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21 April 2014

Il Papa che ha cambiato la storia

 
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«Giovanni Paolo II ha cambiato la storia del suo tempo, la storia dei credenti, dei cattolici, facendoli uscire dalla paura. Ha aiutato a realizzare una rivoluzione senza spargimento di sangue nel 1989. Ha dilatato la Chiesa sulla dimensione globale». Lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, riassume così i 27 anni del pontificato di Karol Wojtyla in un'intervista al Servizio Informazione Religiosa della Cei. «Quest'uomo spirituale - sottolinea - è stato anche un grande personaggio storico. Quella di Giovanni Paolo II è stata una personalità dalle molte dimensioni». Secondo il professor Riccardi, «la figura di Giovanni Paolo II è impastata della dimensione della santità, della dimensione pastorale e religiosa, del senso storico e politico, del senso del popolo, della dimensione mistica. Giovanni Paolo II, cioè, è un uomo dalle molte dimensioni ma è stato soprattutto un uomo di Dio. Questo è il cuore della sua figura. Quando lo abbiamo visto spogliato di tutte le sue capacità umane, alla fine della vita, l'abbiamo visto uomo di Dio». Quella di canonizzarlo, spiega Riccardi, «è una scelta che è stata fatta con altri Papi. È stata fatta con Pio X, con Giovanni XXIII. È stato soprattutto il popolo di Dio nel 2005 al momento della sua morte, a sentirlo Santo. La gente percepiva che era morto un Santo. Non che era morto un politico. Era morto un Santo. E Papa Ratzinger volle immediatamente dare seguito a questo senso del popolo di Dio». L'acclamazione di popolo che ha avuto la santità di Karol Wojtyla, con la richiesta gridata in piazza San Pietro di farlo «Santo subito!», per Riccardi, «nei tempi contemporanei è un fatto inedito. Ma è rivelatore di un altro aspetto: Giovanni Paolo II ha convocato i cristiani come popolo e ne ha fatto un popolo. In una condizione un po' di dispersione dei cristiani qual era, ne ha fatto un popolo in mezzo ai popoli del mondo». Nell'intervista al Sir, Riccardi ammette che ci sono state critiche a questa canonizzazione: alcuni ritengono che il pontificato di Giovanni Paolo II abbia valorizzato troppo i movimenti. Altri che abbia trascurato le Chiese locali. «Sono state fatte queste critiche ma anche critiche peggiori: in un pontificato lunghissimo come quello di Giovanni Paolo II, durato 28 anni, pieno di problemi, è chiaro che quest'uomo possa aver fatto degli errori. Non è che il suo sia stato un pontificato senza errori o senza omissioni. Ma lo storico guarda la realtà complessiva e da questo punto di vista non può che emergere un grande pontificato». In definitiva, per Riccardi «Giovanni Paolo II era un uomo che non aveva paura perché sapeva che Dio è con gli uomini. Questo, mi sembra, è il cuore della sua santità, vissuta anche in momenti di abbandono come quelli della sua giovinezza, in momenti durissimi come quelli della sua vita polacca sotto il comunismo. In questo senso è un uomo che ha riscoperto il valore del martirio. Lui stesso ha rischiato di essere martire esponendosi dopo il suo attentato». «La storia del suo attentato - rileva lo storico - è una  storia molto importante perché questo uomo andò a Istanbul nel 1979 nonostante le minacce. E quando dopo l'attentato, volevano prendere maggiori misure di sicurezza, lui disse: no, continuiamo come prima».  «Non è stato facile» tornare in piazza San Pietro, dopo aver subito l'attentato. «Certo che ho avuto paura!». Il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, riferisce quanto gli confidò Giovanni Paolo II nel corso del suo primo incontro con il pontefice, in occasione della sua nomina a vescovo. Ma poi aggiunse: «Si ricordi che i coraggiosi non sono quelli che non hanno paura, ma sono quelli che pur avendo paura vanno avanti per portare avanti la loro missione». Nell'intervista concessa a Radio Vaticana, il cardinale Comastri riferisce anche che papa Wojtyla gli confidò: «Dopo l'attentato, mi consigliarono di portare un giubbotto antiproiettile sotto la veste. Non ho voluto: la mia vita è nelle mani di Dio!». Il porporato ricorda anche l'ultima sua visita al Papa, il giorno prima della sua morte. «Mi fissò con gli occhi, sereni e limpidi. Mi ricordo che uscii dall'appartamento papale chiedendomi da dove nascesse quella serenità. Nasceva dal fatto che era sicuro di andare incontro al Signore». Ma, aggiunge il cardinale Comastri, «per me c'era anche un altro motivo: era convinto di avere speso totalmente la sua vita per il Signore. Inaugurando il pontificato in piazza San Pietro, disse `Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!´. Credo che quelle parole siano il ricordo più bello di Giovanni Paolo II. Potrei immaginarlo - conclude - come una freccia segnaletica, che dice di andare da Gesù...».


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