LA SCUOLA della Pace in visita alla sinagoga. Un gruppetto di giovanissimi che rappresenta per certi versi il mondo intero, dal Nepal al Marocco, multietnico e di religioni diverse, che studia con la Comunità di Sant'Egidio in un doposcuola nei locali delle ex Murate; un insieme vivace e curioso che assume non solo la grammatica italiana per respirare a pieni polmoni in città ma anche l'alfabeto della storia, della convivenza, della costruzione pacifica del mondo. E allora c'è senz'altro bisogno di sapere cos'è stata la Shoah come anche di sapere quale fermento è stata ed è la cultura ebraica nella vita del pianeta. Accolti dalla Presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli i ragazzi hanno visitato la sinagoga guidati dalle spiegazioni degli operatori della Coop Culture, dalla compagnia di liceali e amici di Sant'Egidio e da Sara Valentina di Palma, autrice per Giuntìna di 'Se questo è un bambino. Infanzia e Shoah'.
`CRISI' sta diventano un contenitore di giustificazioni, senza nomi e cognomi. Se ne conoscono gli effetti, ma si tacitano le responsibilità invocando la "congiuntura". Un ritornello che non piace a Stefano Zamagni, docente di Economia politica all'Università di Bologna e alla John Hopkins che, su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio, ha incontrato 250 studenti delle scuole superiori fiorentine nella grande aula di Sant'Apollonia, in via San Gallo, sul tema 'Capire la crisi per uscirne'. «La crisi ha un nome - ha detto Zamagni - si chiama avidità. Si è affermata una forma di individualismo che ha dissociato l'economia dallo studio e dal lavoro è ha speculato sul futuro dei giovani».