Qesta storia è ambientata a Catania dove c'è la moschea più grande del Mezzogiorno che ogni giorno accoglie centinaia di fedeli in preghiera.
Un luogo di culto come tanti, verrebbe da pensare, eppure c'è una cosa che lo rende più speciale: a frequentare la moschea non sono solo marocchini, egiziani, somali o senegalesi, ci sono anche tante famiglie del nostro Paese, perché questa moschea dona cibo agli italiani poveri. La struttura ha realizzato un accordo con il Banco Alimentare di Sicilia e due volte al mese distribuisce il cibo raccolto a chi ne fa richiesta. Riescono ad aiutare tra le trecento e le cinquecento famiglie, quasi tutte italiane, residenti nello storico quartiere Civita, uno dei più poveri della città. Musulmani che aiutano cristiani? Sì, ma anche cristiani che aiutano musulmani. Caritas, infatti, ha fatto sentire il suo sostegno e offre parte della propria spesa alimentare per dare un pasto agli islamici più bisognosi che arrivano in città. A collaborare c'è anche la Comunità di Sant'Egidio e il Movimento dei Focolari ha avviato con la moschea un'attività di doposcuola per alunni italiani e stranieri.
Appare superfluo spendere parole sulla morale della vicenda: un modello straordinario di cooperazione che mostra quanto il dialogo senza pregiudizi possa produrre frutti di bene e semi di pace.
Forse come finale della storia vale la pena sottolineare un segno: la moschea si trova al centro di Catania, vicina all'università. Non è stata rifiutata, non è stata ghettizzata in periferia, è stata accolta nel cuore pulsante della città.
Lorenza Rossi
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