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A Sua Immagine

24 September 2014

Primo piano. Conflitti e solidarietà. Fronti dimenticati

La guerra si vince con la pace

Centinaia di conflitti nel mondo ma anche tanti volontari, operatori, associazioni che ogni giorno, nel silenzio lavorano con la forza delle opere, del dialogo, della preghiera

 
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"Si può parlare di una terza guerra combattuta `a pezzi`, con crimini, massacri, distruzioni". Parole pronunciate il 13 settembre da Papa Francesco al Sacrario militare di Redipuglia in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale. Otto milioni di militari uccisi nel conflitto e sette milioni di civili, ma "anche oggi le vittime sono tante". La storia si ripete perché "dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c'è l'industria delle armi".
La stessa immagine che il pontefice aveva usato in volo il 18 agosto, tornando dal viaggio in Corea del Sud: "Oggi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: `Lei sa, Padre, che siamo nella Terza guerra mondiale, ma `a pezzi`?`".
Sono i numeri a dare ragione al papa. Oltre alle note aree di crisi - Siria, Iraq, Libia, Israele, Palestina e Ucraina - sono centinaia le guerre dimenticate. Basta dare una rapida scorsa al sito www.guerrenelmondo.it per leggere la lunga lista di conflitti in corso. In Africa sono coinvolti 26 stati e 158 tra milizie guerrigliere, gruppi separatisti e gruppi anarchici, 38 solo nella Repubblica Democratica del Congo. Sedici stati sono coinvolti in Asia, nove in Europa, otto in Medio Oriente, cinque nelle Americhe. I motivi sono la parcellizzazione degli interessi che acuiscono la conflittualità. "Significa - dice padre Giulio Albanese, giornalista e missionario della Congregazione dei comboniani - che una molteplicità di soggetti perseguono obiettivi esclusivi, soprattutto per quanto concerne il controllo delle materie prime". L'idea di interdipendenza tra gli Stati, elaborata dall'Onu, sin dal 1978, per superare gli egoismi di gruppo, resta ancora valida perché il mondo globalizzato "è come un'unica nazione".
Se il mondo non implode è anche per una rete silenziosa, invisibile, una rete d'amore di tanti cristiani e uomini di buona volontà anonimi che sostengono dal basso i destini del pianeta. "Il mondo non scoppia perché esiste una rete di solidarietà, c'è tanta gente intelligente, responsabile e umana che lavora per gli altri, anche in Medio Oriente", spiega Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. "Noi sappiamo che la preghiera sposta le montagne. A noi tutto importa e possiamo creare una cultura dell'accoglienza" (.........)


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