L'Europa "unita" delle banche appare ancora più assente e inadeguata, mentre il giovane nigeriano Donatus Ighegeh depone un mazzo di fiori sulla lapide della moglie Annetta, morta ad appena 25 anni nel maggio scorso al largo di Lampedusa con altri sedici migranti di nazionalità eritrea, siriana e nigeriana. Diciassette lapidi e una sola preghiera, cristiana e mussulmana, per ricordare l'ennesima "speranza naufragata", come s'intitola la scultura in pietra realizzata dall'Accademia di Belle Arti. Su ogni lapide, un verso della poesia "Migrante", del nigeriano Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura nel 1986.
A promettere uno spazio adeguato nel cimitero di Catania per quei migranti era stato, il 28 maggio scorso durante una cerimonia interreligiosa a Palazzo della Cultura in cui aveva citato proprio la poesia di Soyinca, il sindaco Enzo Bianco. E ieri al cimitero, davanti ai loculi interrati - due dei quali più piccoli per le due bambine che perirono nel naufragio - inseriti in un'area rettangolare di 140 metri quadrati vicina alla confraternita Sant'Orsola, hanno pregato monsignor Salvatore Genchi, vicario dell'arcivescovo Salvatore Gristina, e Keit Abdelhafid, presidente della Comunità islamica di Sicilia e imam della moschea di Catania.
«Un momento di commozione - ha detto Bianco - che dimostra come Catania sia città dell'accoglienza. Qui, nell'agosto del 2013, abbiamo vissuto l'orrore di vedere sei giovani vite spezzate, migranti annegati a pochi metri dalla spiaggia. Da allora sono giunte sulle nostre coste migliaia di persone e abbiamo chiesto di essere aiutati ad accogliere, ma l'Europa continua nel suo assordante silenzio di fronte alla catastrofe umanitaria degli sbarchi che nuovamente si annunciano in primavera».
«Oggi che riposano qui sentiamo questi morti come nostri - ha detto monsignor Genchi - e per loro piangiamo e attendiamo sempre più gesti di solidarietà e apertura che la città ha saputo esprimere nella speranza che il mondo intero si renda conto che vogliamo sentirci tutti fratelli». «Ogni giorno abbiamo notizie di sciagure e questo dà molta amarezza - ha detto l'imam Keit Abdelhafid - nel ricordare la tragedia che vide Catania come punto d'arrivo di queste vittime, dobbiamo dire che servirebbero interventi nei paesi di provenienza».
Il progetto di Donatus Ighegeh, in lacrime davanti alla lapide della giovane moglie, è quello di riuscire a portare qui i tre bambini rimasti in Nigeria. «Catania è la mia città - dice in inglese - qui da oggi ho un posto dove ricordare mia moglie».
Del traffico di esseri umani e di quanto la magistratura italiana sta facendo per combatterlo, ha parlato il procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi, legandosi al messaggio inviato dalla presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, in cui si ricordava come solo in queste settimane 350 persone abbiano perso la vita in mare cercando di raggiungere l'Europa, aggiungendosi alle 3.300 vittime dello scorso anno. «La Procura della Repubblica ha un piccolo ruolo in una immane tragedia - ha detto il dott. Salvi - attraverso un gruppo di lavoro che venne costituito quando sulla spiaggia di Catania naufragò un barcone con sei morti, per attuare convenzioni internazionali che consentono di punire i trafficanti anche al di fuori delle acque territoriali. Ma l'aspetto più significativo è l'impegno delle Forze dell'ordine che operano in alto mare, degli operatori di pace e dei volontari che danno della Sicilia un'immagine di umanità e accoglienza che le autorità di altri Paesi ci riconoscono e che oggi vediamo rappresentata qui».
Alla cerimonia, condotta dal presidente regionale della Comunità di Sant'Egidio Emiliano Abramo, sono intervenuti anche il prefetto di Catania Maria Guia Federico, il questore Marcello Cardona, i comandanti provinciali dei Carabinieri Alessandro Casarsa e della Guardia di Finanza Roberto Manna, la presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti e gli assessori Luigi Bosco, Angela Mazzola, Marco Consoli, Rosario D'Agata, Orazio Licandro e Angelo Villari, oltre al commissario dell'Autorità portuale Cosimo Indaco.
Un momento di commozione è stato quello in cui l'attore David Coco ha letto la poesia "Migrante". A tradurre in italiano questa poesia è stata Alessandra Di Maio, studiosa palermitana di scienze letterarie e specializzata in fenomeni migratori, che insegna in America, e che ha inviato un testo, letto dall'attrice Vitalba Andrea, in cui si ricordava come la lirica fosse la diciassettesima (per coincidenza quante le vittime sepolte a Catania) di una raccolta voluta dal Nobel nel 2011, in occasione del "Lagos Black Heritage Festival", organizzato con diversi poeti italiani.
Cesare La Marca
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