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19 Duben 2012

Nigeria, la Pasqua insanguinata di una chiesa perseguitata

Le comunità cristiane garanzia di pluralismo

 
verze pro tisk

La Pasqua del 2012 è stata macchiata dal sangue dei cristiani nigeriani. Nella città di Jos alcuni di essi chiedono armi per difendersi, mentre lo Stato sembra non farcela a garantire la sicurezza. Frequentare una chiesa diventa un rischio. Il vescovo mi raccontava, qualche tempo fa, la sua lacerazione interiore: cosa rispondere ai giovani che dichiarano la loro voglia di armarsi e di difendersi. L`organizzazione terroristica Boko Haram minaccia i cristiani, ma ha ucciso anche musulmani e distrutto scuole. I cristiani, in Nigeria e in altre parti del mondo, restano le principali vittime di una persecuzione che ha aspetti inspiegabili. Perché si colpiscono uomini e donne di fede cristiana, miti, lavoratori, per nulla aggressivi?
Indubbiamente il totalitarismo musulmano considera la presenza, anche minoritaria, dei cristiani come un ostacolo alla presa assoluta sulla società. Lo si vede anche in Irak, dove la comunità cristiana è stata dimezzata a seguito della guerra. I cristiani mediorientali hanno paura che si ripeta in Siria la vicenda irachena.
Con la loro vita, i cristiani sono un argine a totalitarismo e violenza. Per questo tanti musulmani auspicano che i cristiani restino nei loro Paesi e non emigrino. Sono convinto che i cristiani, nei Paesi a maggioranza musulmana, siano una garanzia di pluralismo e democrazia per tutte le componenti.
La perdita dei cristiani nel mondo musulmano è un danno, prima di tutto, al mondo musulmano. Le minoranze cristiane sono un apporto prezioso alla qualità di vita dei Paesi islamici. Ogni maggioranza, anche schiacciante, ha bisogno della minoranza. È una realtàdella storia che si è voluta sopprimere in tante pagine di totalitarismo, fondamentalismo, terrorismo. La presenza dei cristiani è anche utile ai cittadini musulmani, al mondo arabo, alla pace. Infatti, laddove c`è pluralità si innescano processi democratici irreversibili.
Tuttavia non è facile, per i cristiani, accettare di vivere sotto continue minacce e non poter dare un futuro ai propri figli.
I cristiani sono colpiti anche fuori dal mondo musulmano. Intervengono altre motivazioni, ma in fondo la loro presenza infastidisce per la gratuità della loro opera e per la mitezza del loro comportamento. Tanti missionari e missionarie sono uccisi per questo.
Aveva ragione Giovanni Paolo II: il nostro tempo è tornato un tempo di martiri. Oggi si parla di martiri-suicidi a proposito degli attentati mortali. Ma il martire è colui che dà la sua vita per gli altri. E, malgrado i rischi e le minacce, continua ad amare.
Ogni anno c`è un elenco impressionate. Sono nuovi martiri da non dimenticare. Ma sono anche situazioni di fronte a cui ci si deve interrogare su che cosa sia possibile fare. Una memoria inquieta e una solidarietà concreta sono i segni che anche noi, cristiani italiani, abbiamo capito che non è comodo vivere la parola di Gesù in questo nostro tempo


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