Sono Stefano, Gianni, Abdul, Abubaka, poi ci sono Claudia, Marco, Yan. La loro vita è sulla strada. Amano leggere, chiacchierare e non hanno smesso di sperare. I loro amici sono i libri, passano le giornate in biblioteca, cercando un lavoro e qualcosa per vivere. Alcuni sono italiani, altri sono venuti qui per realizzare un sogno e invece... stanno ancora aspettando. Ma nei loro occhi non c'è rassegnazione, forse perché su quella strada a volte matrigna a volte amica, oltre a persone per le quali sono invisibili, ne hanno incontrate tante altre capaci di ascoltare le loro storie, di guardare al di là delle apparenze e disposti ad aiutarli. I volontari della comunità di Sant'Egidio li conoscono tutti per nome. Tutto l'anno due volte a settimana, il martedì e il venerdì, fanno il giro della città portando loro un piatto caldo, dei panini, un po' di tè.
Nella cucina della comunità si lavora già dal tardo pomeriggio avvolgendo panini e scaldando crostini, perché alle 20,30 bisogna uscire per portare a tutti qualcosa. La minestra è dentro i thermos, il tè nelle bottiglie, le borse sono piene di focaccia e polpettone e, perché no, anche qualche libro da leggere.
A questo punto, i volontari si dividono in quattro gruppi. Uno raggiungerà la stazione di Genova Principe, un altro quella di Genova Brignole, e poi c'è la zona della Foce e quella Centro. In tutto 200 clochard che li aspettano, e non solo per quel pasto che consumano in piedi prima di infilarsi dentro i loro giacigli di fortuna, ma perché ormai sono diventati amici. Con loro si raccontano, si confidano, sanno di potersi fidare. Infatti, prima di porgere il piatto con la minestra, domandano «come stai?», e inizia il racconto della giornata, due chiacchiere sull'ultimo libro letto e quello che si vuole leggere - «la prossima volta te lo porto», la risposta - ancora due risate mangiando un panino e poi via, il giro continua, ci sono gli altri da raggiungere prima che si faccia troppo tardi, perché con questo freddo «tra le 22 e le 22,30 vanno a dormire».
Tutto è iniziato 25 anni fa, racconta Maurizio Scala, un volontario della Sant'Egidio, quando «una sera di gennaio degli anni '90», particolarmente fredda, «usciti dalla chiesa, dopo un momento di preghiera, abbiamo pensato a chi era senza un tetto in una notte come quella e abbiamo deciso di fare un giro e portare qualcosa da mangiare e una coperta. Ora sono loro stessi a chiamarci quando hanno bisogno o a segnalarci qualcuno da aiutare».
Il Vangelo è sceso per strada. L'iniziativa è diventata contagiosa e da diversi anni alla comunità di Sant'Egido si sono unite tante altre parrocchie e associazioni che oggi a turno, per coprire tutti i giorni della settimana, regalano un po' del loro tempo. Il servizio, negli ultimi due anni, è cresciuto ulteriormente. La crisi ha sensibilizzato la gente. «La risposta della città in questo periodo è stata generosa, ci sono più persone che donano cibo e anche più volontari, ognuno si mette in gioco come può», confessa il volontario.