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14 Gener 2015

Il dibattito-Incontro promosso dalla comunità di Sant'Egidio su cura e assistenza per i detenuti

Caldoro: sanità dietro le sbarre, al Sud è tutto più difficile

Il provveditore Contestabile: «Solo due centri per i reclusi, liste d'attesa troppo lunghe»

 
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«Il 2014 è stato l'anno del superamento dell'emergenza sovraffollamento, riconosciutoci dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. A Poggioreale ci sono mille detenuti in meno. Ma il 2015 deve essere l'anno per il ripensamento dell'esecuzione della pena, della concezione di carcere. È una battaglia culturale. Per questo in primavera convocheremo gli stati generali sulla condizione carceraria per lanciare un messaggio al Paese: il carcere è parte, non un pezzo distinto della società». È l'annuncio fatto ieri dal ministro della Giustizia Andrea Orlando a conclusione dei lavori del convegno, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio nella casa circondariale di Poggioreale, sulla riforma penitenziaria che ha visto nel 2008 il difficile passaggio di gestione sanitaria al Ssn, ovvero alle Asl territorialmente competenti.
«Il paziente detenuto è un cittadino - ha sottolineato il Guardasigilli - e la tutela della sua salute è compito di chi ha disposto la privazione della libertà personale». «Il diritto costituzionale alla salute risulta difficile da garantire al Sud - ha spiegato il presidente della Regione Stefano Caldoro, intervenuto all'incontro moderato da Antonio Mattone - : in Campania il deficit di personale è di 8mila unità, il solo peso pro-capite sul personale medico è di 524 euro, la media nazionale è di 664». Di qui l'importanza della collaborazione tra Asl e Dap, poiché «non importa chi sia il suo datore di lavoro, il medico deve essere formato all'accoglienza» come ha ribadito Ernesto Esposito, direttore generale dell'Asl Napoli 1 Centro, illustrando i dati sull'offerta assistenziale distribuiti in opuscoli. Insomma, un lavoro interistituzionale perché «la cura ricade sulla qualità della pena, ma la pena può ricadere sulla qualità della cura» ha detto il direttore del carcere di Poggioreale, Antonio Fullone, tra i partecipanti al dibattito insieme a Antonio Bonaiuto, presidente della Corte d'Appello di Napoli, al procuratore capo Giovanni Colangelo, e ai relatori (Adriana Tocco, garante dei detenuti Regione Campania, Carmine Antonio Esposito, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Roberto Di Giovanpaolo, presidente nazionale Forum Salute dei detenuti, Liberato Guerriero, direttore del carcere di Secondigliano, don Virgilio Balducchi,  ispettore generale dei cappellani delle carceri, Ornella Favero di Ristretti Orizzonti, Stefania Tallei della Comunità di Sant'Egidio, Franco Milani del Gruppo tecnico interregionale Lombardia Sanità penitenziaria, Alessandro Barbano, direttore de «Il Mattino»).
Tommaso Contestabile, provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria denuncia: «A Napoli abbiamo due centri clinici penitenziari ridotti ad infermerie, lunghe le liste d'attesa per i ricoveri». «Il medico non deve occuparsi solo della prestazione ma di tutto il contesto - ha detto il vice capo del Dap Francesco Cascini - così come il direttore deve vigilare sulla corretta cura ai detenuti. La questione sovraffollamento non si riduce ai metri quadrati, ma investe l'accesso totale ai servizi». Cura e custodia. Binomio più sofferto nel caso degli Opg. «È l'ultima proroga - ha ribadito Orlando, che al cardinale Sepe ha offerto un finanziamento per un progetto lavorativo da presentare durante la visita di Papa Francesco - e le Regioni che non provvederanno entro marzo alla loro chiusura saranno commissariate. La Campania ha dato una risposta rapida e convincente».


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