È un'iniziativa varata dalla polizia municipale, dal sindacato balneari e dall'Ascom. Obiettivo dichiarato: «Limitare la concorrenza sleale di chi vende merce contraffatta e opera illegalmente». Soprattutto, garantire la serenità dei turisti dalle continue richieste di acquisto «invitando i venditori ad allontanarsi dalle spiagge».
Né, dopo il clamore mediatico dei primi giorni, si fa più tranquilla la situazione a Ventimiglia, dove continua la protesta degli immigrati che non riescono a passare il confine con la Francia.
Ieri sera lunghi momenti di tensione: un giovane profugo è salito su una gru e si è inerpicato fino a 15 metri di altezza. La sua protesta: «Devo arrivare a Londra, non mi lasciano varcare il confine». Sono arrivati i carabinieri che l'hanno convinto a desistere e a scendere. Poi è stato ricoverato nel centro di accoglienza aperto nella cittadina di confine.
Il fronte si allarga
L'alleanza di fatto sancita dall'ordinanza di Alassio preoccupa il Viminale, ma fino a ieri non è giunta alcuna iniziativa da parte del ministero dell'Interno e della prefettura.
Contro l'iniziativa di Canepa si schiera Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di Sant'Egidio a Genova: «È una cosa ridicola, non si affrontano e risolvono i problemi con queste uscite dal puro sapore mediatico, di fronte alla complessità delle situazioni che ci troviamo di fronte».
Aggiunge Chiappori: «L'approccio corretto è quello di trovare un sistema di accoglienza, anche sanitaria, che garantisca tutti: noi e loro. Queste persone, che fuggono da mille difficoltà, sono le prime ad avere interesse che qualcuno dica loro se hanno problemi di salute».
Attacca Raffaella Paita, capogruppo del Pd in Regione: «Il potere di ordinanza non può essere usato in forma discriminatoria. Sono cose che un sindaco e un presidente di Regione dovrebbero conoscere. Auspico che venga immediatamente ritirata». L'Arci parla di «un vero e proprio progetto di apartheid basato su basi apparentemente "geografiche", celato dietro la foglia di fico di asserite e inesistenti esigenze sanitarie». Abdelaziz Sofi, responsabile del centro culturale islamico di Albenga, è categorico: «Un provvedimento razzista».
Dilaga la perplessità
Da Cairo il sindaco Fulvio Briano (che è anche segretario provinciale del Pd) boccia l'ordinanza di Alassio: «Merito corretto, metodo sbagliato». Però chiarisce la sua posizione e dà fiato a diverse perplessità: «Per primi abbiamo posto la questione degli accertamenti sanitari, non abbiamo mai avuto un riscontro. I protocolli, anche a detta di alcuni medici, non sono adeguati».
Anche il mondo cattolico non si presenta compatto davanti alla sfida. Se la provocazione del sindaco Enzo Canepa voleva colpire nel segno, il risultato è stato raggiunto facendo leva su una delle principali preoccupazioni dei cittadini: la tutela della salute. Sentite don Cesare Donati: «Bravo sindaco di Alassio: prevenire è meglio che curare».
I sindaci, da parte loro, puntano il dito contro il caos nella gestione degli arrivi. Claudio Paliotto, primo cittadino di Zuccarello: «Siamo un paese di 300 abitanti: se arriva uno con una malattia allarmante, tutto i paese deve andare in quarantena?». Morale: «Qui non c'è un progetto né di integrazione né di controllo». Micael Volpati, da Casanova Lerrone: «Finché si brancola nel buio noi chiudiamo le porte».
La rivolta sembra destinata ad allargarsi, a crescere fin dalle prossime ore. Anche se, fino ad ora, sembra rimanere nell'ambito di una serie di atti dimostrativi, che non hanno ancora determinato conseguenze concrete.
Marco Menduni
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