Di nuovo in viaggio nell'Italia che accoglie: in Piemonte, due anni fa arrivava una famiglia siriana con i corridoi umanitari. E oggi....

Sono passati due anni da quando la famiglia Al Ali, siriana di Homs ,giunta in Italia con i corridoi umanitari  della Comunità di Sant’Egidio è stata accolta dalla Comunità Cenacolo di Marene, in provincia di Cuneo.

E’ una bella storia: una comunità cattolica accoglie una famiglia musulmana fuggita dalla guerra e costretta a vivere in condizioni difficili in Libano. Sono padre, madre e sei figli dai 3 ai 19 anni. In Siria erano contadini, Marene è centro  agricolo importante ma soprattutto la Comunità Cenacolo non si spaventa del numero dei componenti la famiglia e nello spirito di fraternità e di solidarietà tesse una rete attorno agli amici arrivati dalla Siria.

Corsi di italiano per i ragazzi e per i genitori, iscrizione a scuola e accompagnamento nello studio,  aiuto agli spostamenti , sostegno per le pratiche, ricerca di lavoro e di una casa in cui vivere per conto proprio, sono tanti gli amici che si avvicinano e offrono di aiutare e giunge il tanto desiderato giorno in cui la famiglia inizia a vivere in una casa di campagna con un grandissimo orto. 

Il “raccolto “di questi due anni intensi di seminagione è molto positivo padre e i due figli maggiori lavorano come contadini, tutti e tre hanno sostenuto gli esami  di terza media, la figlia maggiore studia con tanto impegno al liceo e si è guadagnato un 9 in latino! I figli più piccoli hanno superato brillantemente l’anno scolastico.

Domenica 21 luglio, vera domenica d’estate inizia una nuova avventura con un pranzo di ringraziamento offerto dalla famiglia Al Ali ai tanti amici che si sono radunati nel cortile della cascina, in cui hanno iniziato a vivere: più di 80 persone sono presenti.

Festa dell’amicizia, della fiducia, del ringraziamento, della voglia di vivere dopo aver sofferto la tragedia della guerra. I corridoi umanitari sono un grande segno di speranza nella vita delle nostre grandi e piccole realtà, dicono che la guerra non ha l’ultima parola e che ognuno può contribuire a far rifiorire la vita. E la voglia di ricominciare.