C'è una perfida alleanza, quella tra il virus Hiv e la malnutrizione. Un circolo vizioso: l'uno alimenta l'altra e viceversa. Alla fine si muore, se di Aids o di fame, la differenza è nulla. Ma c'è anche una virtuosa alleanza, quella tra «solidarietà e gratuità», come ieri sera la definiva Ulderico Maggi della Comunità di Sant'Egidio, che a Cascina Triulza, nel "cuore sociale" dell'Expo, ha organizzato un incontro, dal titolo allusivo e provocatorio di "Ricette africane", per dire che la fame in vaste aree dell'Africa «è un nemico endemico, ma non imbattibile».
Solidarietà e gratuità hanno dato vita al programma Dream (Drug Resource Enhancement against Aids and Malnutrition), che negli ultimi dieci anni, nell'Africa sub-sahariana, ha prodotto risultati incoraggianti: più di 270mila persone curate in 42 centri clinici e 50mila bambini sani nati da madri sieropositive.
Standard occidentali offerti gratuitamente per il trattamento dell'infezione da Hiv, questo dà Dream grazie anche al lavoro di fundraising coordinato da Luigi Pellini, ieri intervenuto (pochissime parole, è un uomo di azione) all'incontro, volontario come volontari sono tutti gli operatori di Dream.
Non si tratta, e dovrebbe essere ormai assodato, di inviare aiuti alimentari. L'Africa è una terra ricca; può essere messa in ginocchio da un'alluvione o una guerra, ma ha tante risorse. Però fatica a usarle al meglio. «Occorre una alfabetizzazione alla salute - ricorda Zeinab Ahmed Dolal, somala, del movimento Genti di pace della Comunità di Sant'Egidio - l'educazione sanitaria e alimentare devono procedere di pari passo».
Ricordava, tra i tanti esempi, lo svezzamento del bambino, che se ben condotto riduce drasticamente la mortalità infantile. Ricordava che i primi due anni di vita sono decisivi per lo sviluppo fisico ma anche, e soprattutto, cognitivo.
La prima vera ricetta per battere la perfida alleanza la ribadisce la responsabile del programma Dream, Paola Germano: «L'educazione alimentare. A partire dalle donne, dalle mamme». Finito l'allattamento, spesso sorgono i problemi. A volte bastano poche cose, ad esempio spiegare quanto potere abbiano per un bambino alimenti che a volte sono gettati, come la banana o la papaia. «È necessario utilizzare ciò che già si trova sul posto».
La situazione, com'è intuibile, è più ingarbugliata. C'è la guerra, che genera fame e a sua volta ne è l'effetto. Ci sono i campi profughi. Ma ci sono realtà come Dream, che dimostrano come la battaglia alla fame si può vincere e costringono l'Expo ad affrontare il tema del cibo andando alle sue radici.
Umberto Folena
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