Senzatetto, migranti e famiglie in povertà: solidarietà per 450

Il Natale degli ultimi
Il tradizionale pranzo tra Santo e Immacolata con i doni dei padovani

E alla fine, dopo il pranzo, non sono mancati i "pacchetti" sotto  l'albero": guanti e sciarpe per i senzatetto, bigiotteria per le anziane, una maglia nuova vecchietti, giocattoli per i bambini. Un Natale in famiglia come da tradizione quello offerto dalla Comunità di Sant'Egidio a circa 450 persone, distribuite tra il Santo e la chiesa dell'Immacolata. Tra loro nomadi e rifugiati, ma anche nonni soli e famiglie disagiate e tanti che, caduti nella disperazione, sono stati aiutati a rialzarsi e ora hanno ripreso a camminare. A tutti poi il saluto e la benedizione del vescovo Claudio Cipolla.
Un Natale normale dunque, organizzato con la consueta precisione "svizzera" dai volontari della Comunità, che hanno distribuito i loro assistiti tra 
Santo, in 150 hanno affollato la sala dello studio teologico, e la chiesa dell'Immacolata, che ne ha ospitati quasi il doppio. Qui lo sforzo maggiore, perché a mezzogiorno era stata celebrata la messa, finita la quale c'è stato un velocissimo "cambio di scena". Via panche, sedie, inginocchiatoi, per lasciar spazio a tavolate subito imbandite, dove accogliere famiglie rom e sinti, una quarantina i soli bambini, una cinquantina di richiedenti asilo, parecchi clochard ma anche tanti anziani soli e famiglie in difficoltà. Tutti con il loro posto assegnato, contraddistinto dal nome, perché il disagio spersonalizza, ti rende una "cosa" inutile, gettata in un angolo. E non sono mancati i vecchi amici, persone inghiottite dal disagio poi in grado, grazie all'aiuto della Comunità, di rimettersi in piedi. Come il maturo manager da 300 mila euro all'anno, caduto in disgrazia e costretto per un anno a dormire in auto e che ora ha ritrovato lavoro e sorriso. O il giovane africano scappato dal conflitto in Mali, con ancora una pallottola nella gamba, ricordo della sua odissea. Oppure la famiglia rom che, dopo una vita in roulotte, ha trovato una casa vera.
Al loro servizio oltre 150 volontari, molti seduti con gli ospiti, altri impegnati a servire in tavola e mescere il vino, con grande parsimonia ovviamente. Festa nella festa, l'arrivo del vescovo che ha portato la sua benedizione. Come sempre la 
Sant'Egidio ha veramente fatto le "nozze coi fichi secchi", riuscendo con niente ad assicurare un pranzo con i fiocchi. Il cibo è stato preparato da una ditta di catering, con risultati nient'affatto disprezzabili, e pagato dai frati del Santo.
Poi la solita gara di solidarietà tra padovani. Un diluvio di telefonate per sapere cosa serviva. Così di buon mattino è iniziata la processione di chi si è presentato con il pane e chi con qualche cartone di vino. Ma anche dolci e regali, perché senza non c'è vero Natale. Ecco dunque chi è arrivato con le braccia piene di panettoni ma anche con oggetti di tutti i tipi. E così s'è potuto preparare il pacchettino per ciascuno. Ai più esposti ai rigori del tempo, guanti, sciarpe e berretti di lana, ai più anziani qualcosa di utile ma anche bigiotteria per le signore. E poi i bambini, ai quali sono stati destinati i giocattoli. Finita la festa, spariti tavoli e bottiglie, la chiesa ha ripreso il suo volto austero. In attesa del Natale 2017.