| 15 September 2014 |
La visita del Pontefice: il giorno dopo |
Dal Sacrario all'Angelus. Il Papa rilancia l'appello |
Bergoglio cita Redipuglia e si scaglia contro la guerra: «Lezione non appresa»
Cacciari: «Parole non casuali». Sant`Egidio: «Accogliere il pianto delle vittime»
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Il giorno dopo l`omelia di Redipuglia, il pontefice torna a scagliarsi contro la guerra. «Ma quando impareremo, noi, questa lezione?», si è chiesto Papa Francesco durante l`Angelus in piazza San Pietro. Il Pontefice ha definito ancora una volta i conflitti armati una «pazzia» che «fa solo aumentare il male e la morte». Il nuovo appello di Bergoglio arriva all`indomani del nuovo orrore diffuso dai militanti dell`Isis con la decapitazione dell`ostaggio britannico David Haines e mentre, pur se combattuta «a pezzi», infuria quella che lo stesso Pontefice ha definito una «terza guerra mondiale». «Ieri sono andato a Redipuglia, al Cimitero Austro-Ungarico e al Sacrario - ha scandito Francesco parlando ai fedeli in Piazza San Pietro -. Là ho pregato per i morti a causa della Grande Guerra. I numeri sono spaventosi: si parla di circa 8 milioni di giovani soldati caduti e di circa 7 milioni di persone civili». «Questo ci fa capire quanto la guerra sia una pazzia! - ha proseguito - Una pazzia dalla quale l`umanità non ha ancora imparato la lezione, perché dopo di essa ce n`è stata una seconda mondiale e tante altre che ancora oggi sono in corso». «Ma quando impareremo, noi, questa lezione? - ha aggiunto con toni sempre più accorati - Invito tutti a guardare Gesù crocifisso per capire che l`odio e il male vengono sconfitti con il perdono e il bene, per capire che la risposta della guerra fa solo aumentare il male e la morte!». In questo modo il pontefice ferma i tentativi di interpretare le sue posizioni come un`approvazione di «ingerenze umanitarie» in Iraq.
Sempre all`Angelus il Papa ha pronunciato un appello per la pacificazione nella Repubblica Centrafricana e la «protezione della popolazione civile colpita dal conflitto in corso», incoraggiando la missione Onu che parte oggi. «Quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo - ha detto -; gli opposti schieramenti lascino da parte gli interessi particolari e si adoperino perché ogni cittadino, a qualsiasi etnia e religione appartenga, possa collaborare per l`edificazione del bene comune». Inoltre, nel giorno in cui la Chiesa celebra l`Esaltazione della Croce, ha rivolto il pensiero «con commozione» a «tanti nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e uccisi a causa della loro fedeltà a Cristo».
Secondo il filosofo Massimo Cacciai i ripetuti riferimenti a una «Terza guerra mondiale "a pezzi"» sono «l`elemento più forte del Papa nell`ultimo periodo». «Mi pare un grido d`allarme importante - spiega Cacciari - I conflitti a cui, per nostra fortuna, almeno per il momento stiamo soltanto assistendo sono di tale gravità da costituire il pericolo di un terzo conflitto mondiale. Quando il Papa dice una cosa del genere lo fa a ragion veduta: non usa termini simili per suscitare un allarmismo di maniera». Ciò significa, prosegue il filosofo, «che il Vaticano ritiene davvero, in base alle ampie informazioni di cui dispone, che i conflitti stiano superando la dimensione locale per assumerne una mondiale. A questo punto è giusto avere paura».
Sulla vendita di armi, duramente condannata dal Papa, Cacciari riflette: «Ragionando in termini di Realpolitik, l`equilibrio delle armi può anche produrre relativi equilibrio e sicurezza. Le armi non sono di per sé indice di un crescente pericolo di guerra. Il problema è dove vanno a finire: se creano uno squilibrio, o vanno in mano ai vari califfati, il discorso cambia radicalmente».
Sul discorso del Papa a Redipuglia si è espresso anche il direttore dell`Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, sulle pagine del quotidiano: «Di fronte a questa cupa realtà - scrive Vian riferendosi all`«ombra di Caino» ravvisata da Bergoglio nei conflitti odierni - si leva la parola del Vangelo, che incoraggia e ammonisce: per salvarsi bisogna allora avere il coraggio di uscire dall`ombra di Caino e invocare "la capacità di piangere". Per abbandonare i sogni cattivi e tornare a quelli delle vittime delle guerre e degli anziani di oggi a cui ha accennato Francesco».
Anche il presidente della Comunità di Sant`Egidio, Marco Impagliazzo, si è unito all`appello di pace: «Solo raccogliendo il dolore e il pianto delle vittime delle guerre, passate e presenti, come ha detto Papa Francesco, è possibile trovare la spinta per lavorare davvero per la pace».
Giovanni Tomasin
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