Vivremo il Giovedì, il Venerdì e il Sabato santo come momenti forti che ci permettono di entrare sempre più nel grande mistero della nostra fede: la Risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo. Tutto, in questi tre giorni, parla di misericordia, perché rende visibile fino a dove può giungere l’amore di Dio.

 Tutto, in questi tre giorni, parla di misericordia, perché rende visibile fino a dove può giungere l’amore di Dio», che «non ha limiti» e «non conosce ostacoli». Del resto, ha spiegato, «la passione di Gesù dura fino alla fine del mondo, perché è una storia di condivisione con le sofferenze di tutta l’umanità e una permanente presenza nelle vicende della vita personale di ognuno di noi». Insomma, «il triduo pasquale è memoriale di un dramma d’amore che dona la certezza che non saremo mai abbandonati nelle prove della vita».

In particolare Francesco si è soffermato sul Sabato santo, «il giorno del silenzio di Dio. Deve essere un giorno di silenzio — ha aggiunto al testo preparato — e noi dobbiamo fare di tutto perché per noi sia proprio una giornata di silenzio, come è stato in quel tempo: il giorno del silenzio di Dio». In questo impegno, ha detto, «ci farà bene pensare al silenzio della Madonna, “la credente”, che in silenzio era in attesa della resurrezione. La Madonna dovrà essere l’icona, per noi». E in proposito il Pontefice ha parlato dell’esperienza di Giuliana di Norwich (1342-1416), la mistica inglese «che ha scritto pagine sublimi sull’amore di Cristo».


Il Papa all’udienza generale del 23 marzo 2016


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