Bambini e rifugiati, un ponte di dialogo e speranza. Il racconto dei Giovani per la Pace di Genova

La paura, il mare, la solitudine… quante parole usano i nostri amici rifugiati, accolti a Genova, per descrivere il loro terribile viaggio. Sono poco più che ragazzi. Molti di loro hanno affrontato da soli un tragitto lungo e pieno di difficoltà. L’amicizia con noi Giovani per la Pace è nata verso la fine del 2015 ed è stata la risposta ad un grandissimo bisogno di incontro, interesse e conoscenza. Bisogno loro ma anche nostro. È stata fin dall'inizio un’esperienza speciale, fuori dagli schemi, lontana da quella logica di egoismo e disinteresse che tanto spesso respiriamo e che ci contagia.

È nata un’amicizia vera, capace di superare il giudizio, la paura, l’arroganza. Incontrandoci ogni giovedì sera, abbiamo camminato insieme, superando le difficoltà della lingua e le nostre diversità, creando una storia comune, nuova, che ha permesso di riunire persone, tempi, sentimenti. Insieme abbiamo scoperto che sempre, anche nelle condizioni più difficili, si può  ricominciare - giorno dopo giorno - a costruire un pezzo di mondo.

Si può ricominciare da un sorriso, una parola, un abbraccio. Si può ricominciare a sperare di più nel futuro, investendo su quella grande forza che è l’amicizia. Il legame che si è creato ha portato in pochi mesi moltissimi frutti: i nostri amici hanno imparato velocemente un po’ di italiano ed è diventato sempre più facile parlare, confrontarci, stare insieme. Qualche settimana fa  abbiamo raccontato loro della grande amicizia che ci lega ai bambini della Scuola della pace in molti quartieri della nostra città.  

Allo stesso tempo, abbiamo parlato ai bambini di loro, raccontando le loro storie. Storie come quelle di Stephen, Mutaro, Gorden. Ne sono scaturite riflessioni bellissime, toccanti, inaspettate. I nostri sono bambini che frequentano la scuola elementare. Non hanno più di 10 anni. Erano sorpresi dai nostri racconti e desideravano fare qualcosa per questi amici. Così, con i più grandi, abbiamo deciso di creare un piccolo dizionario di italiano, con disegni e parole semplici da imparare, per muovere i primi passi in quartiere. Anche i più piccoli si sono dati da fare: tempere, matite e pennarelli… abbiamo creato una grande Africa e abbiamo deciso insieme di riempirla con  tutti i nostri volti. Ogni bambino ha disegnato un suo amico della Scuola della Pace e così un continente intero, che agli occhi di molti è tristezza, solitudine e desolazione, si è riempito di sorrisi, calore e soprattutto amicizia. Come ci ha spiegato Aya, una bambina di origini marocchine: “ abbiamo disegnato i nostri volti perché chi è povero e vive dove c’è la guerra e la fame così non si sente più solo. Noi gli stiamo vicino!”.

Questo vogliamo alla Scuola della pace: che nessuno sia più lasciato solo, invisibile agli occhi di tutti. Noi vogliamo portare la pace! Insieme ai bambini abbiamo capito meglio quanto sia importante impegnarsi e sognare per un futuro migliore. Ma l'amicizia ha bisogno di prossimità, di calore, di abbracci... e così i bambini e questi nostri giovani amici alla fine si sono incontrati! Li abbiamo invitati un pomeriggio nelle nostre Scuole della Pace di Cornigliano e del Centro Storico e, dopo un primo momento di timidezza, ci siamo sentiti tutti parte della stessa famiglia. Una famiglia veramente larga come il mondo, che abbraccia ogni paese, ogni persona. Una famiglia che non pesa quanto sei diverso, ma che accoglie ciascuno come un tesoro.  E' la bellezza dell'arcobaleno. “I colori sono tanti; se prendi ognuno di questi, da solo, non è tanto bello.

Ma quanto sono belli tutti insieme!”. Ed è proprio così la nostra amicizia...da soli siamo fragili, piccoli, impauriti...mentre insieme abbiamo una forza grandissima!  Adam fa la terza elementare, viene dall'Algeria. Durante l'incontro ha detto: “sono felicissimo oggi, non vedevo l'ora di incontrarvi e adesso sento un senso di gioia!”. E il nostro amico Sampson, quando i bambini gli hanno chiesto “cosa ti piace fare?” ha risposto guardandoli con tenerezza: “Voglio fare il bravo papà!”  “Il mondo è pieno di muri” ha detto alla fine Adam. Muri tra i paesi e tra le persone, muri che ci dividono, che ti impediscono di vedere gli altri, muri che non ci fanno incontrare.  Per questo bisogna sognare e sperare. Per questo, ci dice Adam, “dobbiamo abbattere tutti i  muri e costruire tanti ponti”! E questa giornata insieme, per noi, è l'inizio di un bellissimo ponte!