I nuovi emarginati? Vengono dalla classe media

Le storie. Emergenza Si sono rotte le reti di protezione sociale e chi perde il lavoro non si risolleva
Gli operatori. La Caritas e Sant'Egidio: "Ormai è la fascia d'età centrale che scivola nell'esclusione"

C'è la giovane madre sola che ha trovato accoglienza, nella stessa casa famiglia della Caritas dove era stata accolta sua madre. C'è l'ex dirigente separato, disoccupato, che dorme in macchina e chiede la disponibilità di uno spazio dignitoso per non dover incontrare i figli al centro commerciale. E ci sono una quantità crescente di giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano alcun corso di formazione, i cosiddetti Neet (neologismo anglofono che sta per Not in education, employment or training) che vanno a ingrossare le file dei senza tetto quando la famiglia di appartenenza si disgrega, o arriva lo sfratto, o i genitori esasperati e a loro volta in difficoltà, lo buttano fuori.
Sono le storie dei nuovi poveri, quelli che alimentano le statistiche che parlano di 500 mila persone in più in un anno che non riescono a condurre un'esistenza dignitosa reggendosi sulle proprie gambe. E' un quadro diverso da quello del passato. Quello della povertà di classe, quella dignitosa descritta dai film neorealisti, o quella dell'emarginazione come sanzione a una vita sregolata, alcolismo, piccola delinquenza, ludopatia.
"Sono esaurite le reti sociali", dice Augusto D'angelo, uno dei responsabili del Servizio senza dimora della comunità di Sant' Egidio di Roma, oltre che docente di Storia contemporanea alla Sapienza, "quindi, quando un individuo si trova in difficoltà, si trova da solo e cade nella condizione di povertà. Il filo conduttore di gran parte delle nuove situazioni di disagio economico è l'isolamento sociale".
In difficoltà ci sono sempre più individui che un tempo se la sarebbero cavata. Adulti, sani, di 40 o 50 anni. Per molti la storia all'origine di quella condizione è la perdita del lavoro, o uno sfratto, una separazione, spesso eventi connessi e conseguenti. Paradossalmente, in questo quadro, i pensionati al minimo (che un tempo erano coloro su cui si concentrava l'attenzione) sono un problema minore. Se si parla di povertà assoluta, quella per cui mancano i beni essenziali per vivere, il grosso del nuovo disagio non riguarda loro né gli emarginati tipici, come gli alcolisti e i tossicodipendenti. Gli anziani nel contesto attuale sono una delle categorie più protette. Dice Walter Nanni, responsabile dell'uffico studi della Caritas: "C'è solo il 4% delle persone oltre i 65 anni in condizione di povertà assoluta. Oggi non c'è un fenomeno di povertà univoco, tempo fa chi non aveva un lavoro o era emarginato, stava confinato nei quartieri ghetto era immediatamente indentificabile.
Ora non è più così , noi le definiamo povertà plurali". Sempre di più sono gli individui che precipitano in un colpo solo tutti i gradini sociali dalla condizione borghese all'emarginazione. "Sono triplicati gli italiani", spiega ancora D'angelo, "tra chi si rivolge a noi, 10 anni fa la proporzione tra italiani e stranieri era di uno su 10, ora sono tre su dieci". "Se devo trovare un filo conduttore dei nuovi fenomeni di povertà è l'isolamento sociale", dice ancora, "Con la crisi economica il tessuto si è sfarinato, la famiglia non fa più da argine. La crisi ha colpito i redditi e anche i risparmi".
Sia la comunità di Sant'Egidio, sia la Caritas stanno concentrando una parte crescente dei loro sforzi nel reinserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro: formazione, riqualificazione professionale, collocamento. Sant'Egidio ha appena aperto a Roma un servizio "Emergenza lavoro". Lo stesso fa la Caritas, con il "Progetto inserimento lavorativo".


[ Marco Maroni ]