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Unterstützung der Gemeinschaft

  

Dankgottesdienst zum 50. Jahrestag der Gemeinschaft Sant’Egidio

10. Februar um 17.30 Uhr in der Lateranbasilika des Hl. Johannes

Die ersten Personen sind 2018 durch die humanitären Korridore in Italien angekommen. Die neue Phase des Projektes, das zum Modell der Gastfreundschaft und Integration für Europa geworden ist


 
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8 September 2014 09:30 | Thomas More, Campus Carolus, Room 005

Intervento



Mohammad Sammak


Sonderberater des Großmuftis des Libanon

Charles Darwin, abbandonati gli studi in medicina a 22 anni e orientato a divenire prete, si imbarcò sul Beagle alla fine del 1831 e navigò per cinque anni, attraversando il mondo e collezionando campioni naturali.  Oggi la rilevanza di Darwin risiede nella sua ricerca di argomentazioni a sostegno di un’origine unica e di conseguenza di una “fratellanza” di tutti gli esseri umani, scopo che egli per l’appunto realizzò nelle due opere “Sull’origine delle specie” e “L’origine dell’uomo”.

La fratellanza di tutti gli uomini è anche un principio comune a molte religioni. L’Islam dice che Dio ha creato tutti gli esseri umani da una sola anima, e li ha creati tribù e nazioni. La pluralità di colori, lingue ed etnie è essa stessa una manifestazione della grandezza e della gloria di Dio. che ci ha fatti in maniera diversa e per essere diversi. ma al tempo stesso ci ha insegnato e comandato di conoscerci gli uni gli altri.

Questo per dire che Credenti e non-credenti (umanisti) sono una cosa sola. Ed entrambi credono in una sola umanità. Seguono vie diverse per arrivare a una stessa destinazione. Ma quando fatti e valori si scontrano, gli esseri umani vivono secondo le loro convinzioni. La domanda è: come possono farlo?

Qualche anno fa, una commissione di facoltà di Harvard ha prodotto un rapporto sugli scopi dell'educazione.  Il rapporto dichiarava che ” l'obiettivo di una educazione liberale è quello di scuotere le presunzioni, rendere non familiare ciò che lo era, per rivelare ciò che c’e sotto e dietro le apparenze, per disorientare i giovani e aiutarli a trovare il modo di riorientare se stessi”.

Questo approccio riguardava l’intero modo di vivere. "gli individui devono imparare a pensare da soli. Devono essere scettici riguardo a soluzioni precostituite. Dovrebbero liberarsi dall’educazione che hanno ricevuto, esaminare la vita dal di fuori e scoprire i loro propri valori.”.

Un altro studio appena pubblicato dalla “Public Library of Science “ (Pubblica biblioteca della scienza) diretta da Philippe Verduyn dell’Università’di Lovanio ed Ethan Kross dell’Università’ del Michigan, ha mostrato che chi usa di più Facebook è meno soddisfatto della propria vita. Lo studio conclude che Facebook – uno dei simboli della globalizzazione – piuttosto che migliorare peggiora il nostro modo di vivere.

KOFI Annan, il precedente Segretario Generale delle Nazioni Unite disse a Davos nel 2009: “Si può parlare all’ infinito della globalizzazione. Ma bisogna riconoscere che non abbiamo ben compreso quel che essa poteva significare per noi tutti. Abbiamo imparato una volta per tutte che nessun paese, non importa quanto prospero fosse, poteva controllare da solo le forze della globalizzazione. Si è anche già detto della mancanza di processi inclusivi e delle istituzioni necessarie a gestire il rischio e trarre ogni vantaggio possibile dalle nuove opportunità.

L’Europa nel 1914 era un continente che godeva dei frutti dell'esplosione della prima globalizzazione, in qualche modo simile all'Europa del 2014, con l’eccezione che oggi non ci sono blocchi di alleanze ai ferri corti né poteri nuovi arrivati che cercano un posto al sole.

In Medio Oriente come ovunque in Asia e in Africa l’emergenza di etno-nazionalismi deve essere fermamente contrastata, e non tollerata con atteggiamento tranquillizzante come fece Chamberlein con Hitler nel 1938 a Monaco. Per il Medio Oriente, trattare con l’America e l’Europa suscita il timore di un tradimento simile a quello del patto Sykes – Picot del 1917 con il quale la Gran Bretagna e la Francia dividevano la regione in diverse zone d’influenza e controllo, che si sarebbero poi trasformate in diversi stati nazioni. Qualcosa di simile al Patto Molotov – Ribbentrop del 1939 nella regione Baltica per la spartizione dell’Europa orientale.

È fuorviante credere che la pace significhi assenza di guerra. La pace vera è la difesa della libertà duramente conquistata.

Gli Arabi riconquistarono faticosamente la loro libertà dai colonizzatori europei. Gli ebrei riconquistarono la loro libertà dopo aver sofferto l’olocausto nazista.

Oggi tutti stanno difendendo la loro libertà cosi duramente conquistata con una lotta che si spinge troppo oltre, fino all'eliminazione dell’altro. 

Mr. Annan sembrava pessimista quando diceva: il mondo ci appare un posto insicuro. Non sappiamo quanto profonda e lunga sarà la crisi, ma sappiamo che porterà tanto dolore.

Venendo io oggi dal Medio Oriente, dove i Cristiani sono perseguitatiti in Iraq perche sono cristiani, i Palestinesi a Gaza perche sono palestinesi, gli Yazidi perche non sono musulmani, i Sunniti perché non sono Sciti, e gli Sciiti perché non sono Sunniti e i Curdi perché non sono Arabi, temo che la visione di Annan non fosse in realtà cosi tanto pessimista.

Nel 1791 Thomas Paine scriveva il suo famoso trattato: “Diritti dell’uomo” che è divenuto uno degli scritti emblematici dell'Illuminismo. Paine ipotizza che la ribellione e la disubbidienza civile sono consentite se un governo viola i diritti del cittadino. Le sue argomentazioni influenzarono e ispirarono Trotsky, Gandhi, Fidel Castro e Nelson Mandela.

In tutto il Medio Oriente la maggior parte dei governi ha violato i diritti dei suoi cittadini per decenni. In quei paesi tutto ciò che non è assolutamente obbligatorio, è assolutamente vietato.

In verità questi popoli non hanno i loro Gandhi o i loro Mandela, ma la Globalizzazione ha fatto sì che essi fossero influenzati e ispirati da tutti questi grandi leader umanitari.

Io temo che ci vorrà ancora molto tempo prima che il Medio Oriente trovi una stabilità fondata sulla libertà e la democrazia.

Con l’emergere dei fondamentalismi religiosi che monopolizzano Dio, la verità e la retta via, molto poco è lo spazio che resta per una cultura che accetta e rispetta le differenze fra le persone. Nessuno dubita che costruire dei ponti di amicizia fra popoli è una nobile missione, ma in questo contesto di globalizzazione, bisogna dire che questa è di gran lunga la più importante missione da portare avanti.

I credenti di diverse religioni si trovano ad affrontare diverse sfide, oltre a quella del fondamentalismo: parlerò dei Cristiani e Musulmani come un caso d’interesse particolare:

Per quel che riguarda i Cristiani, agli inizi del XIX secolo, l’80 per cento dei cristiani erano europei e americani. Ora, i due terzi dei cristiani vivono nell’America del sud, in Asia e Africa, dove è presente anche l’Islam. Questo significa che il Cristianesimo non è più’ la religione dei bianchi, ricchi, o dei colonialisti, com’era dipinta dai Musulmani Afro-Asiatici. E’ la religione della gente di colore, degli oppressi, dei bisognosi, e anche dei popoli indigeni.

E’indispensabile capire questi cambiamenti per superare gli stereotipi negativi degli uni e degli altri.

Sull’altro versante i musulmani ora sono 1 miliardo e 600 milioni, un terzo di loro oggi vive in paesi e società che non sono islamiche: Europa, Stati Uniti, Canada, Australi, Russia, Cina, e America del Sud.

Il 4 % degli Europei oggi sono musulmani. Questo significa che un cambiamento fondamentale si sta realizzando e questo ci pone di fronte a una nuova sfida: come vivere insieme?

Genti di diverse culture, religioni ed etnie non solo si riuniscono a causa della globalizzazione, ma anche giocano un ruolo importante nel rimodellare le loro società.

I dati rilevano che nella maggior parte dei paesi occidentali le persone appartenenti alle minoranze sono meno dedite all'uso di alcolici e droghe pesanti: nel 2020negli Stati Uniti più della metà dei minori di 18 anni saranno neri, ispanici o asiatici. Sembra che il paese mentre diventa meno bianco, diventa più responsabile.

Il 17% dei bianchi americani non ispanici ammette di aver provato la cocaina, contro il 10% dei neri e l’11% degli Ispanici.

 In Europa il fatto che una quota crescente della popolazione giovanile è musulmana è chiaramente un altro aspetto di questo fenomeno.  Alcune cifre mostrano chiaramente questo fenomeno di cui sto parlando:

(the economist , luglio2014):

Nel 2002 solo il 13% dei teenagers tedeschi non aveva mai assunto una bevanda alcolica, ma nel 2012 la percentuale saliva al 30%. Nella fascia dai 18 ai 25 anni di età la percentuale di quelli che bevono almeno una volta a settimana si è ridotta di almeno un terzo rispetto all'inizio degli anni 90.  Anche il consumo di cannabis è crollato e il numero di morti attribuite all’uso di droghe illegali si è ridotto a metà rispetto al 2000. Simili trends si rilevano in tutto il mondo occidentale.

Nel 2007, in Inghilterra e in Galles 111000 minori fra i 10 e i 17 anni erano stati arrestati o avevano ricevuto una segnalazione di polizia per un primo reato. L’anno scorso si sono ridotti a soli 28000.

Bravate adolescenziali anche di altro tipo sono in declino.

“Gli adolescenti cominciano ad avere relazioni sessuali più tardi”secondo un rapporto sui giovani americani degli esperti del Guttmacher Institute. La percentuale di gravidanze in età adolescenziale in America si è ridotta alla metà rispetto a due decadi fa. La Gran Bretagna ha visto invece una riduzione meno marcata. 

In Francia e Spagna un gran numero di bar e cafe ha chiuso, specie nelle città di provincia.

Gli adolescenti che si rivolgono a YouTube per svago, intrattenimento, sono sempre più numerosi.

Man mano che invecchiano i giovani tendono a portare via con sé le loro abitudini, e così mentre questa generazione cresce, problemi che in passato sembravano irrisolvibili - criminalità, tossicodipendenza, disgregazione del nucleo familiare - possono diminuire ulteriormente.

Questo per dire che la globalizzazione non è così negativa come alcuni credono. Riunire la gente insieme è sempre positivo. Non ci può essere niente di sbagliato nella pluralità, il problema è quando manca una cultura del rispetto della pluralità. Permettetemi di concludere citando S.S. Giovanni Paolo II, che il 13 gennaio 1993 diceva:

Solo nella mutua accettazione dell'altro e nel conseguente rispetto reciproco, reso più profondo dall'amore, risiede il segreto di una umanità finalmente riconciliata”.

 

PROGRAMMA
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