change language
sei in: home - ecumenismo e dialogo - incontri... la pace - antwerp ...e future newslettercontattilink

Sostieni la Comunità

  
Peace is the future

 
versione stampabile
8 Settembre 2014 16:30 | Sala AMUZ

Intervento

Mohamed Sambo Haruna


Emiro di Wase, Nigeria
Presidente, 
Gentili Signori e Signore,
voglio esprimere la mia sincera gratitudine e il mio apprezzamento per l’opportunità offertami di partecipare e contribuire a questo Meeting internazionale per la Pace intitolato “La pace è il futuro: Religioni e Culture in dialogo 100 anni dopo la I Guerra Mondiale”. Il tema è di grande attualità e di enorme importanza e non potrebbe arrivare in un momento migliore di questo, per Paesi come il mio, che è stato funestato per molti decenni da numerosi episodi di violenza, prima piccoli poi ad alta intensità, e di violenza collettiva in forma di tumulti, scontri di varia natura e anche religiosi e, di recente, dall’insorgere di Boko Haram.
Sono particolarmente contento di notare che c’è una presenza significativa di molti leader delle grandi religioni e di personalità dei mondi della cultura e della politica internazionale. Ancora più significativo è il fatto che questo Meeting si sforzerà di analizzare il ruolo delle autorità formali e informali nella risoluzione e gestione dei conflitti, specialmente i ruoli dei governanti tradizionali e dei capi religiosi. 
E’ pertinente sapere che mentre la costruzione della pace e la risoluzione dei conflitti in Nigeria avviene sotto il dominio o il mandato esclusivo delle autorità ufficiali dello stato, a causa dei loro poteri più materiali e talvolta coercitivi, le autorità informali dall’altro canto svolgono ruoli importanti plasmando la percezione dell’opinione pubblica e disarmando la violenza collettiva. In realtà, le autorità esterne allo stato hanno grandi potenzialità nell’influenzare il dialogo nei conflitti e nelle loro risoluzioni e gestioni. 
I governanti tradizionali nel contesto nigeriano, quando esposti, mostreranno che sono individui o un gruppo di individui nominati legalmente, eletti o scelti e investiti o messi al potere secondo la legge in vigore nella terra cui appartengono, diventando padri per tutti. In virtù di queste posizioni sono incapaci di prendere le distanze dall’incidenza di molti conflitti. 
La Nigeria è un Paese in cui i leader tradizionali e i leader religiosi sono tenuti in grande considerazione. 
 
Cause ultime delle crisi attuali in Nigeria.
La ricerca ha rivelato che ci sono sia cause remote che molto vicine delle crisi attuali in Nigeria, che sono state individuate in molteplici fattori, molti dei quali sono stati responsabili di violenza che accadono in diversi stati del paese e che ora minacciano l’intera nazione. I fattori responsabili spaziano dalla politica, all’economia all’ambito socio-culturale dell’esistenza umana, e tra questi: 

1. La lotta per il potere politico
In tutta la Nigeria, la brama di politici arrivisti di controllare i meccanismi del governo e le risorse dello stato e di perpetuare la propria influenza politica anche dopo aver lasciato le cariche è molto forte ed è responsabile di numerose crisi che hanno provocato molte perdite di vite umane e la dissennata distruzione di beni nel corso degli anni. Le elezioni sono a volte funestate dalle violenze post-elezioni quando queste non sono considerate libere e corrette o quando i partiti all’opposizione non accettano facilmente la sconfitta alle urne. 

2. Religione 
Benché il principio del secolarismo sia stato salvaguardato in tutta la nostra Costituzione sin dall’indipendenza della Nigeria, tuttavia il ruolo della religione nella politica nigeriana è stato spesso considerato in termini negativi e in tempi recenti la manipolazione della religione è diventata una caratteristica comune della nostra politica e delle relazioni tra gruppi. Sin dal ritorno al governo democratico nel 1999, la religione ha assunto un potente ma secondario fattore che ha continuato a rafforzare le tensioni sottese così che varie contestazioni sulla proprietà della terra, le risorse economiche e il controllo politico tendono ad essere espresse in termini religiosi.

3. Etnicità 
I fattori etnici sono strettamente legati ai fattori religiosi e sono talvolta intrecciati nella causa della crisi attuale in Nigeria. Infatti, i sentimenti etnico-religiosi sono spesso deplorevolmente esibiti per fomentare i conflitti politici in molte aree e in varie circostanze; virtualmente non c’è zona della Nigeria che sia stata risparmiata dai conflitti e dalle cristi etnico-religiose.

4. Contenziosi tra comuni e tribù/Proprietà della terra (divario tra indigeni e colonizzatori)
Queste sono potenti motivi di tensione e di crisi, comuni in Nigeria. Le terre degli avi, i terreni coltivati, antiche reliquie religiose e dispute sui confini alimentano l’instabilità e le crisi. C’è anche la lotta per la supremazia tribale la cui conseguenza è la sindrome di minoranza e maggioranza, che alimenta sempre le ceneri dei problemi socio-politici. Spesso gli indigeni e i colonizzatori accampano pretese per la proprietà di terre, ciascun gruppo basando queste pretese su basi storiche, e le due parti diventano diametralmente contrapposte nelle loro opinioni sulla proprietà. Quelle aree di conflitto restano potenziali focolai e il governo della Nigeria sta risolvendoli con gli strumenti forniti dalla Costituzione. 
 
5. Paure reali ed immaginarie di emarginazione e dominazione
L’espansione dello spazio politico dovuta al ritorno al governo democratico nel 1999 ha portato con sé il risorgere di richieste politiche su basi etniche, così che gruppi e comunità che finora si sentivano esclusi ed emarginati stanno cercando di essere reintegrati. Di conseguenza si sono scatenate forze nel contesto del sistema multipartitico e la competizione per il potere, che stanno portando necessariamente l’attenzione sul bisogno di condividere il potere come strumento per garantire la stabilità. Si può dire a ragione che lo spazio democratico sembra aver fornito un trampolino per l’ondata di crisi nel Paese, sia nell’ambito del conflitto Nord-Sud, per la paura di perdere rilevanza nell’equilibrio politico, o nella determinazione delle minoranze tribali di non farsi  sottomettere alla dominazione delle tribù maggioritarie. 
 
6. Disoccupazione, livello di povertà e insofferenza
In Nigeria oggi l’analisi ha mostrato che c’è carenza di occupazione specialmente di giovani, istruiti, alfabetizzati o semi-alfabetizzati, uomini e donne robusti, con un relativo aumento del livello di povertà e il crescente pericolo di inquietudine tra i giovani e malcontento sociale. Questi vengono usati come strumenti disponibili da politici che non hanno a cuore il bene del Paese e si impegnano a suscitare terrore nei loro oppositori, e vengono anche sfruttati facilmente da insorti e terroristi come Boko Haram e altre milizie etniche per commettere crimini efferati nel Paese. 
 
7. Proliferazione di armi
Il proliferare di armi in tutta la Nigeria e più particolarmente nel centro-Nord e nelle zone del Nord-Est è stato considerato una tendenza allarmante per molti anni. Ugualmente preoccupante è la presenza di milizie e criminali mercenari in tutti gli Stati delle due zone conosciute per aver seri problemi di sicurezza. 
 
8. Distribuzione delle risorse
L’agitazione per la distribuzione delle risorse da parte delle aree produttrici di petrolio negli Stati del Sud del Paese e anche recentemente da altri Stati che sono naturalmente dotati di risorse minerarie è ugualmente motivo di grande tensione e crisi. Questo è dimostrato talvolta dalle attività criminali da parte di militanti, sotto forma di uccisioni, furti, rapimenti, razzie, incendi, distruzione di infrastrutture e la quasi  interruzione talvolta delle attività economiche. 
 
9. Conflitti tra pastori e agricoltori
I conflitti tra pastori e agricoltori si sono recentemente aggravati con il risultato della perdita di vite umane e di proprietà in molte parti della Nigeria. E’ diventato più frequente e diffuso. Benché i malintesi tra agricoltori e pastori siano fenomeni di lunga data, essi non hanno mai assunto la larga scala e la pericolosità di questi ultimi anni nella storia della Nigeria. Quando si verificano, le ripercussioni socio-economiche e politiche e le perdite sono immense. La causa più comunque di questo tipo di conflitti è il danno ai raccolti da parte di animali dei pastori o lo sconfinamento da parte di agricoltori in quelli che i pastori considerano tradizionalmente come terreni di pascolo; ciascuno di questi episodi provoca di solito una risposta violenta della parte lesa.
 
10.   Insorgere del terrorismo
Benché non sia un fenomeno antico, è ora diffuso e provoca gravi calamità al nostro Paese, soprattutto nella zona del Nord-Est, la più colpita. La rivolta di Boko Haram è la cosa più pericolosa dopo la guerra civile nigeriana. L’assoluta irrealizzabilità della loro missione e il modo violento e imprendibile con cui la setta persegue il proprio programma sono davvero unici, potenti e pericolosi. Gli attentati suicidi finora ignoti in Nigeria sono all’ordine del giorno e in aumento con proporzioni allarmanti.
 
Il ruolo speciale dei governanti tradizionali nella società nigeriana
Per la Costituzione nigeriana, le funzioni di Emirato o dei Consigli Tradizionali guidate da Emiri o Governanti Tradizionali sono puramente consultive e comprendono ma non sono limitate a questo: 
a) formazione di proposte generale e consiglio al governo locale,
b) consulenza in materia religiosa,
c) sostegno all’arte e alla cultura,
d) competenze dei capo-tribù e controllo di cariche e funzionari tradizionali,
e) mobilitazione del popolo in progetti di auto-aiuto,
f) assistenza nella raccolta dei tributi ed entrate a livello locale,
g) proposte al Governo in questioni riferite al loro Consiglio da parte del 
L’appartenenza all’Emirato o ai Consigli Tradizionali guidati da Emiri o Governanti tradizionali include anche i Capi di Distretto e di Villaggio. I capi di Distretto sono gli amministratori più anziani e capi delle comunità nelle loro aree e derivano la loro autorità dall’Emirato o Consigli Tradizionali e il Consiglio del Governo Locale e sono nominati, disciplinati e pagato da questi; i loro compiti sono: 
1. responsabilità del mantenimento della legge e dell’ordine,
2. raccolta delle tasse e altre entrate,
3. iniziative di sviluppo a livello locale e mobilitazione del popolo per intraprendere lavori pubblici con questa finalità o in questa direzione,
4. responsabilità d’informare il  popolo sulle politiche del governo.
I Capi-Villaggio dall’altro lato lavorano sotto il Capo Distretto e i loro incarichi comprendono:
1. girare spesso e conoscere i sentimenti del popolo,
2. informare i loro Emiri e i Consigli Tradizionali degli avvenimenti e sviluppi locali,
3. sottoporre rapporti regolari sui diversi temi,
4. svolgere il ruolo dell’Emiro e dei Governanti Locali nelle rispettive comunità e richiedere ampio rispetto di questo. 
Il sistema dell’Emirato è l’unico del suo genere nel Paese nel pieno spirito federale perché: 
-  i Capi-Distretto per esempio sono in qualche caso nominati per distretti diversi dai loro luoghi di origine,
-  il sistema ha lo scopo di unire il popolo indipendentemente dall’etnia e dal credo religioso,
-  gruppi con vari interessi all’interno dell’Emirato si incontrano periodicamente per affrontare questioni di interesse locale e nazionale,
-  i governanti tradizionali agiscono come consiglieri per tutti i Consigli del Governo Locale nell’ambito delle proprie competenze
-  i Presidenti del Governo Locale sono membri di diritto dei Consigli degli Emirati; non hanno diritto di voto ma sono liberi di prendere parte ai dibattiti del consiglio ed esprimono le loro opinioni. 
 
Come i capi islamici contribuiscono alla pacificazione e alla riconciliazione
Prima di esaminare i percorsi del loro contributo alla pacificazione e alla riconciliazione nelle situazioni di crisi, deve essere chiaro che gli Emiri sono capi sia tradizionali che islamici. Per la loro posizione non sono soltanto consiglieri tradizionali delle aree amministrative di loro competenza, ma anche guidano o appartengono a organizzazioni islamiche generali nei loro Stati e nelle Aree di Governo Locale. Per i loro compiti e insieme agli altri Capi Islamici, ci si aspetta sempre da loro che esaminino le strade di prevenzione, risoluzione o riduzione dei conflitti.
 
Il ruolo dei Governanti /Capi Islamici tradizionali nella mediazione per la pace
   Un possibile ruolo di un capo tradizionale nigeriano o capo islamico è quello di assumere la leadership nella risoluzione dei conflitti. La leadership può essere fisica, simbolica o una combinazione di molte variabili che rendono i leader preziosi da ogni punto di vista. Gli Emiri esigono soprattutto il massimo rispetto e l’obbedienza da parte dei loro sottoposti e delle loro comunità. Infatti hanno la piena fiducia dei loro sottoposti e nella maggior parte dei casi trasmettono ad essi politiche, decisioni e direttive del Governo senza incontrare resistenza. Sono molto proattivi e nella maggior parte delle circostanze adottano procedure di Risoluzione Alternativa dei Conflitti (Alternative Dispute Resolution - ADR). In caso di incomprensioni o tensioni che possono variare in cause e intensità, e prima che evolvano in conflitti o violenza, gli Emiri possono fare questo: 
1. richiamano i loro sottoposti ai valori della convivenza pacifica e li consigliano contro l’uso della violenza e a favore del dialogo come strumento di accordo. Fanno questo durante le cinque preghiere quotidiane o quando predicano durante i principali eventi come Eid-il Fitr o Eid-il Kabir che sono celebrati rispettivamente una volta all’anno. 
2. Quando la tensione è grande, le fazioni nemiche nel contenzioso, della stessa comunità o di diverse comunità, sono chiamate ad una tavola di confronto per dialogare e riconciliarsi alla presenza dell’Emiro, dell’Imam Capo e degli Ulama e di altre cariche ufficiali; nella maggior parte dei casi si raggiunge un accordo e viene negoziata la pace.
3. Dove sono coinvolte comunità di diverse aree amministrative, vengono organizzati incontri informali dai Governanti tradizionali di quelle comunità per cercare di risolvere il problema. Ma talvolta gli incontri di pace sono ufficiali quando vengono tenuti sotto gli auspici dei Consigli dei Governi Locali. 
4. Tuttavia, quando falliscono le misure preventive e scoppia il conflitto, gli Emiri devono prendere l’iniziativa per investigare, far diminuire l’intensità, gestire, risolvere o reindirizzare il conflitto come i tempi e le circostanze lo richiedono e lo permettono.
5. Gli Emiri perseguono mediazioni imparziali tra tribù e clan, prendendo decisioni vantaggiose per tutti e difendendo le loro decisioni per promuovere una mentalità e una giustizia instaurate in maniera decisiva e precisa. 
6. Fanno anche un uso maggiore e più saggio dell’autorità e del potere di patrocinio e cooperazione, individuando le cause ultime di conflitti potenziali e in corso o le aree dei conflitti e guidano nella risoluzione di essi. Sono in prima linea e sono strettamente legati alle pratiche e indicazioni delle Risoluzioni Alternative dei Conflitti.
7. Svolgono un ruolo chiave nel negoziare la pace e l’unità tra il popolo e lo Stato, rafforzando l’identità neutrale, risolvendo conflitti piccoli e grandi e fornendo una valvola di sicurezza istituzionale per una burocrazia di Stato spesso inadeguata.
8. Collaborano con il Governo per incoraggiare il dialogo e la riconciliazione tra fazioni per costruire fiducia e risolvere i contenziosi tra le parti in causa. 
9. Collaborano con il Governo per rafforzare i loro ruoli come Emiri/Governanti tradizionali che sono custodi dei costumi e delle tradizioni del popolo e con altri capi religiosi, costituendosi in Comitati per la Pace e la Sicurezza nell’intento di sostenere la procedura dell’Alternative Dispute Resolution (ADR), che è attualmente in voga nelle tecniche di risoluzione dei conflitti nel mondo. 
10.   Come leader religiosi si assumono la responsabilità di attenuare le tensioni, cancellando le impressioni errate della percezione di minacce alla religione e all’identità religiosa, che si sono radicate nella vita di ogni giorno dei nostro fedeli.
11.   Partecipano attivamente al Comitato di Stato Interreligioso (State Inter-Religious Committee - SIREC)
Un altro modo pratico di realizzare la pace è mettere in atto accordi amministrativi strutturali e stabili a partire dal livello locale, di zona, di Stato, o di zona geopolitica o a livello Federale, una sorta di comitato per una convivenza pacifica, come dal dettaglio che segue: 
Accordo amministrativo strutturale per il mantenimento della pace.
1. Comitato per la convivenza pacifica nel villaggio;
2. Comitato per la convivenza pacifica nel distretto;
3. Comitato per la convivenza pacifica nel governo locale;
4. Comitato per la convivenza pacifica di zona;
5. Comitato per la convivenza pacifica dello Stato. 
Bisogna notare che questi comitati per la convivenza pacifica potrebbero essere promossi al livello di Comitato per la Convivenza Geopolitica pacifica, la cui struttura dovrebbe assumere il modello di tutte le parti coinvolte. Da tenere particolarmente presente è il disegno e il progetto delle aree di discussione negli incontri, che dovrebbero consistere sostanzialmente in quei desideri, bisogni, spinte e pulsioni che di solito sono aree possibili di interessi conflittuali, nello specifico e più in generale.
 
Conclusione e raccomandazioni
Quanto detto lascia pochi dubbi che praticare l’accordo renderà capaci di avere un processo duraturo per:
1. uso efficace di comportamenti nella mediazione/riconciliazione;
2. prevenzione del conflitto
3. promozione e consolidamento della pace; e
4. controllo del conflitto.
Suggerisco che il comitato costituito per la pace dovrebbe essere invitato a:
a) accettare la necessità di sostenere la pace in Nigeria;
b) accettare l’uso delle strutture citate come vero strumento per il mantenimento della pace; e 
c) raccomandare la sua realizzazione ad ogni livello di Governo e in conformità con un adeguato finanziamento. 
Il Governo dovrebbe intensificare gli sforzi nell’implementare programmi che abbiano un effetto moltiplicatore sull’occupazione giovanile e un miglioramento delle condizioni di vita e anche creare una situazione che permetta al settore privato e alle ONG di accrescere la loro capacità di ridurre l’alto tasso di disoccupazione della nostra gioventù piena di energie, risorse e di capacità di lavoro. E’ un’azione positiva che garantisce la sicurezza sociale e la riduzione della povertà e più in generale riduce la violenza settaria sollevando dal fondamentalismo e dall’estremismo in Nigeria
Il Governo a tutti i livelli deve respingere e combattere la corruzione al fine di essere ad un alto livello di moralità, un’avanguardia del riorientamento della società finalizzato ad eliminare la violenza, minando le sue cause ultime, e facendo in modo che i nigeriani coltivino un atteggiamento positivo verso il governo e sviluppino una grande lealtà verso la nazione, rispetto per l’umanità e fiducia nella santità della vita.
Il Governo dovrebbe rivedere l’apparato di sicurezza della nazione per pattugliare efficacemente le nostre frontiere facilmente valicabili, prevenire aggressioni esterne e conflitti interni.
Le agenzie di intelligence dovrebbero essere più proattive nell’individuare elementi di tensione e situazioni in cui sia probabile una escalation delle crisi e il collasso generale dell’ordine e della legge.
I capi religiosi dovrebbero formare dei comitati interreligiosi e il Governo dovrebbe regolare le loro attività e i modi di predicare. Dovrebbero vigilare sui loro discorsi. 
I programmi scolastici dovrebbero essere rivisti per includere il rispetto per le altre fedi e pratiche religiose. 
E’ consigliabile impegnare i Governanti tradizionali il più possibile, specialmente nelle aree di costruzione della nazione, di Risoluzione Alternativa dei Conflitti (ADR), di giustizia riabilitativa, e soprattutto, come catalizzatori e modelli nell’arena in trasformazione della Nigeria. 
 
 
Vi ringrazio per l’ascolto.
 

PROGRAMMA
PDF

PROGRAMMA DELLE DIRETTE WEB

Segui l'evento in streaming


NEWS CORRELATE
31 Gennaio 2018
MONACO, GERMANIA

La Comunità di Sant’Egidio ricorda il prof. Joachim Gnilka scomparso a Monaco all’età di 90 anni.

IT | DE
30 Gennaio 2018
BANGUI, REPUBBLICA CENTRAFRICANA

Chantal, Elodie e le altre: storie di bambini e non solo in cura con il programma DREAM a Bangui, capitale del Centrafrica

IT | ES | DE | FR | CA | NL
28 Gennaio 2018
MONACO, GERMANIA

'Il piatto più buono è quelllo dell'amicizia': lo offre Sant'Egidio a tanti amici nelle periferie di Monaco di Baviera


Visita di Marco Impagliazzo alla Scuola della Pace e alla mensa
IT | DE
25 Gennaio 2018
ROMA, ITALIA

Centrafrica, il presidente Touadera a Sant'Egidio: prosegue il processo di pace, parte ora la nuova fase del disarmo

IT | ES | DE | FR | PT | CA | ID
24 Gennaio 2018
Comunicato Stampa

Centrafrica, domani il presidente in visita a Sant'Egidio: Colloqui sul processo di pace e incontro con la stampa

IT | PT
15 Gennaio 2018

'Fare Pace - la diplomazia di Sant'Egidio' è in libreria


Alla vigilia del 50mo, un libro per comprendere il lavoro per la pace di Sant'Egidio
IT | ES | DE | PT
tutte le news correlate

NEWS IN EVIDENZA
7 Febbraio 2018

50 anni di Sant'Egidio: la gioia del Vangelo da Roma alle periferie del mondo


La Comunità compie 50 anni. Una storia cominciata il 7 febbraio 1968 a Roma da Andrea Riccardi con un piccolo gruppo di liceali che volevano cambiare il mondo...
IT | DE | PT
7 Febbraio 2018

'Un aspetto chiave di Sant'Egidio è la sua dedizione al dialogo' Da Yad Vashem, il Memoriale dell'Olocausto a Gerusalemme, gli auguri per il 50mo

IT | DE
7 Febbraio 2018

'Vi auguro di continuare la vostra missione per la pace': Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, per i 50 anni di Sant'Egidio

IT | DE

RASSEGNA STAMPA CORRELATA
26 Febbraio 2018
Roma sette
Congo e Sud Sudan, Gnavi: «La liberazione ha il nome di Gesù»
23 Febbraio 2018
Domradio.de
"Wir können Frieden organisieren wie andere den Krieg"
22 Febbraio 2018
Famiglia Cristiana
La preghiera sia un urlo contro le guerre
21 Febbraio 2018
Vatican Insider
Sant’Egidio si unisce alla Giornata di digiuno per Congo e Sud Sudan indetta dal Papa
21 Febbraio 2018
SIR
Giornata preghiera e digiuno: Comunità di Sant’Egidio, adesione all’invito del Papa. Veglia nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma e in molte città italiane
tutta la rassegna stampa correlata