, ivoriani, nigeriani ed eritrei ospitati in uno dei centri di accoglienza della città.
I migranti – tra cui alcune donne incinte e diversi bambini molto piccoli – vivono nella struttura di un ex ospedale psichiatrico e proprio nella cappella dell’istituto si sono raccolti i giovani europei ed africani, ricordando i nomi dei morti nel deserto e nel Mediterraneo e pregando in inglese e in italiano. Alla preghiera è seguita una festa che ha coinvolto anche i profughi musulmani, che avevano appena celebrato l’Iftar, la rottura del digiuno del Ramadan.
La preghiera è stata una delle iniziative che in queste settimane la Comunità di Sant’Egidio sta organizzando in città per le donne e gli uomini ospitati nelle strutture di accoglienza: per tutta l’estate la Scuola di Lingua e Cultura Italiana resterà aperta per aiutare i profughi a comunicare in modo più efficace e per offrire uno spazio di amicizia e solidarietà. |