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Il Messaggero - Umbria

20 September 2014

Impagliazzo: "Rilanciamo la Stranieri icona del made in Italy"

La Stranieri risparmia e apre sedi a Roma e Buenos Aires

L'intervista. Parla il presidente del cda Marco Impagliazzo

 
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PERUGIA. I conti tendono verso tinte scure - 7 milioni di risparmi andati nell'arco di 10 bilanci - i banchi vuoti, perché gli iscritti diminuiscono, da 2800 a 1200 in 10 anni, il ritornello della sinergia-alleanza-fusione «inevitabile» con qualcuno. Che fine fa l`Università per Stranieri di Perugia?
Marco Impagliazzo, prof di storia contemporanea, presidente del cda della Gallenga dallo scorso marzo - uomo
"tosto", dal 2003 presidente della Comunità di Sant`Egidio - non è tipo da pensare alla ritirata, al contrario traccia le linee della «ripartenza». «I tagli? Col primo bilancio della nuova gestione risparmiamo più di mezzo milione - spiega - e penso ad aprire sedi a Roma e a Buenos Aires: c`è un grande bisogno di imparare l`italiano nel mondo...».
Professore, partiamo dai numeri.
«Il calo degli iscritti e i numeri dei bilanci sono noti, dicono chiaramente che ereditiamo una situazione difficile. Le iscrizioni sono in calo per una serie di fattori esterni: più concorrenza, una certa immagine della città, la riduzione di finanziamenti, noi ricevevamo fondi anche dal Ministero degli Esteri...».
Tutto qui?

«I fattori interni pesano: negli ultimi anni c'è stata una gestione più orientata al presente che improntata su una visione rivolta al futuro. È mancato uno sguardo di prospettiva: che la concorrenza sarebbe aumentata e che lo Stato avrebbe ridotto i finanziamenti era di certo prevedibile, no?»
La Stranieri è messa proprio male, allora.
«Stiamo parlando di un'istituzione con un nome e una reputazione importanti, il fatto che qui si sia determinata una certa situazione è ancora più preoccupante. Ma prima che questa storia finisca, va rilanciata».
Va bene, ma che si fa?
«Intanto con il direttore Cristiano Nicoletti abbiamo avviato un`azione di tagli, anche lineari: consulenze, incarichi, auto. Nel nuovo bilancio di previsione risparmiamo oltre 500mila euro. Razionalizzeremo anche i contratti esterni».
Spending review, insomma.
«Non è solo un fatto di numeri, sono anche segnali contro gli sprechi, ma certo i tagli non bastano per ripartire».
Idee?
«Serve una visione proiettata in avanti, quella che, mi spiace dirlo, è mancata. Abbiamo una grande storia, su cui però non bisogna sedersi, energie e qualità per costruire un rilancio. Niente catastrofismo, serve l'analisi approfondita dei problemi, idee e soluzioni».
Impagliazzo, cos'ha in mente?
«Bene le relazioni con la Cina e bene i rapporti con enti e agenzie, ma allarghiamo l`orizzonte, in primis l`area latinoamericana: l`Argentina e il Brasile. E poi la Corea del sud, un Paese con grande attenzione a cultura, prodotti, moda italiana, ma anche Iran e Indonesia. Voglio dire: il fatto che Thohir venga a fare il presidente dell`Inter è emblema di un interesse di quel mondo per il nostro Paese: l'Università deve esserci. L'Università per Stranieri di Perugia può giocare un ruolo».
Buona idea, andiamo sul concreto: come si fa?
«La Stranieri è un marchio e non può restare chiuso in una città: subito un rapporto con le università pontificie, c'è un grande flusso di persone che viene a studiare l`italiano. E poi vanno aperte sedi a Roma e Buenos Aires».
Professore, costerà un bel po`.
«Non tanto: i professori possono spostarsi e una sede costerà certo meno che la palazzina di senologia: ci stiamo ancora chiedendo il perché di quell'acquisto. C'è grande bisogno di imparare l'italiano, noi dobbiamo far sapere che ci siamo, e dobbiamo assolutamente svecchiarci nel modo di presentarci e di comunicare».
Vediamo se ho capito: la Stranieri icona del made in Italy e non padiglione dell'Università degli studi di Perugia.
«Certo. Noi siamo e dobbiamo essere un marchio italiano nel mondo. Nessuna competizione con l'altra università, non è questo il punto: siamo cose diverse, con storie diverse».
Con tutte queste idee, alla Gallenga ci sarà da rimboccarsi le maniche.
«Qui c`e anche un problema di senso di responsabilità che deve crescere. Negli ultimi anni, forse per una gestione un po` personalistica, abbiamo assistito ad una deresponsabilizzazione a tanti livelli, anche tra i docenti. Il mio è un appello: non è il tempo
della persona sola al comandoti, ma di scelte concrete, importanti, di rilancio al passo coi tempi».


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