Il convegno. La Chiesa di Francesco? In dialogo e senza paure

Sul "cristianesimo al tempo di Bergoglio" due giorni di dibattito. Gli interventi di Kasper, Riccardi, Giovagnoli, Impagliazzo e Faggioli

Il cristianesimo al tempo di papa Francesco, visto da diverse angolazioni: tra centri e periferie; nella globalizzazione; tra storia, cultura e teologia, ma anche sotto il profilo delle sfide e prospettive. Questo in sintesi il percorso che si sta dipanando (tra ieri e oggi) nella due giorni del convegno promosso da tre Università (Cattolica del Sacro Cuore, Roma Tre, per gli Stranieri di Perugia) e dalla World Histoty Academy, in collaborazione con la Società Dante Alighieri, che ne ospita i lavori.
«Papa Francesco ha portato con sé un vento nuovo», ha fatto notare il cardinale Walter Kasper, parlando delle sfide dell'ecumenismo. «Fa parte del suo carisma - ha detto il porporato - la radiosità, la capacità di accogliere con stile cordiale e fraterno ogni persona che incontra, sia essa cattolica, ortodossa o evangelica o di altre religioni o anche di nessuna religione. Egli ha e vive uno stile di dialogo. Di questo stile avevamo bisogno». Dopo il Concilio Vaticano II, ha aggiunto Kasper, «abbiamo fatto molti e grandi progressi sulla via ecumenica. Abbiamo già molti frutti da raccogliere. Tuttavia serpeggiava anche la sensazione di aver raggiunto un punto nel quale le potenzialità del dialogo così come lo avevamo condotto fino ad allora fossero esaurite e che ci trovassimo in un vicolo
cieco. Si avvertiva una certa stanchezza e una mancanza di coraggio per andare avanti su vie nuove. Eravamo in una situazione di stallo». Francesco ha rimesso in moto le cose.
Ciò che più sta a cuore del Pontefice è, però, secondo Andrea Riccardi, una sorta di "rivoluzione culturale" all'interno della Chiesa. Lo storico e fondatore della Comunità di 
Sant'Egidio lo ha detto nel corso del suo intervento su La Chiesa tra centro e periferia. «Non è un programma dettagliato come quello che fece Paolo VI, e infatti papa Francesco parla di processo, che non è controllabile, e nel recente discorso alla Curia ha ribadito che la riforma non è fine a se stessa», ha detto Riccardi. Perciò «in un processo molto dipende non da chi lo mette in moto, ma dalla recezione» da parte di pastori, fedeli, soggetti ecclesiali.
Nell'introduzione del convegno lo storico 
Agostino Giovagnoli ha notato: «Si parla molto di papa Francesco, un po' meno della storia da cui proviene e della storia in cui è immerso, ma la sua storia è la nostra storia e non riflettere sul tempo significa non capire il nostro tempo». Per cui tutti gli interventi hanno cercato di operare tale contestualizzazione. Per Massimo Faggioli, esperto di storia della Chiesa, «toni del tutto nuovi vengono da Francesco verso il laicato cattolico organizzato, quando il Papa mette in guardia dalla tentazione di utilizzare l'esperienza del movimento-associazione come rifugio per cattolici culturalmente e ideologicamente affini». Mentre Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, ha sottolineato la dimensione del dialogo con l'islam: «Bisogna evitare ogni generalizzazione. L'altro non deve spaventare anche se di religione musulmana». In altri termini un invito a evitare ogni «odiosa semplificazione» in tempi di terrorismo. Secondo Impagliazzo, al timore di islamizzazione dell'Europa, che serpeggia nelle società e nelle Chiese europee, il Papa ha risposto a Lesbo invitando a vedere nei migranti prima ancora che dei numeri delle persone, dei volti, delle storie. Per Francesco «il dialogo con le religioni e con l'islam non è sincretismo conciliante né apertura diplomatica per evitare problemi, ma lo strumento per far sorgere l'amore dove c'è odio, perdono dove c'è offesa e soprattutto uno strumento di pace». Papa Francesco è molto preoccupato dal tema del terrorismo e, ha aggiunto Impagliazzo, «siamo interpellati a dare una risposta non più rimandabile per costruire un futuro di pace. Nessuna guerra è santa. Solo la pace è santa».
Il Convegno vivrà oggi la sua giornata conclusiva con gli interventi, tra gli altri, del prefetto della Segreteria della comunicazione, monsignor Dario Edoardo Viganò, del teologo Pierangelo Sequeri e con una tavola rotonda moderata dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.


[ R. R. ]