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Peace is the future

 
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9 Settembre 2014 09:30 | Thomas More, Campus Carolus, Aula 005

Intervento


Jean-Arnold de Clermont


Pastore della Chiesa protestante unita di Francia

 Poichè interverrò in una conferenza fra politici, diplomatici, filosofi, ho scelto di parlare come teologo protestante, dando un punto di vista il più ecumenico possibile sull’Europa della Chiese e delle religioni.

 

L’Europa è il continente che ha visto nascere il movimento ecumenico. Aveva tutti i requisiti per questo poichè riuniva le chiese più diverse, quella cattolica, quelle protestanti e ortodosse. Il movimento ecumenico ha trovato in esso radici profonde; lo scandalo riconosciuto delle divisioni soprattutto nella “conquista missionaria” del XIXmo secolo ( è un incontro fra la Società delle Missioni, a Edimburgo nel 1910, che è stata l’occasione di una conferenza sull’unità delle Chiese e che è riconosciuta come il momento di partenza del Movimento Ecumenico); ma ancor di più è l’esperienza vissuta nei campi di prigionia durante la seconda guerra mondiale che sostiene la necessità e l’evidenza del Movimento Ecumenico; cattolici e protestanti riuniti nella lettura della Bibbia e nella preghiera. Questi due sono i principali argomenti contro la divisione dei cristiani: lo scandalo della concorrenza e la forza pacifica della preghiera comune, radicata nel Vangelo.

I fondatori dell’Unione Europea erano guidati da questi argomenti. E’ stupefacente notare come la riconciliazione e la costruzione della pace, elementi fondanti dell’Unione Europea, siano radicati nei valori cristiani.

Ma se io mi rivolgo all’Europa di oggi, devo constatare che due atteggiamenti vengono a mettere in discussione se non in pericolo questa volontà del “vivere

insieme” europeo. Dall’interno delle Chiese lo sguardo rivolto alla secolarizzazione delle società europee conduce in nome della ri-evangelizzazione alla messa in discussione del movimento ecumenico: si torna facilmente al “ciascun per sè!” che si tratti dei movimenti evangelici, o delle comunità carismatiche, o dei gruppi cattolici conservatori… si tratta di ricostituire delle comunità rivolte a loro stesse, refrattarie a qualsiasi spirito ecumenico.

Allo stesso tempo, dall’esterno delle Chiese, la crescita dei nazionalismi presenti in quasi tutti paesi d’Europa di oggi mette in discussione se non in pericolo la costruzione del ”vivere insieme “ europeo. Le ultime elezioni per il Parlamento europeo sono terribilmente rimaste nella nostra memoria.

Io non penso certo che si tratti di un fenomeno irreversibile: ma è un allarme perchè gli argomenti del vivere insieme siano sviluppati e affermati.

Io indico tre direzioni che mi sembrano fondamentali: 

Benchè siano numerose, le Chiese riconoscono tutte che esse hanno la loro fonte in Gesù Cristo. Ognuna è un volto della Chiesa universale di cui esse devono, ognuna da parte sua, rendere conto con fedeltà. La loro pluralità tiene alla storia, alla diversità delle cullture umane, alle molteplici attese spirituali degli uomini; ma la pemanenza di questa pluralità non ha senso altro se essa non è vissuta nel riconoscimento degli altri, in una visione pluralista della Chiesa una.

Dire questo è affermare che la mia Chiesa particolare ha bisogno delle altre Chiese particolari per capire e dare un volto alla pienezza della Chiesa di Cristo.

Il secondo argomento dei cristiani per il “vivere insieme” in Europa riguarda la responsabilità di cui sanno di essere investiti perchè il mondo dove essi vivono risponda alla volontà di giustizia e di pace del Dio della Bibbia. Ogni pagina della Santa Scrittura lo testimonia; ogni ora della nostra vita parla di questa necessità. Non può essere che un opera comune dove ognuno porta il meglio di sé per un’edificazione del bene comune. Giustizia sociale, solidarietà con i poveri, accoglienza degli esclusi, attenzione alle vittime, preservazion dell’ambiente per la generazione futura… la creazione è un tutto che esige prospettive e soluzioni comuni.

- Ma la mia ultima parola sarà per esprimere il rifiuto di limitare all’Europa questo obbiettivo di “vivere insieme”. Da una parte perchè la nostra Europa ha segnato con la sua impronta, che non è sempre giusta nè sempre ecologica, né sempre semplicemente umana, molte regioni del mondo (potrei fare molti esempi, soprattutto in Africa) D’altra parte, l’universalismo della Chiesa mi proibisce di limitarmi a qualsiasi frontiera. Così ogni argomento per il “vivere insieme” in Europa, deve confrontarsi con una dimensione mondiale, che si tratti del bisogno fondamentale degli altri per comprendere che vuol dire essere umani o che si tratti di ricercare un mondo di giustizia e di pace.

Ora poichè questa visione di una Europa riconciliata, che fa della giustizia sociale il fondamento della pace, è quella che l’Unione Europea dà dalla sua fondazione, questa Europa può e deve avere un ruolo determinante nel mondo di oggi. Gli europei e le Chiese in Europa, ne sono coscienti? Vi lascio con questa domanda.

 

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