Sono 516 le persone morte nei viaggi della speranza verso l`Europa nel primo semestre del 2014, quasi cento al mese. Di molti non si conosce il nome ed età. Mentre sono 217 i morti o i dispersi in mare nel tentativo di raggiungere le coste Italiane. Infine il tragico bilancio delle vittime negli ultimi 15 anni si stima sia salito a 25mila persone, tra cui molte donne e bambini.
Sono i dati resi noti dalla Comunità di Sant`Egidio, che stasera alle 18,30 nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere organizza "Morire di speranza", la settima veglia di preghiera in memoria di chi ha perso la vita nei viaggi verso l`Europa. Partecipano Centro Astalli, Caritas Italiana, la Fondazione Migrantes, la Federazione Chiese evangeliche in Italia, Acli e Comunità Papa Giovanni XXIII con numerose comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato.
Presiede il cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per migranti e itineranti. Nella basilica sarà esposta la Croce di Lampedusa, costruita con il legno dei barconi arrivati nell`isola del Mediterraneo ai cui piedi saranno deposti i nomi conosciuti di chi ha perso la vita nella traversata dalla sponda sud verso l`Ue. Intanto, alla vigilia del semestre italiano di presidenza europea, la Comunità chiede al governo di mantenere l`operazione Mare Nostrum», chiamando Bruxelles a sostenerla e rafforzarla nel quadro delle azioni europee. Inoltre reclama un`autorità centrale in Italia per la distribuzione dei profughi sul territorio nazionale, stituendo in parallelo in alcuni Paesi della sponda meridionale mediterranea uffici europei per l`immigrazione, mediante i quali aprire un canale umanitario per evitare ai profughi di rischiare la vita sulle navi dei trafficanti. Secondo Sant`Egidio, «questo consentirebbe loro di chiedere protezione nelle ambasciate europee già in alcuni dei paesi di transito». La Comunità suggerisce di iniziare da Marocco, Etiopia e Sudan.
PAOLO LAMBRUSCHI
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