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7 Februar 2014

La testimonianza di Sant'Egidio

Per una Chiesa in uscita

 
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Una «grande e semplice testimonianza di "Chiesa in uscita"». Così l'arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, ha definito l'esperienza della comunità di sant'Egidio, che giovedì 6 febbraio ha celebrato il quarantaseiesimo anniversario di fondazione. «Diverse storie ci portano qui - ha detto il presule all'omelia della messa celebrata nel pomeriggio nella basilica di San Giovanni in Laterano - ma unanime è il sentimento: la gratitudine a Dio per aver suscitato nella nostra città di Roma un'esperienza così viva di Vangelo, come riposta all'esigenza del concilio Vaticano II di una Chiesa povera e per i poveri». Radunati dinanzi all'altare - ha notato monsignor Becciu - «sono quanti hanno iniziato quell'esperienza di fede e di servizio nelle periferie dove da anni i luoghi della comunità sono un approdo per tanti cercatori di Dio e per gente bisognosa». Insieme a loro, i rappresentati di tutti gli anziani, i disabili, i diseredati che trovano accoglienza e sostegno presso la comunità: «poveri vicini e poveri lontani, talvolta interi popoli - ha sottolineato l'arcivescovo - che soffrono la più grande povertà che è l'assenza della pace». E accanto a loro numerosi ambasciatori, che il sostituto della Segreteria di Stato ha salutato come «testimoni dell'interesse per le azioni di pace e di solidarietà della Sant'Egidio nel mondo», e vescovi «amici della comunità, in questi giorni a Roma per un convegno».

«In molti - ha spiegato il presule - siamo accorsi a questa festa, perché amici di una comunità che ha fatto dell'amicizia e del dialogo uno degli elementi decisivi della sua presenza nella società». Una presenza significativa perché, ha confidato, sembra essere una risposta all'invito che «Papa Francesco ha rivolto a tutta la Chiesa nella sua recente esortazione apostolica: "scoprire e trasmettere la mistica cli vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po' caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene"». L'arcivescovo Becciu ha rimarcato il senso dell'esperienza vissuta in questi anni, ma ha messo in guardia la comunità dal rischio di sentirsi «tentati di rallentare il cammino. La fede e l'entusiasmo dell'inizio invece crescono con gli anni. Il Vangelo ci chiede ancora l'audacia di andare avanti con fiducia, la gioia cli quello che siamo e di quello che facciamo, sentendoci identificati con la missione a cui Gesù ci ha chiamato: scoprire nuovi poveri, radicarsi in nuovi ambienti e Paesi, comunicare il Vangelo a persone diverse, dialogare con mondi lontani ». Un dialogo, ha puntualizzato, che «non arretra neppure di fronte a chi pretende di interferire nella vita interna della Chiesa esigendo la modifica della sua dottrina e dei suoi valori etici.

Papa Francesco scrive nella Evangelii gaudium: "Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e  preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell'amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita"». «Nella strada finora percorsa - ha rilevato ancora l'arcivescovo - non avete incontrato solo difficoltà, gente che non vi riceve e non vi ascolta, come dice Gesù prevenendo i dodici, ma avete scoperto qualcosa di decisivo: "E partiti, predicavano che la gente sí convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano", abbiamo ascoltato nel Vangelo. Avete scoperto un "potere" diverso dai poteri del mondo. È il potere di consolare, guarire, cacciare le ombre demoniache del male, donare la luce, comunicare e costruire la pace». «Papa Francesco - ha concluso monsignor Becciu - ha avviato una stagione nuova nella vita della Chiesa. Ci chiede a tutti di uscire e di andare incontro alla gente perché nessuno sia lasciato solo, senza la misericordia e l'amore del Signore. Credo che la comunità di Sant'Egidio, nel solco tracciato da papa Francesco, trovi con con naturalità il cammino del futuro: possa crescere nell'amore, nella missione, nella prossimità ai poveri e nel tessere ovunque legami di amicizia e di pace». 


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