Cambiano le sigle, Mare Nostrum o Triton che siano, ma siamo sempre e solo noi italiani a dover recuperare le migliaia di clandestini alla deriva su quei mercantili nel Mediterraneo che ora gli scafisti abbandonano al largo dopo aver lanciato l'allarme. Italia presente, Europa lontana. Con l'aggravante che l'operazione Triton, messa in campo da Frontex per sostituire Mare Nostrum, è stata ora clamorosamente beffata dagli scafisti e trafficanti di clandestini: navi «a perdere» senza equipaggi e abbandonate alla deriva dopo aver lanciato l'Sos in Italia. Da tre giorni è scaduto anche quella sorta di «aiuto» previsto dall'Italia in appoggio a Triton fino al 31 dicembre scorso dell'anno appena chiuso. L'Europa ora dovrebbe fare tutto da sola, dopo una sorta di «prolungamento» di Mare Nostrum che formalmente non c'è più ma continua a costarci 3 milioni al mese.
Cambiano le sigle e cambiano anche gli scafisti: da qualche mese, iniziano ad utilizzare imbarcazioni più grandi, mercantili e carghi da dismettere che «bucano» qualsiasi sofisticato controllo satellitare sul Mediterraneo. È accaduto a fine dicembre con la nave "Blue Sky M", finita nel porto di Gallipoli con 970 immigrati a bordo, tra uomini, donne e bambini. La storia si è ripetuta al largo di Corigliano Calabro dove il cargo "Ezadeen" che trasportava 360 profughi di nazionalità siriana, tra cui oltre 70 minori, è stato soccorso dalla Guardia costiera nel Mare Ionio. Anche qui gli scafisti avevano abbandonato l'imbarcazione dopo aver lanciato l'allarme alla nostra Guardia Costiera e, soprattutto, azionato il pilota automatico della nave. La beffa degli scafisti la riconoscono al quartiere generale di Frontex, a Varsavia, dove è stata varata l'operazione «Triton» con mezzi navali (solo sei di cui 3 italiani, 2 maltesi e 1 islandese al 31 dicembre) e risorse finanziarie limitate con un budget 2014 di circa 90 milioni di euro (nel 2015 sarà ben oltre i 100 milioni) di cui soltanto poco più di 20 spesi nelle diverse operazioni in mare già concluse. «I contrabbandieri - scrivono gli analisti dell'agenzia europea - hanno iniziato ad utilizzare imbarcazioni più grandi. In genere mercantili da dismettere, fino a 75 metri di lunghezza, acquistati nei porti del sud-est della Turchia».
Che i sistemi di controllo di Triton non funzionano lo testimonia il fatto che la nave "Blue Sky M" non è stata soccorsa al largo della Grecia dopo il primo Sos. Solo 12 ore dopo è attraccata al porto di Gallipoli. Perchè è fallito anche il sistema di controllo Triton? Perchè, alla fine, è dovuta intervenire la Marina Militare?
Le regole di ingaggio di Frontex - diversamente da Mare Nostrum - impongono ai mezzi coinvolti nella vigilanza marittima di non intervenire oltre le 30 miglia marine delle coste del continente. L'obiettivo era quello di scoraggiare gli scafisti che avevano nel passato beneficiato di soccorsi condotti fin quasi sulle coste libiche, come è avvenuto per due anni, subito dopo la tragedia di Lampedusa dell'ottobre 2013. Ma c'è un rapporto dell'Interpol che spiega come sarebbe stato ottenuto l'effetto contrario. «Non ci troviamo di fronte alle prime navi mercantili in disuso acquistate dalle mafie locali e poi utilizzate per i viaggi nel Mediterraneo - spiega uno specialista Interpol - La nave "Blue Sky M" è arrivata indisturbata fino a quasi tre miglia da Santa Maria di Leuca».
La nuova frontiera degli affari degli scafisti è in Turchia. Nel porto di Izmir gli scafisti acquistano diversi mercantili vicini al disarmo, li stipano di migranti e organizzano le spedizioni di clandestini con "biglietti" di 5-6mila euro a passeggero. Una nave mercantile abbandonata costa in Turchia, secondo le prime indagini, intorno ai 150mila euro. Il ricavato degli scafisti da un viaggio con mille profughi a bordo può fruttare anche 6 milioni di euro. Affare con numeri al netto di ogni spesa, perchè poi all'Italia spetta anche il costo di demolizione del mercantile recuperato alla deriva. Gli scafisti hanno creato agenzie di viaggio sul web, con annunci su Facebook. I viaggi, annunciano gli scafisti sotto false identità, costano oltre seimila euro a persona: «Viaggio per l'Italia, 6500 dollari a persona, partenza dal porto di Mersin domenica 2 novembre». Come se fosse un viaggio di piacere. «Dal primo novembre scorso - dicono fonti della Marina Militare - abbiamo salvato circa 3 mila persone, in gran parte provenienti dalla Libia, ma ora anche dall'Est, come la Siria». Il nuovo sistema degli scafisti è collaudato: una volta che i mercantili, non più gommoni o vecchie carrette del mare, arrivano nelle acque italiane «Sar» (ricerca e soccorso) i migranti lanciano l'allarme, oppure sono gli stessi scafisti che telefonano dai cellulari satellitari, di cui sono dotati, prima di abbandonare la nave. In zona arrivano le motovedette della Guardia Costiera. Difficile salire a bordo, rischio altissimo con il mare in tempesta, con i marinai costretti a calarsi a bordo col verricello di elicotteri dell'Aeronautica. I trafficanti di essere umani evitano, così, ogni pur minimo rischio di essere arrestati, lasciano le navi ingovernate, col rischio di farle finire sugli scogli. Mare Nostrum o Triton, nulla è cambiato. «Nel frattempo gli scafisti hanno capito che i profughi pagano qualunque prezzo pur di partire» dice Oliviero Fortis che per conto di Caritas Italiana guida il settore immigrazione. «Gli scafisti, da due anni - aggiunge Fortis - hanno destagionalizzato il traffico, viaggi anche in pieno inverno, con minori rischi dopo aver affinato il sistema criminale».
Da un lato l'Unione Europea prende posizione contro i trafficanti di uomini ed è pronta a «lottare contro queste organizzazioni criminali come una priorità top» dall'altro, il commissario all'Immigrazione è il greco Dimitris Avramopoulos che elogia l'Italia ma dimentica che proprio la Grecia alza un muro sul confine con la Turchia e respinge i clandestini: 1.800 guardie di frontiera ad Atene, un progetto finanziato dalla stessa Europa (missione Aspida) che poi lascia in solitudine l'Italia nelle operazioni di soccorso a mare. «Nel frattempo dalla Libia e dalla Siria - dicono fonti del Viminale - è prevedibile che continuino a riprendere in maniera massiccia i flussi di profughi. Nel solo mese di novembre gli arrivi sono aumentati del 485 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente». Pattugliare i confini come fa Triton (e come ha sempre fatto Frontex) non ha alcuna utilità, non serve a salvare vite, non serve a fermare i flussi. Chi scappa da guerra e persecuzione sa di fuggire da morte certa e accetta l'eventualità probabile della morte in mare.
Nonostante Triton il dispositivo navale di sorveglianza e sicurezza marittima della Marina Militare prosegue. Come eludere gli allarmi che arrivano dalle navi alla deriva? Così, si parte. Come se Mare Nostrum non fosse stata mai ufficialmente chiusa al 31 ottobre scorso.
«Se l'Europa non prende coscienza di creare presidi dell'Ue nei paesi da dove partono i richiedenti asilo - dice Daniela Pompei, responsabile dell'immigrazione della Comunità di Sant'Egidio - non si annullano gli affari dei trafficanti di uomini». Ma l'Europa è lontana, fallisce «Triton» dell'agenzia Frontex e l'Italia è condannata alla solitudine umanitaria nelle acque del Mediterraneo.
Antonio Manzo
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