Significativa risposta da parte dei novaresi, giovedì sera, per la veglia di preghiera "Morire di speranza", un momento di riflessione e preghiera in memoria di quanti perdona la vita nel viaggio per arrivare in Europa alla ricerca di migliore fortuna. Il Santuario di Maria Ausiliatrice, infatti, era gremito in ogni posto, tanto che gli organizzatori dell'iniziativa (Comunità di S. Egidio, Caritas diocesana, Fondazione Migrantes, Acli, Liberazione e Speranza onlus, Usmi diocesano e Gruppi di volontariato vincenziano) hanno dovuto collocare altre sedie lungo le navate della chiesa per poter far sedere tutti. Molte, comunque, le persone rimaste in piedi.
Un chiaro segnale della risposta data dalla cittadinanza alla manifestazione. Per le istituzioni erano presenti il consiglierè provinciale con delega alle Politiche sociali, Tino Zampogna, l'assessore comunale al Sociale, Elia Impaloni e poi gran parte di volontari e responsabili dei promotori della veglia, Daniela Sironi per S.Egidio, Andrea Lebra per Liberazione e Speranza. E tanti altri. Tra i presenti anche molti migranti ospitati in città, giovani di non più di trent'anni, che, contrariamente a tanti loro fratelli, a tanti loro connazionali e coetanei, ce l'hanno fatta. Ora sono accolti a Novara e alcuni cercano anche di dare una mano alla città che li ospita. A presiedere la veglia, il vescovo, monsignor Franco Giulio Brambilla.
Un'occasione per non dimenticare che i profughi che arrivano sulle nostre coste hanno, e in questo caso la Comunità cita Papa Francesco, «storie che ci fanno piangere e vergognare: esseri umani, nostri fratelli e sorelle, figli di Dio che, spinti anch'essi dalla volontà di vivere e lavorare in pace, affrontano viaggi massacranti e subiscono ricatti, torture, soprusi di ogni genere, per finire a volte a morire nel deserto o in fondo al mare».
Nella serata, aperta dall'intervento di Sironi, cui ha fatto seguito quello di altri amici di S. Egidio e delle realtà coinvolte, sono stati ricordati i profughi morti in questi mesi, uomini e donne, giovani. Una lettura,
per non dimenticare il dolore che hanno vissuto, qùello delle loro famiglie e di chi, sopravvissuto, li ha visti inghiottire dal mare. In apertura di veglia sóno stati portati all'altare alcuni scatti fotografici di queste molteplici tragedie del mare.
Monsignor Brambilla ha invitato tutti a essere accanto al proprio prossimo, anche a chi arriva da un altro Paese, a chi giunge in Italia per cercare una vita migliore. «Siamo tutti in pellegrinaggio. La vita che ci è data è un dono. Siamo tutti in cammino. Ed è meglio esserlo assieme, aiutandoci vicendevolmente». A chiudere la veglia, tante candele accese dai partecipanti, in memoria di chi non ce l'ha fatta, di chi non c'è più.
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