Nessuno bada alle badanti

Racconta Doriano Saracino della Comunità di Sant'Egidio di Genova che, trent'anni fa, negli istituti in cui trovavano rifugio i poveri, le donne erano spesso anziane venute quando erano adolescenti dal Veneto e dall'Istria per andare a servizio e che, dopo aver lavorato come domestiche tutta la vita nelle case delle ricche famiglie genovesi, si ritrovavano senza un soldo.
Non sono tanto diverse le storie che raccontano molte tra le signore che oggi si mettono in fila per un pasto o per un pacco di alimenti. Rispetto ad allora sono solo cambiati i nomi: si chiamano Irina, Sonia, Galina, Olga, sono ucraine e bulgare, sudamericane e filippine, vivono a Genova da molti anni e qui hanno allevato un paio di generazioni di bambini e accudito centinaia di anziani. Spesso hanno lavorato a nero e, anche quando hanno avuto un contratto regolare. dovranno aspettare ancora qualche anno per incassare una pensione minima.
Intanto si arrangiano, ma superati i 55 è difficile trovare un impiego. Soprattutto in una città che si sta scoprendo sempre più povera. Solo alla mensa di Sant'Egidio, infatti, si rivolge un genovese su 245. E se sono 87 le nazionalità censite dai volontari, sono gli italiani i più assidui frequentatori all'ora di pranzo. Quasi tutti pensionati, che nella regione più vecchia d'Italia, vivono spessissimo sotto la soglia di povertà o, quando sono fortunati, vengono assistiti per pochi euro all'ora (e al nero) da badanti straniere.


[ Daniela D'Antonio ]