Ricordare i martiri per ridare speranza e pace a tutti: è una sfida ad amare di più. L'omelia del Card. Marc Ouellet

Nel cuore della Settimana Santa, a pochi giorni dalla Pasqua, la Comunità di Sant'Egidio ha ricordato i martiri del nostro tempo, cristiani di tutte le confessioni che sono uccisi o subiscono persecuzioni, discriminazioni, privazione della libertà religiosa. I loro nomi sono risuonati nella preghiera ecumenica a Santa Maria in Trastevere, presieduta dal Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei Vescovi.

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L'omelia del Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi

Cari fratelli e sorelle,
il nostro è il tempo dell’ecumenismo del sangue. Mai nella storia i cristiani sono stati perseguitati, trucidati ed accumunati dalla testimonianza del sangue come oggi. In contesti molto diversi e per vari motivi siamo colpiti ed uccisi un po’ dappertutto perché cristiani. Perciò, l’Apocalisse di Giovanni è diventato un libro familiare: qui troviamo la Speranza nell’Amore crocefisso ma vittorioso sul mistero d’iniquità che pervade la storia del mondo. « Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte » (Ap 1, 3).

Noi discepoli di Gesù, l’Unico grande Testimone, l’Unico fedele sino alle estreme conseguenze dell’Amore, ci riconosciamo peccatori perché abbiamo peccato spesso, nella storia, contro l’Amore cadendo nella divisione e nella frammentazione.

Ma oggi l’amore di tanti fratelli e sorelle sofferenti e sacrificati ci riunisce nella comunione martiriale. «Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli». (Mt 5,10)

Beati i Romero, Puglisi, Popieluzsko, Aleksander Men, Beate le Missionarie della Carità e tante altre donne e uomini anonimi che, per disegno divino e scelta libera, hanno lavato le loro tuniche nel sangue dell’Agnello. (Ap 7,14)

Noi tutti qui radunati stasera, in questa antica basilica di Santa Maria in Trastevere, siamo consapevoli dei nostri peccati ma fiduciosi nella Divina misericordia, che si è fatta carne in Gesù Cristo. La nostra preghiera scaturisce dal dovere di memoria e dall’affetto della nostra fede per tutti coloro che hanno donato la propria vita quest’anno. Questo nostro ricordare non è contro alcuno, anzi è per tutti e vuole essere portatore di Speranza e di Pace per ciascuno, ma vogliamo anzitutto lodare e benedire Dio per la grazia della loro testimonianza. « Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio!». (Mt 5,9)

Cari fratelli e sorelle, rallegriamoci di essere chiamati anche noi, sin dal nostro battesimo, ad essere testimoni dell’Amore crocefisso nel Corpo di Cristo che è la Chiesa. La nostra testimonianza di figli e figlie di Dio, ci pone alla stregua del Maestro, davanti alla sfida delle beatitudini che Lui ci ha lasciati come eredità da custodire e cammino da percorrere nel Suo Spirito. Consapevoli di essere incapaci da soli di seguire le Sue tracce, chiediamo al Padre che lo Spirito Santo ci renda capaci di amare e servire la divina testimonianza dell’Amore che vince il peccato e la morte.

Le beatitudini che il mondo considera un’ingenua utopia, noi le professiamo come verità e vita per ogni cristiano. Papa Francesco ce lo ricorda spesso e con forza, mettendo i poveri al centro della Chiesa e della nostra conversione missionaria. I poveri sono i primi destinatari del Vangelo. « Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli». (Mt 5,3)

Siamo qui radunati a pochi giorni dal Triduo pasquale, la massima testimonianza liturgica della Chiesa che ogni comunità cristiana celebra, sia in tempo di pace sia sotto le bombe o la minaccia terroristica.

L’evento pasquale ci riporta alla sorgente dell’Amore divino-umano da dove scaturisce ogni testimonianza cristiana e in particolare quella dell’effusione del sangue. Facendo memoria di Cristo in ogni fratello e sorella martirizzati, noi proclamiamo la verità dell’amore vissuto come l’unica speranza dell’umanità.

Le beatitudini che professiamo raggiungono il loro apice nel sacrificio pasquale di Cristo, sorgente dello Spirito, che porta tutto l’universo al suo compimento nella gloria di Dio. Che lo Spirito Consolatore ci disponga a rendere gloria a Dio mediante il dono generoso di noi stessi per i nostri fratelli e sorelle, anche a costo di sofferenze e persecuzione.

Poco prima di essere fucilato, padre Pawel Florensky scriveva con lucidissima e tragica consapevolezza in una lettera alla famiglia (17 febbraio 1937): «Il destino della grandezza è la sofferenza, quella causata dal mondo esterno e la sofferenza interiore. Cosi è stato è e così sarà (…). È chiaro che il mondo è fatto in modo che non gli si possa donare nulla se non pagandolo con sofferenza e persecuzione. E tanto più disinteressato è il dono, tanto più crudeli saranno le persecuzioni e atroci le sofferenze: Tale è la legge della vita, il suo assioma fondamentale (…). Per il proprio dono, la grandezza, bisogna pagare con il sangue».

Cari fratelli e sorelle, la memoria ecumenica dei martiri conosciuti e sconosciuti che celebriamo, è motivo per noi di gratitudine verso Dio per il Suo Sangue versato, che continua a scorrere nelle vene dei suoi grandi ed umili testimoni. Questa memoria è anche una sfida lanciata a tutti noi, poveri peccatori, ma peccatori misericordiati, ad alzare più

in alto la fiaccola dell’amore quotidiano verso tutti e in modo speciale verso i rifugiati, gli abbandonati, i poveri, per dare speranza a chi soffre nel buio e nell’oblio, per far crescere la speranza ecumenica dalla diversità riconciliata, e per irradiare la gioia della testimonianza missionaria di Cristo.Dio è venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità dell’Amore, unica luce di Speranza per la salvezza dell’umanità. Cosa dovrebbe interessarci nella vita se non l’Amore vissuto con tutte le nostre forze per rispondere alla divina testimonianza? La luce dell’Amore redime e rischiara tutto. «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio!». (Mt 5,8)

Amen!